Frate Francesco di “Forza venite gente” riparte da Roma, per il tour dei 40 anni
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Frate Francesco spiega sempre al confratello Leone qual è la “Perfetta letizia” in musica, dettandogli “Tu, scrivi che…”, e consola Chiara dicendole “Se ti avessi sarei ricco più di un re e, tu lo sai, la ricchezza non è fatta più per me”. E i ballerini, richiamati dalla Cenciosa, gridano tutti “Forza venite gente, che in piazza si va, un grande spettacolo c’è: Francesco al padre la roba ridà”. E il padre Pietro da Bernardone fa il controcanto: “Figlio degenerato che sei”. Ma il nuovo musical sulla vita del Poverello d’Assisi, a quarant’anni dalla prima messa in scena con la regia di Mario Castellacci e Michele Paulicelli come san Francesco, ha tante, coinvolgenti novità, che piaceranno anche il pubblico più giovane.
Un'anteprima con tante novità
Lo si vede dalla sera del 2 dicembre all’Auditorium della Conciliazione a Roma, da dove parte l’anteprima tour della nuova commedia musicale “Forza venite gente” 40.mo anniversario. I brani originali di Michele Paulicelli, Giancarlo De Matteis e Giampaolo Belardinelli, hanno nuovi arrangiamenti, curati da Guglielmo Ridolfo Gagliano dei Negrita, ma soprattutto c’è stato un aggiornamento del copione, come spiega a Vatican News il regista Ariele Vincenti, “per far recitare frate Francesco, che parla con battute prese dai Fioretti e da sue preghiere”, e sono cambiate coreografie, costumi e scene.
"Lo spettacolo giusto per tornare a teatro"
Un’operazione partita un anno fa grazie alla passione del produttore Massimiliano Franco, che quando era uno scout sedicenne ha interpretato il Cencioso nella rappresentazione parrocchiale di “Forza venite gente”. “E’ lo spettacolo giusto per ripartire – ci dice – gioioso, pieno di passione e di valori, che può riportare in teatro le famiglie e i giovani”. E giovani sono quasi tutti i 20 protagonisti dello spettacolo, gli attori e i ballerini, coordinati dalla coreografa Dalila Frassanito, a parte Mauro Mandolini, che interpreta quel Pietro di Bernardone che fu di Silvio Spaccesi nell’indimenticabile versione televisiva del 1991.
Paulicelli: tutto è partito da un pellegrinaggio ad Assisi
Per garantire che l’anima e le spettacolari canzoni del musical originale rimanessero protagoniste, la direzione artistica è stata affidata a Michele Paulicelli, il frate Francesco del 1981 e anche dello spettacolo visto in tv e messo in scena sul sagrato della Basilica superiore di San Francesco ad Assisi. “Quello che è iniziato 40 anni fa è stato un cammino di scoperta, non certo un’operazione commerciale – ci racconta – tutto è partito da un pellegrinaggio sui luoghi francescani che ho fatto con l’amico Renato Biagioli. Abbiamo pensato di fare qualche canzone su San Francesco. Quando Mario Castellacci le ha ascoltate, è nata l’idea del musical”. Ma serviva cambiare qualcosa, per Paulicelli, che comunque a settembre è tornato a vestire i panni di frate Francesco nello spettacolo “originale”, perché oggi “i balletti sono diversi, e per farci apprezzare anche dal pubblico più giovane”.
Le prossime tappe dell'Anteprima tour
Dopo la prima di stasera, il rinnovato “Forza venite gente” resterà a Roma fino a domenica 5 dicembre. Poi sarà a Milano, al Teatro Nuovo, il 18 e 19 dicembre, e tornerà a Roma dal 25 al 27. Dal 4 al 9 gennaio 2022 sarà al Teatro Alfieri, di Torino e a Napoli, Teatro PalaPartenope, il 15 gennaio. Altre date saranno a Bari (30 gennaio), Firenze (6 febbraio) e Brescia (19 febbraio).
Più di tremila repliche, tante fatte da compagnie amatoriali
Dal debutto del 9 ottobre 1981 al Teatro Unione di Viterbo, questo spettacolo ha avuto 3500 repliche, molte delle quali messe in scena da compagnie amatoriali, ed è stato visto da oltre 2 milioni e 500 mila spettatori. Soltanto a Roma, in Piazza San Giovanni, il 16 agosto del 2000, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, lo spettacolo raccolse 250 mila presenze, e a Padova, nello Stadio Appiani, insieme a Papa Giovanni Paolo II, assistettero alla rappresentazione, oltre 30 mila spettatori. Il cd delle musiche originali ha venduto, negli anni, centinaia di migliaia di copie in Italia e all’estero.
