Allarme Nasa: nel 2021 la Terra più calda di 1,1 gradi rispetto al periodo preindustriale
Michele Raviart – Città del Vaticano
Nuovo allarme sul clima, questa volta da parte della Nasa, che insieme alla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) statunitense, ha rilevato come nel 2021 la temperatura della Terra sia aumentata di 1,1 gradi centigradi rispetto al periodo industriale, la sesta più calda mai registrata alla pari con quella del 2018. Otto dei primi dieci anni più caldi si sono inoltre verificati nell’ultimo decennio, con un conseguente aumento di fenomeni metereologici estremi come alluvioni, desertificazioni, uragani, innalzamento del livello del mare.
La minaccia esistenziale del nostro tempo
“La scienza non lascia spazio a dubbi: il cambiamento climatico è la minaccia esistenziale del nostro tempo”, ha affermato l’amministratore della Nasa Bill Nelson, che ha sottolineato “la necessità di un’azione coraggiosa per salvaguardare il futuro del nostro Paese – gli Stati Uniti – e dell’intera umanità”. ”Il punto è proprio questo”, spiega il professor Luca Fiorani, docente di Sviluppo sostenibile all’Università Sophia di Loppiano. “Con le misure attuali o meglio con le misure che sono state promesse dai Paesi del mondo alla Cop di Glasgow”, infatti, “noi assisteremo a un aumento della temperatura del pianeta di 2,7 gradi centigradi alla fine del secolo”.
Aiutare i Paesi in via di sviluppo con la transizione ecologica
“Anche se è vero che un aumento del genere potrebbe permettere all'umanità di sopravvivere a costo di grandi sconvolgimenti,” ribadisce Fiorani, “è vero che sarebbe bene cercare di avere delle ambizioni più forti. In questo dobbiamo ammetterlo l'Unione Europea è abbastanza all'avanguardia. perché ha questo traguardo di ridurre del 55% le emissioni di gas serra, che sono climalteranti, entro il 2030 e poi azzerarli del tutto entro il 2050”. Altri Paesi, invece, “hanno obiettivi simili, però per esempio la Cina si limita a voler raggiungere la neutralità climatica entro il 2060. l'India invece dice entro il 2070”. “Quindi bisogna anche aiutare i Paesi in via di sviluppo, che effettivamente hanno anche altri problemi”, spiega ancora, “e in questo Papa Francesco è stato pioniere perchè nell’enciclica Laudato Si' ci dice di ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri e ci fa riconoscere che non possiamo limitarci ad essere virtuosi nei Paesi ricchi, ma dobbiamo far sì che queste tecnologie pulite, questa transizione ecologica, avvenga anche nei Paesi più poveri, che devono essere aiutati”.
Il contributo di tutti è fondamentale
Nei giorni scorsi un rapporto del World Economic Forum aveva ribadito come i problemi più gravi per l’umanità nei prossimi anni, anche a livello economico, saranno legati alle conseguenze del cambiamento climatico, più gravi anche della pandemia di coronavirus, a testimonianza di come il tema non sia ormai solo appannaggio della politica o dell’associazionismo. “Si nota effettivamente il fatto che nelle agende politiche e nelle agende delle grandi organizzazioni economiche il clima comincia a entrare di prepotenza” ribadisce Fiorani, “un po' perché tutti noi abbiamo spinto, anche i nostri ragazzi che sono scesi in strada, e un po' anche perché i ‘potenti’ si rendono conto che queste distruzioni questi effetti avversi del cambiamento climatico producono una diminuzione della crescita economica e costano molto”. “Il contributo di tutti è fondamentale”, conclude. “C'è un rapporto dell'Agenzia internazionale dell'energia che dimostra che senza politiche coraggiose non ce la faremo, ma non bastano neanche le politiche coraggiose, se tutti noi non cambiamo il nostro stile di vita, uno stile di vita più rispettoso dell'ambiente in cui si fa seriamente una raccolta differenziata dei rifiuti, in cui si usa con saggezza l'acqua e in cui si limita il ricorso a questi carburanti fossili che mettono gas climalteranti”.
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