Medio Oriente: vecchie questioni e nuove tensioni
Fausta Speranza – Città del Vaticano
Molto allarme e alcuni incidenti ieri a Gerusalemme, in particolare sulla Spianata delle Moschee che gli israeliani chiamano Monte del Tempio. L’occasione è stata la "Marcia delle bandiere" che Israele celebra per ricordare la riunificazione della città sotto sovranità israeliana avvenuta con la Guerra dei Sei Giorni del 1967. La manifestazione è passata per il quartiere arabo della Città Vecchia per arrivare poi al Muro del Pianto. Già prima dell'avvio c’erano stati incidenti con i palestinesi nei pressi della Porta di Damasco.
Nella Città Vecchia
Secondo la stampa israeliana, circa 25.000 persone hanno preso parte all'evento a Gerusalemme, nella Città Vecchia, con gruppi che hanno intonato slogan offensivi. Il ministro degli Esteri Yair Lapid ha condannato questa violenza da parte di militanti dell'estrema destra israeliana. Secondo la Croce Rossa palestinese, circa 40 palestinesi sono rimasti feriti nei disordini che hanno avuto luogo nella Città Vecchia.
In Cisgiordania
Dopo nuovi scontri tra le forze di polizia e palestinesi sulla Spianata delle Moschee si sono registrati disordini anche in Cisgiordania, nell'area di Nablus, dove alcuni palestinesi hanno bruciato pneumatici e bandiere israeliane, le forze dell'ordine israeliane hanno sparato gas lacrimogeni. Nelle stesse ore la presidenza palestinese ha ribadito che "Gerusalemme est, con i suoi luoghi santi islamici e cristiani, resterà l'eterna capitale dello Stato di Palestina". "Non è possibile ottenere sicurezza e stabilità nella regione - ha affermato il portavoce del presidente Mahmūd Abbās noto come Abu Mazen, - fintanto che Israele continua ad ingaggiare una guerra contro il nostro popolo, contro la sua terra ed i suoi luoghi santi, comportandosi come uno Stato al di sopra delle leggi".
Dalla Giordania
Proteste per gli episodi di violenza verificatisi ieri nella Spianata delle Moschee sono giunte dal ministero degli Esteri giordano. "Le incursioni degli estremisti ed il loro comportamento provocatorio, condotte sotto la copertura della polizia israeliana - ha affermato il ministero – rappresentano una violazione dello status legale storico e del diritto internazionale". Israele, ribadisce il ministero degli Esteri giordano, deve rispettare la santità di quel luogo di preghiera.
Questioni vecchie e nuove
La guerra in Ucraina, con il suo innegabile peso, mette in qualche modo in ombra altre questioni come quella israelo-palestinese che invece non andrebbe trascurata, come sottolinea Massimo De Leonardis, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche all'Università Cattolica:
De Leonardis parla innanzitutto di questioni che da decenni si portano avanti, facendo riferimento alla questione dello status di Gerusalemme che proprio come ieri si è visto – ricorda il docente - resta occasione di grandi tensioni. De Leonardis cita evoluzioni degli ultimi anni che – dice – hanno segnato la marginalizzazione della componente palestinese. Ricorda la normalizzazione di rapporti tra alcuni Stati arabi e Israele e la decisione del presidente statunitense Trump, non rivista poi da Biden, di trasferire l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme.
Sulla guerra in Ucraina l’attenzione di tutti
A parte la vicenda dei blocchi al commercio di grano ucraino o russo che rischiano di dare vita a una crisi alimentare senza precedenti in alcuni Paesi dell’Africa e anche in alcune aree mediorientali, De Leonardis si sofferma su un altro aspetto delle correlazioni tra questione israelo-palestinese e guerra in Ucraina chiarendo però che non si tratta di correlazioni dirette. Spiega che pesa indubbiamente il fatto che i grandi “attori” internazionali siano impegnati altrove e sottolinea che questo significa che resta molto più spazio per le iniziative in loco. Questo potrebbe significare il riacuirsi di tensioni.
Il professore ricorda che circa 20 anni fa la cosiddetta passeggiata di Sharon sulla Spianata delle Moschee o Monte del Tempio, provocò gravi disordini e spiega che ieri ha compiuto un gesto analogo un deputato della destra, non noto come Sharon ma che a livello locale è stato notato, non senza provocare tensioni.
Lo status di Gerusalemme
De Leonardis si sofferma sulla complessità della questione dello status di Gerusalemme per sottolineare quanta saggezza ci fosse nel suggerimento che – ricorda – la Santa Sede dava già nei primi anni venti del secolo scorso di pensare ad una forma di internazionalizzazione. Oggi – spiega – arrivare a una internazionalizzazione risulta impossibile ma forse – dice - si potrebbe arrivare a una forma di garanzia di regole che governino la gestione dei luoghi santi.
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