L' edizione del 1991, andata anche in televisione
L’edizione più famosa, dalla quale è anche stata tratta la registrazione ufficiale, è quella messa in scena nel 1991 sul sagrato della Basilica Superiore di S. Francesco d’Assisi. Con Paulicelli, frate Francesco, Silvio Spaccesi, Pietro di Bernardone, Fiamma King la cenciosa, Roberto Bartoletti: Il lupo, Annamaria Bianchini: Santa Chiara, Rossana Rossi: La Morte. Annarita Pirastu: La Povertà. Roberto Bani: Il Diavolo.
Il regista: nei dialoghi, un linguaggio più asciutto e moderno
Lasciamo che siano i protagonisti di questa nuova avventura a parlarcene. Iniziando dal regista Ariele Vincenti, che per i nuovi testi e le battute di San Francesco, si è avvalso della consulenza di padre Felice Autieri, storico della Chiesa dell’ordine dei Frati minori conventuali di Assisi.
Ariele Vincenti, 40 anni dopo un musical su San Francesco come “Forza venite gente” è rimasto sempre giovane?
E’ rimasto giovane nei concetti e negli insegnamenti che ci può dare San Francesco ai nostri tempi, quasi forse sia più attuale oggi che ai suoi tempi. E’ uno spettacolo che non ha età.
Però forse aveva proprio bisogno di un restyling, 40 anni dopo…
Sì, calcolando che sono passati 40 anni, e la società è cambiata, abbiamo cercato di lavorare su un linguaggio diverso, più moderno, più asciutto, anche più semplice e più diretto. Forse il pubblico ha bisogno di questo, secondo me, nel 2021 con l'ingresso a gamba tesa delle piattaforme in streaming, delle serie televisive eccetera. Noi riteniamo che uno spettacolo come “Forza venite gente”, per arrivare a colpire di nuovo il cuore delle persone abbia bisogno di una modernità, nel linguaggio teatrale di oggi.
Questa modernità non è stata però cercata nelle canzoni, che sono state al massimo riarrangiate. Allora dov'è cambiato lo spettacolo?
La novità principale è stata quella di far recitare San Francesco, con battute che ho scritto studiando alcune sue biografie, preghiere, parole che diceva ai suoi confratelli, ho inserito anche i Fioretti di San Francesco e il discorso che lui fa al Papa quando va a chiedergli il permesso di fondare l'ordine dei Frati Minori. L’ho fatto anche per far arrivare in modo più diretto i suoi insegnamenti: secondo me oggi il teatro, l'arte in generale, ha bisogno di arrivare più immediatamente allo spettatore. Perché con l’arrivo nella nostra società dei social media, secondo me anche il teatro e l'arte in generale si devono adeguare a questo linguaggio più diretto e più efficace, forse.
Ma anche i dialoghi-scontri tra la Cenciosa e Pietro di Bernardone sono stati modificati e attualizzati?
Sì, ma partendo sempre da quello che era, non ci siamo inventati tanto, perché già c'era tanto, nel vecchio spettacolo, che comunque funzionava bene. Però ho cercato soprattutto di dare anche una maggiore umanità al personaggio di Bernardone e anche della Cenciosa. Non dimentichiamoci che Bernardone è un padre che praticamente perde un figlio improvvisamente. Quindi ho cercato di fare un'analisi più umana di questo personaggio, un escursus drammaturgico ed emotivo per far sì che tutti i padri che vengono a vedere lo spettacolo possano in qualche modo riconoscersi, per i piccoli scontri che hanno con i figli e anche le sofferenze che un figlio può darti: amore e sofferenze.
Parliamo dei costumi: anche quelli sono stati attualizzati e modificati?
Sì, abbiamo fatto uno studio con il costumista Daniele Gelsi. Siamo partiti dal saio originale di San Francesco, che è esposto nella Basilica di Assisi, e abbiamo ricreato delle vesti abbastanza rattoppate, come erano quelli dei Frati Minori dell'epoca. E poi abbiamo fatto un lavoro storiografico sui costumi: gli amici di Francesco sono vestiti come erano vestiti gli aristocratici di allora. C’è quindi la fusione tra il concetto moderno di regia e il cuore, lo spirito di quarant’anni fa, e secondo noi questa può essere una strada che funziona oggi
Da spettatore dello spettacolo “originale”, qual è la canzone che l'ha colpita, emozionata di più?
