Centro Astalli: sulla questione migratoria la voce del Papa spinge a riflettere
Antonella Palermo - Città del Vaticano
La voce di Papa Francesco è un pungolo, un formidabile veicolo di messaggi di accoglienza e integrazione che sono ormai diventati una delle priorità del suo pontificato. Lo dice Donatella Parisi, responsabile della comunicazione del Centro Astalli, la sede italiana del Jesuit Refugee Service che da 40 anni accoglie e accompagna i rifugiati e i richiedenti asilo. Le sue sono parole a commento della Preghiera ecumenica con i migranti - che ha culminato la visita del Papa a Cipro - e ci proiettano alla visita nell'isola di Lesbo, dove il pontefice tornerà dopo cinque anni.
Non pericolo ma vittime
"Il riferimento alla schiavitù che ha citato il Papa colpisce soprattutto se consideriamo che il 2 dicembre abbiamo celebrato la Giornata mondiale per l'abolizione della schiavitù - ricorda Parisi - qualcosa che a noi sembra un concetto archiviato, tramontato e invece è un concetto vivo e che vive proprio nella carne dei migranti. I migranti vengono raccontati come il pericolo da cui difenderci mentre sono loro le vittime da salvare e proteggere". Riprende le parole di Francesco quando ripete che l'amore ci fa liberi, e ci invita a riconoscere nell'altro un fratello, persone con cui stabilire una relazione fraterna.
In cerca di una lingua per raccontarsi ed essere compresi
"Mi hanno colpito molto le testimonianze intervenute a Cipro: sono persone mediamente giovani, persone che hanno dei sogni", osserva Parisi. Il vissuto di moltissimi rifugiati accolti e ascoltati al Centro Astalli è lo stesso e tutti hanno il medesimo desiderio: la possibilità di comunicare, di raccontarsi, per dare il proprio contributo alla crescita della società in cui vivono. "Solo che raramente poi viene considerato questo contributo da chi gestisce le politiche sociali, di ingresso e di integrazione. Non riconoscere i loro diritti è un danno per loro ma è anche un danno per le nostre comunità", spiega ancora e aggiunge: "I rifugiati sono un dono e noi ne siamo testimoni".
"Quella citazione del Presidente cipriota che ci fa onore"
Parisi ricorda lo stupore vissuto all'ascolto delle parole del Presidente di Cipro che, dinanzi al Papa, ha citato il messaggio di Francesco in occasione dei 40 anni di fondazione. "Ci ha molto colpito sentirlo. Sono parole che ritornano, quelle del Papa, per capire che è necessario cambiare rotta. Gli accordi di esternalizzazione che l'Europa fa con molti Paesi terzi non sicuri ci dicono che cercare di respingere i migranti non può essere una soluzione plausibile. L'Europa è stata fondata per aprirsi ai popoli e alle culture e Papa Francesco non perde occasione per ricordarlo e soprattutto si rivolge alla coscienza di ogni cittadino".
Significativo il ritorno a Lesbo
"Noi nemmeno riusciamo a renderci conto dei danni sperimentati da una persona costretta a fuggire. Sono spesso vittime di tortura. Le donne che arrivano da noi si portano dentro ferite che ci chiediamo se mai potranno essere rimarginate. Bisogna - come fa il Papa - chiamarle per nome: è un'attestazione di riconoscimento come essere umano", dice Parisi. Le persone migranti sono spesso una leva per esercitare un abuso - come ricordava Suor Perpetua, la religiosa intervenuta all'incontro del Papa con i religiosi di Cipro - e i medici che operano al Centro Astalli lo riferiscono. Una su tre è vittia di tortura e non solo nei Paesi di origine ma anche in quelli di transito. "Il Papa andrà a Lesbo dove gli organismi internazionali denunciano un numero impressionante di suicidi di bambini. Tornarci ha un altissimo significato. Rendere il cammino verso un futuro di felicità è l'appello che Francesco lancia dal centro del Mediterraneo", scandisce ancora.
Elogio dell'iniziativa di trasferimento dei migranti da Cipro in Italia
Chi arriva in Europa è un privilegiato. Ci coloro che non riescono nemmeno a partire, come ha ricordato il Papa. "Oggi per entrare in Europa non c'è un modo sicuro. I canali umanitari sono il segno di una società civile in grado di dimostrare agli Stati nazionali e alle istituzioni che è possibile accogliere in maniera legale, ordinata e sicura. E ciò implica anche indubbi vantaggi anche nella gestione del flussso migratorio. Lasciare l'arrivo ai trafficanti vuol dire lasciare la questione all'illegalità e all'insicurezza", afferma Parisi a commento dell'iniziativa della Santa Sede del trasferimento da Cipro in Italia di un gruppo di migranti.
Uscire da una narrazione emergenziale
L'appello fatto quotidianamente dal Centro Astalli - alle prese ultimamente con la crisi afghana - è di uscire da una narrazione emergenziale che riguarda i migranti. "Si tratta di assumersi la responsabilità da parte di tutti gli Stati europei. Che si possa redistribuire in maniera proporzionale in tutti gli Stati queste persone. Cipro, come Lampedusa sono terre di arrivo. Proprio a Lampedusa, nel primo sua viaggio aspostolico, Francesco chiese: 'Europa dove sei?'. Ora lo ripete, con una incisività ancora più forte".
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