Colombia, Petro vince il primo turno: il 19 giugno sarà ballottaggio
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Un successo annunciato dai sondaggi già nelle scorse settimane, ma che presenta un elemento sorprendente, dando così vita ad un ballottaggio il cui esito appare tutt'altro che scontato. Il leader della sinistra colombiana, Gustavo Petro, si confronterà con l'outsider indipendente Rodolfo Hernández nel ballottaggio presidenziale che si svolgerà in Colombia il 19 giugno prossimo. Quando il pre-conteggio, “informativo e non vincolante”, dell'organismo che organizza le elezioni è ormai giunto oltre il 90% dei voti scrutinati, Petro ha raccolto il 40% dei consensi e il populista Hernández il 28%. Al terzo posto, il leader del centrodestra Federico Gutiérrez, fermo al 24%.
La sconfitta del centrodestra
Il grande sconfitto del primo turno è proprio Gutiérrez, che stando ai sondaggi era considerato alle spalle di Petro. Se infatti l'esponente della sinistra si è posizionato in testa al primo turno delle elezioni presidenziali di ieri, il leader del centrodestra è stato battuto anche da Hernández, candidato della Lega dei governanti anticorruzione e lontano da ogni coalizione. Un candidato, di fatto, indipendente, che ora punta a raccogliere anche i consensi degli elettori di centrodestra, staccati al primo turno di circa 4 punti percentuali.
Un segnale di cambiamento
"L'exploit di Petro al primo turno è un risultamento certamente storico, seppur atteso. Mai nella storia il Paese è stato governato dalla sinistra, ci sono sempre stati governi liberali e conservatori. Siamo dunque davanti ad una cesura". Lo afferma Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire esperta di America Latina. "Il Paese fatica ancora ad uscire da una guerra civile che l'ha dilaniato per cinquant'anni e, di fatto, negli ultimi cinque anni la Colombia è precipitata in una nuova ondata di violenza. Questo - spiega - ha di certo influito sul risultato delle urne".
"Se è significativa la prima posizione di Petro, lo è anche il fatto che Gutiérrez sia arrivato terzo. Era, possiamo dirlo, il candidato dell'establishment", aggiunge Capuzzi. "Tolta la minaccia e l'ombra delle Farc sulla politica, la Colombia vuole finalmente emanciparsi, chiede già da tempo che siano risolti i nodi storici del Paese, primo fra tutti la disuguaglianza. L'establishment non è stato in grado di farlo negli ultimi anni ed è stato punito alle elezioni". Quali i temi della campagna elettorale delle prossime settimane? "Tutto ruoterà intorno alla violenza e all'accordo di pace. Pensiamo ai tanti leader sociali uccisi, come alle riforme previste dal suddetto accordo che chiedono, oggi, di essere implementate", conclude l'esperta.
Le elezioni dello scorso marzo
Le presidenziali si sono tenute due mesi e mezzo dopo le elezioni legislative dello scorso marzo, che avevano portato alla formazione di un parlamento estremamente frammentato, e avevano anche mostrato uno spostamento della politica nazionale. Per la prima volta in Colombia, che è una repubblica presidenziale, la coalizione di sinistra chiamata Pacto Histórico è la principale sia al Senato che alla Camera, con una rappresentanza senza precedenti nella storia recente del Paese. Coalizione che ora ha vinto anche il primo turno delle presidenziali e punta ad aggiudicarsi il ballottaggio del 19 giugno.
Il messaggio dei vescovi
Distinguere, ponderare, valutare. Sono questi i tre verbi indicati dai vescovi della Colombia in vista del voto che si è tenuto ieri, domenica 29 maggio. A una settimana dalle elezioni, attraverso un messaggio, la Conferenza episcopale colombiana (Cec) ha sottolineato come l'andare a votare distinguendo, appunto, ponderando e valutando equivale a “quella che chiamiamo l’arte della ricerca democratica del bene comune”. “Oggi più che mai – scrivono i vescovi – abbiamo bisogno di questa capacità per riflettere sulla realtà in cui viviamo e riconoscere le cause profonde dei nostri mali sociali, guardando al grande potenziale che abbiamo per progredire insieme”. “Partecipando, superiamo il pessimismo e la paura che ci portano a diffidare permanentemente l’uno dell’altro. Il sogno condiviso di un Paese migliore per tutti ci permette - concludono - di recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, se riusciamo a consegnare la loro guida alle persone che riteniamo più disposte a servire il bene comune”.
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