Io sono affezionato a tutte le canzoni: ce ne sono alcune che mi fanno piangere come “La povertà” o “Posso dire amore a tutti”, ma poi canzoni più spettacolari come “Forza venite gente” o come “La morte” o “Ventiquattro piedi siamo”. Però devo dire che anche “La luna” è molto emozionante. Tutte le canzoni hanno un grande significato per me.
In conclusione, quale messaggio lanciare ai giovani che in questi 40 anni non hanno visto questo spettacolo? Perché venire durante queste feste natalizie a vedere “Forza venite gente”?
Perché oltre a mettere in scena uno spettacolo che ha fatto epoca, noi raccontiamo la storia di un uomo, di un personaggio straordinario. Al di là che uno sia credente o non credente, io credo che quella di frate Francesco sia una storia importante da conoscere, perché può dare degli insegnamenti, soprattutto ai giovani di oggi attraverso messaggi importanti come l'umiltà, il perdono, la voglia di cambiare, di mettersi sempre in discussione. E poi il suo messaggio ecologista, fatto di rispetto della natura, degli animali. Credo poi che lo spettacolo non annoi mai, quindi giovani che verranno a vederlo sono sicuro si divertiranno ed emozioneranno, soprattutto.
Giovani sono anche gli attori: come li avete selezionati?
Abbiamo ricevuto 800 candidature per i diversi ruoli. Sono state fatte delle scremature e siamo arrivati a vedere un centinaio di candidati e tra questi abbiamo scelto questi giovani talentuosi. Il messaggio che vogliamo dare, insieme al produttore Massimiliano Franco è quello di aiutare anche questi giovani ventenni con talento, per dargli una possibilità. E’ stata una scelta produttiva e anche registica quella di lavorare con un gruppo di giovani per aiutarli dopo questo periodo molto difficile. Anche la coreografa Dalila Frassanito, che è stata molto importante nella costruzione dello spettacolo ha voluto fare la stessa scelta: formare un corpo di ballo con ballerini molto giovani.
Il produttore: un anno di lavoro, il risultato è da non perdere
Alle ultime prove dello spettacolo incontriamo anche Massimiliano Franco, titolare della casa di produzione Soni, che racconta a Vatican News come l'idea di questo "Forza venite gente" rinnovato, gli sia venuta stando chiuso in casa con le figlie, nel lungo lockdown del 2020.
Massimiliano Franco, la scelta di imbarcarsi in questa avventura della produzione del nuovo “Forza venite gente” è legata anche un episodio personale della sua giovinezza, lei è stato il Cencioso in uno spettacolo parrocchiale…
Ebbene sì, io a 16 anni facevo parte di un gruppo scout e abbiamo anche noi rappresentato, come tante compagnie amatoriali, “Forza venite gente”. Durante lockdown, poi, stavo a casa e mi chiedevo come ripartire. E così ho pensato ad uno spettacolo, intanto musicale, uno spettacolo gioioso e anche uno spettacolo che possa riportare in teatro le famiglie, quindi una ripartenza per le famiglie, per i giovani. E soprattutto, vivendo a casa con le mie figlie in modo continuativo, quando prima invece seguivo poco la gestione familiare, ho capito quali sono i problemi genitori-figli che stando fuori non riuscivo a capire molto bene. Questo mi ha portato a pensare a “Forza venite gente”, perché è uno spettacolo nel quale c'è tanta passione, tanti valori e quindi ho detto “Perché no, partiamo da qui”.
Questo spettacolo è un fenomeno particolare, perché ha avuto un grande successo nella versione originale con gi attori professionisti, ma anche è stato poi replicato e “spezzettato”, rivissuto a livello locale da tante parrocchie da tanti gruppi giovanili…
Il successo di questo spettacolo, oltre alla versione portata in scena per 40 anni da Michele Paulicelli con grande risposta del pubblico è stato proprio quello portato dalle compagnie amatoriali. Pensate che questo è lo spettacolo più rappresentato in Italia con 3500 repliche, quindi anche più “Grease”, che ha fatto tantissime repliche. Però sono passati 40 anni, ci abbiamo lavorato molto, riorchestrato le musiche, cambiate le scene e i costumi. Insomma abbia fatto un grande lavoro che è durato un anno perché ci siamo messi intorno ad un tavolo a dicembre del 2020.
Quindi uno spettacolo comunque nuovo e che è da vedere…
Da non perdere, io direi!
