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Il leggendario ballerino e coreografo Mikhail Baryshnikov Il leggendario ballerino e coreografo Mikhail Baryshnikov 

Baryshnikov: “Mi unisco all’appello del Papa, bisogna fermare la follia in Ucraina”

Il famoso ballerino e coreografo invoca la pace e la fine della guerra, parla del suo impegno per aiutare i profughi ucraini e descrive Francesco come “l’artista definitivo” nel linguaggio universale della compassione

Linda Bordoni – Città del Vaticano

Al grido universale di coloro che invocano la pace in Ucraina si unisce anche la voce di Mikhail Baryshnikov, il leggendario ballerino, coreografo, attore e direttore artistico che, attraverso i media vaticani, rilancia l’appello del Papa a fermare la “follia” di questa guerra. Il grande artista, residente negli Stati Uniti da quasi mezzo secolo, dopo aver scelto nel 1974 di lasciare la sua vita nell’Unione Sovietica e la sua carriera al Kirov Ballet di Leningrado, aveva recentemente pubblicato sui suoi personali social network una lettera aperta in cui sottolineava il profondo legame tra la cultura russa e ucraina, il suo orrore per l’attuale conflitto e il suo desiderio di aiutare quanti più profughi ucraini possibile.  

Nella lettera che ha pubblicato nei giorni scorsi parla di se stesso come di “un prodotto dell’Europa, della Russia e degli Stati Uniti”. In che senso?

Sono cresciuto in Lettonia dopo la Seconda Guerra mondiale come figlio di un ufficiale militare russo. Fin dalla tenera età, ho capito che ero russo in un Paese occupato che guardava all’Occidente. Riga ha una lunga storia di diversità di popoli, culture e religioni. Anche il Monumento alla Libertà nel cuore di Riga è rivolto a ovest. La mia prima formazione nella danza è stata presso l’eccellente scuola coreografica di Riga. A casa si parlava russo, la mia famiglia era russa, e da adolescente mi sono trasferito a San Pietroburgo per formarmi all’Accademia Vaganova. Negli Stati Uniti ci vivo da quasi 50 anni ormai, quindi sento che il tempo trascorso con la gente di questi luoghi ha plasmato quello che sono e come considero il mondo.

“Gli ucraini sono sempre stati, e sono tuttora, amici, vicini, membri della famiglia”, scrive nella sua lettera, aggiungendo che il rapporto tra i popoli russo e ucraino è “fluido”. Potrebbe approfondire questo concetto?

Ho sempre pensato che, dal momento che la maggior parte dei russi capisce l’ucraino e la maggior parte degli ucraini parla e capisce il russo, le nostre culture sono storicamente legate. Ho imparato le danze popolari ucraine da ragazzo e, quando ero diventato più grande, ho letto il brillante scrittore ucraino Nikolai Gogol, così come i miei amici ucraini hanno letto Fëdor Dostoevskij. Ho lavorato con coreografi ucraini e gli ucraini hanno studiato alla Vaganova. Ho ballato in un festival culturale russo a Kiev. E, naturalmente, amici russi hanno sposato ucraine e amici ucraini hanno sposato russe. Questo è ciò che intendo per fluidità. È uno stato di apprezzamento reciproco per come ogni cultura accresce l’altra anche se sono distinte.

Lei dice anche che si rifiuta di dipingere tutti i russi “di un solo colore”. Spera che lo spirito di orgoglio nazionale e i secoli di eccellenza intellettuale e artistica che caratterizzano la cultura russa possano emergere e fare la differenza in questa drammatica situazione?

Io credo nella bontà delle persone. Non voglio chiamare nessun gruppo malvagio, tantomeno superiore. È un errore pericoloso. Quello che voglio sottolineare quando dico di non dipingere tutti i russi nello stesso modo è che credo che la maggior parte dei russi - una volta che avranno informazioni accurate, una volta che capiranno cosa viene perpetrato in loro nome - troveranno la loro umanità. Migliaia di persone stanno già correndo rischi enormi per manifestare, parlare e usare qualsiasi mezzo per testimoniare ai loro compagni russi. Penso che questo farà un'importante differenza.

Lei ha espresso desiderio di aiutare il maggior numero possibile di rifugiati e menziona la creazione dell'organizzazione “True Russia” che mira a raccogliere fondi per i rifugiati ucraini e dare voce agli espatriati, come lei. Vuole parlarne?

Sono stato invitato da Boris Akunin, uno scrittore russo emigrato a Londra, e Sergei Guriev, economista russo emigrato a Parigi, a unirci e creare “True Russia”. Sono stati spinti fuori dalla Russia per ragioni politiche e hanno una comprensione della Russia di Putin migliore della mia. Guriev ha previsto presto che l’invasione russa avrebbe significato che milioni di ucraini sarebbero stati costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Sapeva che la cosa più preziosa che potevamo fare era creare una piattaforma sicura e affidabile per raccogliere denaro e aiutare questi rifugiati. Sono onorato di farne parte. Il denaro va al Disasters Emergency Committee, un gruppo di enti di beneficenza con sede nel Regno Unito che coordina gli aiuti di emergenza per le vittime di disastri naturali e umanitari. L’iniziativa si chiama “True Russia”, perché fa appello a ciò che è profondo, vero e onesto in tutte le persone, ma in particolare si rivolge ai russi di tutto il mondo che guardano con orrore ciò che si sta facendo in nome della Russia. Tutti i fondi raccolti dalla piattaforma sono destinati all’assistenza dei rifugiati ucraini. Esorto chiunque si senta impotente a contribuire attraverso truerussia.org.

Considera significativi gli appelli di Papa Francesco per la pace? La sua voce ha raggiunto artisti e intellettuali negli Stati Uniti?

Assolutamente sì. Le sue dichiarazioni sono straordinarie nella loro semplicità. Chiede letteralmente in nome di Dio che questa follia si fermi. Qualsiasi persona pensante capisce la potenza di questo messaggio.

Spesso Papa Francesco ha ringraziato gli artisti per la loro capacità di “creare bellezza”. L’arte ha il potere di promuovere anche la pace e la fraternità?

L’arte e la bellezza parlano un linguaggio universale. È il motivo per cui l’arte esiste praticamente da quando esistono gli esseri umani. Può spingerci a pensare, a sognare, a fermarci e a guardare più da vicino. In altre parole, l’arte è un grande mezzo di comunicazione. Quando il Papa parla nel linguaggio universale della compassione, il suo messaggio è potente e profondo. Forse è lui l’artista per eccellenza.

Vuole lanciare un appello per la pace attraverso i media vaticani?

Posso solo ripetere l’affermazione del Santo Padre: “La guerra è una follia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!”. Non credo di poterlo dire meglio.

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19 marzo 2022, 10:30