Clima e diseguaglianze: il “seme” di speranza a Svalbard
Fausta Speranza – Città del Vaticano
Perché hai paura, non hai fede?: è questo il titolo del libro, con le meditazioni di Papa Francesco offerte nei mesi più angoscianti della pandemia da Covid-19, che arriverà - con una spedizione a marzo prossimo - allo Svalbard Global Seed Vault, il deposito globale di semi che si trova in Norvegia e che ha la funzione di fornire una rete di sicurezza contro la perdita botanica accidentale del patrimonio genetico tradizionale delle sementi. Il libro, in una edizione speciale miniaturizzata realizzata dal Dicastero per la comunicazione, simboleggia il seme della speranza per un’umanità che scommette sulla sopravvivenza di fronte alle sfide climatiche e all’infezione pandemica.
A recapitarlo un ambasciatore d’eccezione
Il testo sarà portato a destinazione da Michael Haddad, libanese, disabile e atleta di professione, che è diventato ambasciatore di buona volontà dell’Onu per le questioni climatiche. Haddad è stato scelto per la sua sensibilità riguardo le sfide ambientali e soprattutto per la sua fede e la sua determinazione. Camminerà per un lungo tratto in condizioni disagiate per la sua disabilità motoria, grazie ad un esoscheletro, e in condizioni aggravate dalle basse temperature e dunque con particolari presidi e assistenza medico-scientifica. “Non è solo un’avventura – ci spiega – ma anche un esperimento scientifico”. Haddad ricorda l’emozione provata ieri quando è stato ricevuto da Papa Francesco in un momento che definisce indimenticabile. Parla di scienza e fiducia, di spiritualità e fede, ma soprattutto del valore della speranza. Anche il Segretario generale dell’Onu a Glasgow - ribadisce Hadadd - ha dovuto ammettere che siamo già a un punto di non ritorno ma - aggiunge l’atleta ambasciatore di buona volontà - abbiamo il dovere di abbracciare quella speranza che al di là di tutto ci muove a cambiare rotta. Serve – sottolinea – la scienza ma anche la fede, che ci fa sentire che qualcosa cambierà.
Il piccolo libro è stato consegnato nelle mani di Haddad questa mattina, nel corso di una cerimonia nella sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, dal segretario del Dicastero per la comunicazione, monsignor Lucio Adriàn Ruiz, insieme con Michele Candotti del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite UNDP, e dall’Ambasciatore Pietro Sebastiani. Nelle riflessioni di Sebastiani, emergono l’orizzonte di nuovi rischi e sfide ma anche la questione urgente da sempre delle crescenti diseguaglianze sociali:
Sebastiani innanzitutto definisce lo Svalbard Global Seed Vault una cassaforte dell’umanità, spiegando che ogni Paese vi affida ciò che ha di più caro. Il clima pone interrogativi inquietanti all’umanità e ai suoi sistemi naturali che – spiega l'ambasciatore – non si declinano solo in termini di pericoli di inquinamento o annientamento, ma anche in termini di fragilità degli stessi sistemi sociali, compresi quelli democratici.
Il dramma delle diseguaglianze
Forte l’appello di Sebastiani a considerare l’urgenza di rivedere le profondissime discrepanze sociali che minano alla base gli interventi stessi perché compromettono l’unità di azioni. Se i problemi, come ad esempio quello del surriscaldamento climatico, sono gli stessi sul pianeta per tutti i popoli, non sono uguali gli effetti da considerare né le conseguenze di quella che invochiamo come transizione ecologica. Da qui il richiamo di Sebastiani a guardare ai più deboli, i più poveri o i più esposti alle crisi, gli invisibili, perchè "o ci salveremo tutti o nessuno si salverà". Il messaggio da recepire è molto chiaro: “Salvare il pianeta costruendo la giustizia”. Ma il punto è – sottolinea – rendersi conto di come le società che si vanno affermando siano sempre più incuranti di alcuni valori come la solidarietà e al contrario pregne della “cultura dello scarto”, come denuncia Papa Francesco.
La “banca dei semi”
Il centro è localizzato vicino alla cittadina di Longyearbye, nell'isola norvegese di Spitsbergen, nel remoto arcipelago artico delle isole Svalbard a circa 1200 km dal Polo Nord. Si compone di tre sale, di 27 metri di lunghezza, 10 di larghezza e 6 di altezza con porte di acciaio di notevole spessore. E’ stato inaugurato nel 2008, costruito in modo da resistere ad una eventuale guerra nucleare o ad un incidente aereo. Un consiglio consultivo internazionale è stato istituito per fornire indicazioni e consigli.
L’eccezionale “seme” di speranza
Il libro è composto da varie meditazioni di Papa a partire da quella in occasione di quel momento straordinario di preghiera che Francesco ha voluto, il 27 marzo 2020, in Piazza San Pietro, in uno dei periodi più drammatici e preoccupanti della pandemia. Quel venerdì pomeriggio il Papa ha chiesto al mondo di fermarsi, di riunirsi in preghiera per cercare, tutti insieme, nella parola del Signore, il significato di ciò che stava accadendo e per implorare il soccorso. Il titolo, Perché hai paura, non hai fede?, riassume il messaggio potente di speranza che il Papa ha consegnato al mondo, come sottolinea monsignor Lucio Adriàn Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione:
Monsignor Ruiz illustra, richiamando anche alcune parole di Papa Francesco, quella che sembra emergere come una corsa sconsiderata dell’umanità, incapace di reagire alla fretta o all’incuria. Parla della crisi sopraggiunta con la pandemia ricordando l’invito alla riflessione prezioso da parte di Francesco che, in quei drammatici giorni di paura, avvertiva il mondo: quando c’è una pesante crisi può accadere che si perda l’occasione di imparare da quella crisi. Sarebbe qualcosa di peggiore perfino della crisi stessa. Dunque, il richiamo estremamente significativo a “fare del tempo di prova un tempo di scelta” e l’incoraggiamento alla creatività e alla fratellanza, preziose alleate della fede “capace di assicurare solidità e sostegno alla speranza”.
Alla cerimonia hanno partecipato tra gli altri Karim Abdallah, Ind Communications Group, che ha speso parole sul ruolo dei media che troppo spesso “spettacolarizzano le sfide, drammatizzando e senza aprire orizzonti possibili di speranza”; Luis Liberman dell’Istituto Internazionale per il Dialogo e la Cultura dell’Incontro, che ha ricordato come tematiche come quella dell’acqua sono emblematiche per comprendere la gravità dei fenomeni in atto, distruttivi per il pianeta ma anche esemplari perchè possibili terreni di dialogo e di incontro tra culture; Daniel G. Groody, dell’Università Notre Dame, che ha ribadito come la prima di tutte le soluzioni possibile per l’umanità è “essere insieme”.
Intervista originale in inglese con Michael Haddad:
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