Paulicelli: un musical che aggrega, dai più piccoli agli anziani
Tra gli spettatori della prova generale c'è anche Michele Paulicelli, che di questa versione del "suo" musical è il direttore artistico. Giustamente orgoglioso del successo di questo spettacolo, che è stato tradotto in otto lingue, e rappresentato anche in Brasile, Messico, Polonia, Ucraina, Albania e Belarus, sottolinea la sua capacità di aggregare chi lo guarda ma anche chi lo mette in scena, come le tante compagnie amatoriali parrocchiali.
Michele Paulicelli, 40 anni dopo, “Forza venite gente” è ancora uno spettacolo giovane?
Sì, perché Francesco è sempre giovane, è lui che sprigiona giovinezza, facendo tutto il percorso della sua vita fino ad arrivare alla santità.
E’ giovane anche lo spettacolo perché fino a settembre ha fatto una replica come Francesco…
Certo, nell’edizione originale. Però oggi i balletti sono diversi, lo vediamo in televisione, serviva cambiare anche per il pubblico più giovane.
Tornando a 40 anni fa, quale è stata la scintilla che ha fatto iniziare tutta questa avventura, che poi è diventata questo spettacolo?
E’ stato merito di Francesco, comunque, perché non è che ci siamo svegliati una mattina ed è nato tutto. E’ cominciato con un viaggio ad Assisi, come pellegrino di un giorno, insieme al mio amico Renato Biagioli. Lì sono rimasto impressionato da tutto quello che ha fatto Francesco, i luoghi della sua vita… e abbiamo pensato: “Facciamo qualche canzone su San Francesco”. Abbiamo fatto ascoltare quello che avevamo creato a Mario Castellacci, che ha coordinato la trasformazione in musical, ed è partito tutto. E’ stato un cammino, non certo un progetto commerciale…
In questi 40 anni oltre alle repliche dello spettacolo “ufficiale” c'è stato il fenomeno delle rappresentazioni parrocchiali, le parrocchie hanno messo in scena “Forza venite gente” e questo per lei che significato ha? Questo “spezzettare” il musical lo ha fatto diventare davvero popolare?
Vuol dire che c’era bisogno di questo. I ragazzi ci hanno imitato, perché questo spettacolo aggrega, dai più piccoli agli anziani, e le famiglie. Nel musical ci sono messaggi universali che pochi come Francesco sanno comunicare.
A quale canzone del musical è più affezionato?
"Perfetta letizia", perché è un fioretto stupendo, che abbiamo cercato di riproporre alla nostra maniera, e ci è venuto bene!
In conclusione, cosa direbbe ai giovani che 40 anni fa non c'erano, ragazzi di 15-20 anni? Perché dovrebbero venire a vedere questo spettacolo?
Perché dentro c’è tutto quello di cui oggi si parla, in televisione, in radio, sui giornali e sul web: l'ecologia, l'umiltà, la semplicità, tutti valori dei quali abbiamo sempre bisogno, e ne hanno bisogno anche i giovani, e l'amore, soprattutto.
Di Lauro: l'essenzialità di Francesco piace ai giovani
Dal frate Francesco di sempre, al giovane interprete del nuovo "Forza venite gente", il 29enne Stefano di Lauro, una lunga esperienza in teatro e in musical come "Aggiungi un posto a tavola", ma anche in televisione (lo ricordiamo nella fiction di Rai Uno “Baciato dal Sole” del 2015).
Stefano di Lauro, questa volta frate Francesco non canta soltanto ma anche recita. Che Francesco ne viene fuori?
E’ un Francesco che rappresenta i giovani ad ogni tempo, un Francesco che ti ho cercato di comprendere meglio attraverso alcuni incontri ad Assisi con alcuni frati, con lo studio di quello che già c'era con il maestro Michele Paolicelli, per fare miei i messaggi che con questo spettacolo vogliamo mandare.
Da spettatore prima e adesso anche da attore e cantante, quale brano del musical ama di più?
La mia canzone preferita è sicuramente “Laudato Sì” e poi anche “I miei capelli”, quella che canta santa Chiara.
Siete un gruppo di giovani: cosa, secondo te, può portare i giovani a venire a vedere questo spettacolo?
Secondo me i giovani possono essere attirati da questo spettacolo perché è un modo di fare San Francesco diverso, più attuale, direi, più vicino a quelli che sono i giovani adesso. Frate Felice, che mi ha parlato di san Francesco ad Assisi, mi ha detto: “Voi ai giovani, gli volete dare il pane duro” e quello che secondo me piace adesso, l’essenzialità nella vita.
