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Nadiejda, 81 anni, bisnonna ucraina rifugiata in Romania Nadiejda, 81 anni, bisnonna ucraina rifugiata in Romania

A 81 anni in fuga dalle bombe sull’Ucraina. La storia di Nadiejda

La donna, arrivata da Kiev il 6 marzo con la sua famiglia, ringrazia le suore che l'hanno accolta a Sighet, in Romania, e testimonia la sua angoscia. "La gente ha paura e sta soffrendo. In molti restano a Kiev perché non possono andare in altri Paesi, bambini malati, poveri e vecchi”

Jean Charles Putzolu - Oradea (Romania)

Un viaggio di oltre mille chilometri per cercare la salvezza, oltre confine, salendo e scendendo da un treno, da un taxi, da una automobile. E tutto a 81 anni, quanti ne ha Nadiejda, fuggita dalle bombe su Kiev e riparata in Romania, il 6 marzo scorso, accolta dalle suore della Congregazione della Madre di Dio, a Sighet, al confine, dove è arrivata anche grazie alle reti di volontari che aiutano gli ucraini a lasciare il Paese attraverso i corridoi umanitari. Un esodo intrapreso con altri membri della sua famiglia, in tutto quattro generazioni: figlia, nipote e pronipote di 4 anni, con loro anche un’altra donna di 81 anni.

L'ospitalità della Romania

Nadiejda partecipa alla liturgia greco-cattolica bizantina, nel silenzio della cappella del convento di Sighet, dove da giorni passano e si incrociano decine di rifugiati.  "Mi chiamo Nardjeda, vengo da Kiev", dice, presentandosi in ucraino e ripetendo il tutto in inglese, per farsi capire, per partecipare alla conversazione. "Sono felice di essere qui. Le persone sono piacevoli e gentili con noi. E noi stiamo grati a loro”. Nadiejda non andrà in un altro Paese,  così come sceglie di fare un terzo dei rifugiati che arriva in Romania dall'Ucraina. Lei resterà a Sighet, "perché ho 81 anni e anche l'altra signora che è con me ha 81 anni. Siamo due donne anziane, sai?" 

L'accoglienza dei profughi alla frontiera di Sighetu Marmatiei
L'accoglienza dei profughi alla frontiera di Sighetu Marmatiei

Kiev, una città così bella

La preoccupazione è forte, col pensiero va al 24 febbraio, il primo giorno di guerra: "Un razzo, intercettato dai soldati ucraini, è caduto vicino a casa nostra.  Non ha distrutto la nostra casa, ma ci siamo spaventati molto e siamo scappati verso l'ovest del Paese, da lì abbiamo preso un taxi e un treno per Kordon, sul Mar Nero, 500 km a sud di Kiev e ad est di Odessa”. Di lì, l’aiuto di una rete di volontari ucraini  per attraversare la Moldavia e arrivare in auto fino a Sighet. Nadiejda non può smettere di pensare alla "sua" Ucraina. "Ha distrutto tutto", dice riferendosi al presidente russo Putin. "Ha distrutto la nostra Kiev, una città così bella! Ha ridotto Mariupol a un mucchio di rovine, e poi Odessa, Kharkov. Ha distrutto tutto!” Una devastazione di cui si è potuta rendere conto lei stessa, prima di partire dalla capitale. "Ho visto case in rovina, negozi distrutti e strade bombardate, soprattutto intorno a Kiev". Anche se ora è sana e salva e in un luogo sicuro, sa che non tutti sono riusciti a lasciare l'Ucraina, ed è a coloro che sono ancora sotto le bombe che va il suo pensiero: "La gente ha paura. La gente sta soffrendo. Molte persone rimangono a Kiev perché non possono andare in altri Paesi, bambini malati, poveri e vecchi”.

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17 marzo 2022, 10:37