Litio e guerra: come cambia la geopolitica dell'America Latina
Fausta Speranza – Città del Vaticano
Due viaggi in questa settimana aiutano a focalizzare le priorità, in questa fase storica, di Paesi chiave dell’America Latina e le dinamiche in atto nei rapporti con gli Stati Uniti e anche con l’Europa. Il primo è il viaggio dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Borrell, a Panama appena concluso. Il secondo è il viaggio che inizierà domani il presidente messicano Obrador in Guatemala, Salvador, Honduras e Cuba. Sullo sfondo c’è anche un viaggio “ideale”, cioè la rete di rapporti che Obrador sta tessendo con Bolivia, Argentina, Cile: in questo caso si tratta della nuova politica di nazionalizzazione del litio, materia prima preziosa per diversi utilizzi anche energetici, e non solo quello combinato per le batterie dei telefonini. Più di un filo rosso lega tutti questi viaggi, spiega Paolo Valvo, storico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore:
Nel viaggio di Borrell a Panama - spiega Valvo - dobbiamo leggere vari aspetti, tra cui la questione delle sanzioni a Mosca perché l’Europa ne ha fatto la sua scelta principale di fronte all’invasione dell’Ucraina, mentre nell’America del sud non c’è stata adesione. Ma c’è un’altra questione, avverte Valvo: quella del bisogno dell’Europa di ripensare i suoi approvvigionamenti di materie prime legate in particolare all’energia e all’hi-tech. Il bisogno di creare rapporti e commerci con altri grossi Paesi per sganciarsi dalla Russia. Certamente – ricorda lo storico – Borrell ha discusso dei rapporti bilaterali con il governo panamense e ha incontrato i ministri degli Esteri centroamericani e dei Caraibi per analizzare l'impatto della guerra in Ucraina sulla regione. "E' il Primo Gruppo di lavoro Centro America-Caraibi più l'Unione Europea" - si legge nei comunicati panamensi - e "il primo gruppo regionale al mondo dedicato all'analisi delle conseguenze del conflitto in Ucraina sotto tre assi: aumento dei prezzi del greggio e del carburante; aumento della filiera alimentare e di altri beni di prima necessità; cambiamenti nella distribuzione e nel consumo di energia che influenzeranno l'ambiente e il finanziamento dei progetti". Durante la sua visita - sottolinea Valvo - Borrell ha tenuto inoltre incontri bilaterali a margine. Non è un segreto che l'Europa, considerando il dramma dell'invasione russa in ucraina, sta cercando altre fonti di approvvigionamenti energetici e di materie prime.
La questione litio
Valvo si sofferma sulla questione litio per ricordare che è considerato l’oro bianco del pianeta, la base dell’energia del futuro. Una risorsa attorno alla quale - sottolinea Valvo - si concentra l'attenzione mondiale, un nodo della geopolitica mondiale. Basta ricordare che si tratta di una materia prima utile per l'industria dei telefonini e per quella ancora più pormettente delle batterie per le auto elettriche, tutte produzioni centrli per tutti e in particolare per la Cina. Si tratta di risorse energetiche. Visto che il Messico ha scoperto di possedere la riserva più grande al mondo, un giacimento con 3,5 milioni di tonnellate, 40 volte la quantità che si è consumata nel 2021, - sottolinea lo storico esperto di America Latina – Obrador vuole preservarlo dagli appetiti delle multinazionali estere, che già si sono ben manifestati. Si tratta del giacimento scoperto tre anni fa, ma non ancora estratto e lavorato, che si trova nel cuore del deserto di Sonora. E ricorda che il Congresso del Messico il mese scorso ha approvato un disegno di legge per nazionalizzare il litio, rafforzando il controllo delle risorse minerarie strategiche, annunciando che saranno riesaminati tutti i contratti per sfruttare il metallo. E la Corte suprema messicana ha convalidato la legge sull’industria elettrica voluta dal presidente che mira a limitare la proprietà privata nel settore dell’energia. Il presidente Andrés Manuel López Obrador ha annunciato dunque a febbraio scorso la nascita di un’impresa statale che sfrutterà il minerale – ricorda Valvo - e lo ha inserito nel suo piano di riforma elettrica come risorsa naturale strategica del Paese.
Il braccio teso a Bolivia, Argentina, Cile
Proprio ieri Obrador ha dichiarato – riferisce Valvo – che il Messico sta lavorando con i governi di Argentina, Bolivia e Cile per creare una speciale cooperazione sul litio, in tema di sviluppo, esplorazione, elaborazione, nuove tecnologie. Valvo sottolinea che i tre Paesi dell'America del Sud da soli producono il 60 per cento di tutto il litio disponibile attualmente al mondo. Il punto – focalizza Valvo – è che il Messico come gli altri Paesi coinvolti hanno seri limiti di know how e di infrastrutture per lo sfruttamento. Da qui le prospettive di cooperazione tra Paesi dell’area ma anche di commercializzazione con Paesi sviluppati di altre aree geografiche. In particolare, Valvo riferisce della decisione del messico di organizzare una grande conferenza regionale sul tema entro il 2022.
