Honduras: Xiomara Castro, prima donna alla presidenza
Marco Guerra – Città del Vaticano
In Honduras a due giorni dalle elezioni presidenziali, la candidata socialdemocratica Xiomara Castro, moglie di Zelaya il presidente deposto dai militari nel 2009, ha incassato il riconoscimento della vittoria dal candidato del governo uscente di destra, Nasry Asfura. Messaggi anche dagli Stati Uniti, che si sono congratulati per la sua "vittoria storica come prima presidente donna dell'Honduras". Il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, ha assicurato che gli Usa continueranno a sostenere l'Honduras nel rafforzamento delle sue istituzioni, nella promozione della crescita economica e nella lotta alla criminalità.
La situazione economica
La Castro, 62 anni, è in testa con oltre il 53 % delle preferenze, manca solo la proclamazione ufficiale per interrompere 40 anni di potere quasi ininterrotto di liberali e conservatori, con il governo uscente del presidente, Juan Orlando Hernández, colpito da accuse di corruzione. In cima all’agenda politica resta l’economia. Dopo Haiti, l’Honduras è il Paese più povero del subcontinente latino-americano. Una situazione che sta provocando una massiccia emigrazione verso gli Usa. L'Honduras è uno dei principali Paesi di provenienza dei migranti che arrivano alla frontiera statunitense. L'economia del Paese conta in modo importante sulle rimesse degli emigrati negli Usa, che costituiscono circa il 20% del Pil.
La piaga del narcotraffico
In Honduras imperversano anche le bande criminali che operano illegalmente nel commercio della droga. Si tratta di gruppi armati, le cui scorribande hanno ancora più inasprito la situazione nei mesi che hanno preceduto le elezioni. Proprio la Castro in campagna elettorale ha promesso di mettere fine a quello che lei ha descritto come un "narco Stato". Lo stesso fratello del presidente uscente, Tony Hernandez, è stato condannato negli Usa a 30 anni per traffico di stupefacenti.
Moro: vittoria che migliora il “clima regionale”
“La vittoria di Castro va inquadrata nelle vicende locali dell’Honduras come riaffermazione del processo democratico, speriamo che la sua elezione possa portare a rapporti regionali più sereni - ricordiamo che l’Honduras qualche hanno fa è stato in conflitto con El Salvador - e la serenità può favorire rapporti commerciali con benefici per tutti”. Questo il parere di Riccardo Moro, docente di Politiche dello sviluppo all’Università Statale di Milano ed esporto di America Latina, intervistato da VaticanNews.
Nuovi rapporti con gli Usa
L’economista ritiene che anche in Honduras la ripresa economica dipenderà dalla lotta alla pandemia. Moro valuta poi positivamente il cambio di atteggiamento degli Stati Uniti che per anni “hanno usato l’Honduras come base militare contro il governo nicaraguense”. La nuova amministrazione Usa vuole invece instaurare “rapporti di maggiore collaborazione”. Secondo Moro un'altra sfida decisiva sarà l’adattamento ai cambiamenti climatici: “L’Honduras è particolarmente vulnerabile alle conseguenze del cambiamento climatico: è colpito da uragani sempre più frequenti. Quindi ci sono responsabilità interne ed esterne per la ripresa del Paese, ma la cosa positiva è che anche l’associazione degli imprenditori ha riconosciuto la vittoria della Castro”.
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