Rischio nucleare, il fisico Maiani: non è imminente ma bisogna fermare il conflitto
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Promossa dall’Accademia dei Lincei, è cominciata oggi la tre giorni di conferenza sui rischi nucleari e il controllo degli armamenti. Vi partecipano relatori da tutto il mondo, studiosi e rappresentanti istituzionali e di organizzazioni internazionali. Tra questi, il Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, il Nobel per la Medicina Jules Hoffmann, studiosi da Giappone, Lettonia, Russia. Contributi saranno condivisi anche dall'ex vice primo ministro dell'Iraq, dall'ambasciatore Al-Assad del Comitato nazionale del Qatar per la proibizione delle armi, e poi da rappresentanti di India, Pakistan, Iran, Stati Uniti. Si parlerà anche di armi nucleari, rischio informatico e militarizzazione dell'intelligenza artificiale e, guardando al futuro, di cooperazione internazionale per l'energia sostenibile. A rappresentare la Santa Sede, Alessio Pecorario, del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale, che interverrà sulla promozione dello sviluppo umano integrale e la pace nell'era digitale.
Luciano Maiani, Presidente delle Conferenze Amaldi, si esprime su quanto sia fondato il rischio nucleare oggi:
Il convegno si svolge in un tempo in cui la guerra in Ucraina ha riportato a galla il pericolo di un possibile uso delle armi nucleari...
Sì, dal convegno verrà fuori una preoccupazione chiara sulla necessità che i governi vadano avanti sul tema del nucleare. Un passo avanti è stato fatto con il trattato New START (New Strategic Arms Reduction Treaty) [sulla riduzione delle armi nucleari firmato da Stati Uniti e Russia nel 2010, ndr]. L’orizzonte non è chiaro ed è necessario che i governi, invece, diano precise indicazioni su come vogliono procedere. Noi pensiamo che questa procedura vada continuata e vadano ristabiliti i trattati cancellati come quello sui missili a raggio intermedio. Naturalmente una condizione perché questo accada è che la guerra non venga guerreggiata.
Ma quanto è fondato questo rischio?
Per ora il rischio non mi sembra così imminente, sembra invece una delle minacce agitate. Penso che la politica dei Paesi occidentali di aiutare l’Ucraina evitando interventi diretti sia una politica molto saggia. Siamo moderatamente ottimisti. E’ più preoccupante l’allontanarsi del cessate il fuoco. Certamente, se la parte 'guerreggiata' di questa guerra si prolungherà nel tempo, allora i rischi di un contatto anche non voluto aumentano. E’ dunque interesse di tutti fermarla il prima possibile. Per ora i discorsi tra russi e ucraini sono su un piano piuttosto astratto. E' vero che le armi nucleari sono un tabù. Non dobbiamo nasconderci dietro il fatto che, facendo le armi nucleari tattiche, si migliora la cosa. A parte la scala delle vittime coinvolte, sarebbe una distruzione ambientale impensabile in un mondo così industrializzato e densamente popolato. Un disastro globale. Quando si dice che si può anche distruggere le basi dell’esistenza dell’uomo sulla terra, si dice una cosa appropriata, non è frutto di allarmismo.
Il regime di non proliferazione nucleare può rimanere sostenibile nel nuovo ambiente geopolitico?
Ricordiamoci che quando è stato introdotto il trattato di non proliferazione, si prevedeva che di qua e di là nel breve tempo si sarebbero formati altri 20-30 Stati nucleari. Di fatto, invece, a parte le potenze tradizionali che erano già dotate del nucleare, si sono aggiunti ‘solo’ Pakistan, Libia e il Nord Corea. Noi speriamo che la ragione prevalga e che questo trattato venga revisionato e che alla fine la revisione venga approvata.
Si è parlato, sempre in questo conflitto, dell’uso anche di armi non convenzionali, come le armi chimiche o le cosiddette cluster bomb, proibite a livello internazionale. A tale proposito, anche tenuto conto di altri scenari come per esempio quello mediorientale, quali stimoli vengono fuori da questo convegno?
La posizione è nettissima: queste armi improprie e sostanzialmente dirette contro i civili, come le mine che hanno prodotto danni enormi, è fuori discussione che non debbano essere usate. Non le metterei ovviamente però sullo stesso piano del nucleare.
Tra i timori legati alla guerra in corso c’è che un semplice ‘incidente’ possa far deflagrare un conflitto e farlo diventare di dimensioni mondiali. Come si può prevenire questo pericolo?
Ci siamo stati seduti per quarant'anni su questo pericolo. Ricordiamo la crisi dei missili di Cuba… ci sono state minacce di 'errore casuale'. La strategia della mutua distruzione assicurata, quella che ha retto in questi anni l’equilibrio nucleare, ha dei rischi di questo genere e rischi di questo tipo sono presenti in questo conflitto. Io vedo che c’è una chiara resistenza politica a mettere dei limiti all’intervento esterno su questa guerra che continua ad essere tra Russia e Ucraina e non una guerra che si estende ad altri attori. Questo va assolutamente garantito. Detto questo, è chiaro che finché ci sarà attività bellica in corso, il rischio c’è. C’è bisogno di trattative che possano condurre a una soluzione. E’ fondamentale che la guerra si trasformi in un confronto civile che dovrà tener conto di tanti elementi per andare verso un assetto stabile.
E’ di oggi il rinnovato appello da parte del governo ucraino a foraggiare la difesa del Paese contro le truppe russe mediante l’invio di armi. Anche l’Italia recentemente ha deciso per l’aumento della spesa militare al 2% del Pil: una scelta che ha suscitato divisioni. Qual'è il suo pensiero a riguardo?
Sono due cose diverse. L’appoggio ai combattenti ucraini va dato, entro certi limiti. La questione del 2% è di altro genere, è un problema politico. Se si sta in una associazione internazionale si devono approvarne le regole. Io penso che il fatto di partecipare a un'alleanza in maniera consapevole implichi certe spese. Tutti saremmo molto d’accordo a non spendere in armamenti, ma la situazione è questa.
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