Sostenere le transizioni: se ne parla a Med Dialogues
Fausta Speranza – Città del Vaticano
Dal Sahel ai Balcani, dal Nord Africa al Golfo Persico: è ampio l’orizzonte se si considera l’area del cosiddetto Mare Nostrum allargato, come si fa nell’ambito di Mediterranean Dialogues. Si tratta dell’iniziativa promossa a Roma dal 2 al 4 dicembre dal ministero degli Esteri italiano e della Cooperazione Internazionale e dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). Raccoglie rappresentanti di 120 Paesi, tra cui 50 ministri e si snoda in 50 sessioni tematiche di dibattito. Dell'orizzonte di dibattito abbiamo parlato con Valeria Talbot esperta dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi):
Talbot fa riferimento subito alla specificità dell'edizione di quest'anno che si intitola Leveraging Transitions, nell’ottica di far leva sulle differenti transizioni che si stanno attraversando nell’area sul piano politico, sociale, economico, energetico e digitale. Si pensi alla transizione verde e a come essa accresca la centralità del Mediterraneo per la sicurezza energetica; o alla transizione digitale, catalizzatore di modernizzazione, integrazione e competitività su entrambe le sponde. Talbot ricorda che governare le transizioni in un mondo interdipendente richiede uno sforzo collettivo e un rafforzamento della cooperazione. Il Mediterraneo è storicamente uno spazio di dialogo e scambio. A margine dei Med Dialogues è organizzato un forum dedicato ai giovani, alla capacità di innovazione e di crescita.
Un’Agenda positiva
Talbot sottolinea che si intende promuovere una "Agenda positiva", che guardi cioè al Mediterraneo non solo come un epicentro di crisi, ma come una sorta di piattaforma materiale e ideale di connessione tra Europa, Africa e Asia, unite in un unico macro-continente. Sono gli stessi temi al centro della "Nuova Agenda per il Mediterraneo" dell'Unione Europea. La Conferenza, dedicata a un’area di straordinaria rilevanza geopolitica, rappresenta – ricorda Talbot - il momento riassuntivo di un percorso di riflessione che dura tutto l’anno. Si tratta di affrontare le principali sfide che la regione fronteggia, nella consapevolezza che la complessità delle dinamiche in corso e l'elevato grado di reciproca interconnessione richiedono uno sforzo continuo di approfondimento e dialogo. Talbot cita alcuni contatti e accordi recenti che testimoniano nuove aperture di dialogo tra alcuni attori regionali.
Dinamiche di contrasto
Talbot riconosce che non mancano dinamiche in atto che remano contro gli sforzi di dialogo e cita le rivalità ideologiche, la competizione per il controllo delle risorse e l'emergere di nuove crisi che si sommano a quelle da tempo irrisolte.
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