Lo sguardo all’America Centrale e ai Caraibi
Il presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador fra il 5 e l'8 maggio visiterà tre nazioni centroamericane e poi Cuba, avrà colloqui con i rispettivi capi di Stato sui principali problemi regionali e internazionali. E’ immaginabile – sottolinea il professor Valvo – che si discuta anche delle strategie possibili di fronte al conflitto in Ucraina, che investe non solo Mosca e Kiev ma in prima battuta le potenze occidentali, tutti i Paesi dell’Onu o Paesi tradizionalmente schierati con Mosca. Obrador ha precisato che incontrerà i presidenti di Guatemala (Alejandro Giammattei), El Salvador (Nayib Bukele), Honduras (Xiomara Castro) e Cuba (Miguel D¡az-Canel). Sono diverse le questioni che potranno emergere - afferma Valvo - oltre a quella sempre aperta delle migrazioni.
Anche ucraini tra Messico e Stati Uniti
Almeno 20.000 persone di nazionalità ucraina si trovano attualmente ai valici tra Messico e Stati Uniti e almeno 500 persone provenienti dall’Ucraina, tra cui 100 bambini, si trovano alla periferia di Città del Messico in un campo profughi in attesa di avere il via libera verso gli Stati Uniti. Washington, dopo l’attacco russo del 24 febbraio scorso, a fine marzo ha annunciato che avrebbe accettato fino a 100.000 rifugiati ucraini: centinaia di persone sono entrate in Messico ogni giorno come turisti a Città del Messico o Cancun e sono volate a Tijuana aspettando per essere ammesse negli Stati Uniti al valico di frontiera di San Diego. Ma il confine con gli Stati Uniti è chiuso e gli ucraini sono stati raccolti in un campo profughi ad hoc.
Valvo chiarisce la posizione del presidente messicano Obrador: ha dichiarato proprio in questi giorni – ricorda - che il programma di sostegno economico del governo degli Stati Uniti per il CentroAmerica sta facendo progressi, ma che questi sono "troppo lenti". Durante una delle sue tradizionali giornaliere conferenze stampa, lunedì scorso Obrador ha ricordato che ai tempi del presidente Trump si parlava di 4 miliardi di dollari, ma che fino ad ora sono stati autorizzati solo 100 milioni di dollari. E il capo dello Stato messicano ha citato il capo della Casa Bianca Biden per ribadire che è d'accordo che si affrontino le cause delle migrazioni, ma che ci devono essere programmi per i governi centroamericani, e più visti temporanei di lavoro. Secondo Obrador, negli Stati Uniti serve manodopera, e quindi la cosa più logica è ordinare rapidamente i flussi migratori e concedere opportunità ai centroamericani con i visti temporanei.
Proprio ieri l'Istituto Nazionale delle Migrazioni (Inm) ha fatto sapere che il Messico ha recuperato dall’inizio dell’anno 19 corpi di migranti, morti per annegamento, nel Rio Bravo, nella parte del fiume che forma il confine tra lo Stato di Coahuila e gli Stati Uniti, dove i migranti cercano di attraversare.
Tra nuovi e vecchi eventi l'umanità
Della grande umanità dei messicani, dello spirito straordinario di accoglienza verso chi ha bisogno, anche nel nuovo contesto degli arrivi di ucraini, parla don Cosimo Pedagna, da decenni alla periferia di Città del Messico:
Don Cosimo racconta di sacchetti di cibo raccolti ogni giorno e di una generosità perfino rinnovata dopo la pandemia. Vive tra i più poveri e assicura che è proprio tra i più bisognosi che non ci sono problemi a trovare un piatto da offrire a chi ne ha ancora più bisogno. Don Cosimo racconta di non rendersi neanche conto di quanti ucraini ci siano nei campi perché non è cambiato nulla nella disponibilità ad accogliere del popolo messicano, che – assicura – c’era prima delle grandi carovane del 2018-2019, dopo i forti flussi, in tempo di coronavirus e in tempo di riapertura dai lockdown. Sottolinea che a cambiare è stata forse la gioia: dopo la pandemia si averte – assicura – uno slancio più festoso. Del piano politico don Cosimo non parla se non per auspicare che si consolidino i recenti interventi di welfare, a partire dal salario minimo, annunciato e portato avanti dalla presidenza Obrador.
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