Quarant’ anni dopo uno spettacolo che viene rinnovato ma che ha la stessa anima di sempre, significa che sia il messaggio di san Francesco che anche questo spettacolo sono sempre giovani?
Certo, lo spettacolo è sempre giovane, credo che sia per tutti, sia per giovani che per adulti. E il fatto che si sia stato aggiunto anche la prosa, il recitato, oltre che le canzoni è un valore aggiunto, secondo me non da poco.
Che clima si è creato tra voi giovani attori della compagnia?
Il clima è bellissimo, perché siamo tutti i giovani, a parte, ovviamente il meno giovane Mauro Mandolini, che fa mio padre, che però è una persona meravigliosa, che con i suoi consigli, con la sua semplicità riesce comunque a stare benissimo in mezzo a noi. Nel primo mese e mezzo che stiamo insieme, stiamo veramente bene. Siamo un gruppo di giovani affiatati e abbiamo tanta voglia di fare bene questo spettacolo.
Gallone (Cenciosa): Francesco ci insegna a superare i nostri limiti
Prima dell'inizio della prova, riusciamo a parlare anche con la Cenciosa, Giulia Gallone, personaggio immaginario di una barbona un po' svitata, la più presente in scena insieme a frate Francesco e suo padre Pietro di Bernardone. Dal 2009 ad oggi, Giulia ha partecipato a più di 20 produzioni teatrali in tour tra commedia, classici, monologhi e teatro musicale. Nel 2016 ha vinto il premio “Enrico di Luciano” come miglior attrice emergente.
Giulia Gallone, il personaggio della Cenciosa è quello che dialoga di più con Pietro di Bernardone, e i loro incontri-scontri fanno un po' da trait d'union di tutto lo spettacolo…
Abbiamo cercato quanto più possibile di creare un rapporto diverso tra Bernardone e la Cenciosa, prima era un rapporto molto “servo-padrone”, un po' alla commedia dell'arte. Mantenendo un po' questa struttura, io e Mauro Mandolini, l’attore che fa Bernardone siamo un po' più complici come personaggi e abbiamo cercato la verità di questi personaggi. C'è un padre e una barbona, un'immagine che possa ricordare una donna che vive per strada. I dialoghi sono coinvolgenti perché sono divertenti, ma anche profondi, perché la Cenciosa è quella che sta sempre con Francesco, quindi è l'unica che può dare a Bernardone le informazioni su suo figlio, fondamentalmente.
Sta sempre con Francesco, la Cenciosa, perché i poveri, gli ultimi sono nel cuore di San Francesco…
Certo! Lei rappresenta proprio la categoria più amata da Francesco, e non credo che sia un male anche il fatto che sia una donna, perché il primo che è stato più vicino alle donne è stato proprio Gesù nel Vangelo. E’ importante. Ci sono queste tre figure, Chiara, la Cenciosa e la Povertà che circolano intorno a Francesco, e per me è molto bello vedere questo messaggio. La Cenciosa rappresenta gli umili, il popolo e io ho cercato di lavorare su questo, partendo dal dialetto. Mi sono fatta una full immersion di umbro, per avvicinarmi al personaggio storico.
Dopo 40 anni i messaggi forti di questo spettacolo, che sono quelli di Francesco, restano anche nella nuova versione: l'ecologia, l'attenzione agli ultimi, la fede del Poverello?
Certo, assolutamente! Il messaggio di Francesco secondo me più importante, visto che veniamo comunque da un post pandemia, in cui siamo sentiti tutti molto soli, molto spaventati, molto lontani è che possiamo superare i nostri limiti. Lui diceva: “Se iniziate a fare il necessario vi sorprendere a fare l'impossibile”. E penso che questo spettacolo sia partito dal necessario, che era raccontare di nuovo la storia di Francesco, ma abbiamo veramente fatto l’impossibile, grazie anche al suo aiuto. Perché mettere su uno spettacolo con tutta le difficoltà del post pandemia, con tanti attori tanti ballerini tanti tecnici, non è semplice. Ci abbiamo creduto tanto, la produzione ci ha messo il cuore e Francesco mi sa che ci ha accompagnato dall'inizio dei provini fino ad oggi, ci ha proprio portato per mano.
E’ rimasta però anche la comicità dei dialoghi tra Bernardone e la Cenciosa? Perché erano di sicuro più divertenti…
Assolutamente sì, poi io e Mauro ci conosciamo da tanti anni e questo sicuramente è stato fondamentale, perché abbiamo una nostra ironia, che speriamo possa arrivare al pubblico. Speriamo che rideranno, oltre a riflettere.
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