Cento volte “Doppio Click”
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Cento puntate di Doppio Click sono cento finestre su persone, date, anniversari, fatti, Paesi. Ed anche approfondimenti sulla storia della Chiesa, su avvenimenti che hanno contraddistinto epoche passate, la fine del secondo millennio e l’inizio del terzo.
Il primo appuntamento con “Doppio Click”, il 12 gennaio del 2019, è dedicato allo Yemen. Dopo quell’esordio la macchina radiofonica di questo programma della Radio Vaticana ha proseguito il suo percorso ricordando tra l’altro il viaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Messico, la storia pluridecennale del programma Erasmus, il 75.mo anniversario dello sbarco in Normandia e gli eventi legati alla caduta del muro di Berlino. Il viaggio di “Doppio Click” si è snodato anche tra le vite e gli insegnamenti dei Pontefici e tra i testi del magistero di Papa Francesco, tra cui il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Lungo il cammino tra date e ricorrenze non sono poi mancati approfondimenti su giornate speciali, come quella della donna l’8 marzo, e su tesori del patrimonio culturale, tra cui il film “Tempi moderni”. Con la macchina radiofonica di “Doppio Click” sono inoltre risuonate tante voci, tra cui quella di Leone XIII che legge un passaggio dell’enciclica “Humanum genus”.
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Tra le puntate più recenti ci sono anche un viaggio in Antartide, pagine dedicate a figure straordinarie come quella del Beato Giacomo Alberione e approfondimenti su questo tempo scosso dalla pandemia e dalla guerra. Sono stati accesi microfoni e luci anche su fenomeni contemporanei, come quello dello smart working. Dopo la puntata numero 99, dedicata alla Giornata mondiale della Terra, questa centesima finestra è ora un primo traguardo che ci porta anche a riflettere sul senso del numero cento ad esempio nell’arco di una vita, nelle sacre Scritture, nello sport.
Il numero cento nel Vangelo
Nella Bibbia Il numero cento è segno e valore di benedizione. Nel Vangelo di Matteo Gesù dice queste parole ai suoi discepoli: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”. Una domanda precede poi la parabola del Buon Pastore: “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?”. Nella parabola del seminatore Gesù si rivolge con queste parole ad una folla: “Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto”.
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La testimonianza di una centenaria: una vita per i figli
In occasione di questa puntata speciale, non poteva mancare una testimonianza sorprendente: quella di una ascoltatrice che il numero 100 lo associa, da poche ore, ai suoi anni. Angelina Creazzo, nata a Sant'Eufemia d'Aspromonte il 5 maggio 1922, ha appena festeggiato un secolo di vita. Madre di tre figli, vedova da oltre 60 anni, ha celebrato questo traguardo anche con i suoi otto nipoti, nell'attesa di un altro: essere bisnonna.
La signora Angelina ascolta Radio Vaticana dalla Calabria, segue l'attività di Papa Francesco in televisione e, ogni giorno, recita il Santo Rosario. Qual è il segreto per arrivare a questa età? "Interessarsi a tutto, a tutto", dice a microfoni spenti. Poi inizia il suo racconto, incentrato su due temi: la famiglia e la guerra. "Senza la famiglia non c'è niente", ripete, sottolineando come "volersi bene tra genitori e figli, tra fratelli sia fondamentale". "Certo - aggiunge - gli amici sono importanti, come lo è la propria indipendenza". Il racconto così va all'episodio del solo schiaffo ricevuto in vita sua dalla madre, quando le rispose che il fidanzato doveva essere quello buono per lei, non per i genitori.
Nella Calabria del secondo dopoguerra, quelle parole avevano un peso specifico importante. Angelina si sposò a Pompei. Dal suo matrimonio sono nati Rosamaria, Giuseppe e Saverio. Il marito, Francesco, morirà giovanissimo per un brutto male ai polmoni. "La mia vita è stata per i figli, ho cercato di non fare mancare mai loro niente". Le chiediamo un insegnamento ricevuto da piccola, che ha voluto tramandare. "Mia mamma mi diceva sempre di ricordare il bene ricevuto e dimenticare il male", risponde. Poi il racconto va alla guerra, a quei "cilindri caduti dal cielo" ed esplosi sul suo paese. L'angoscia per il fratello e la mamma, poi il sollievo nel vederli rientrare a casa. Il dolore, il lutto. La guerra, insomma. "Che campo a fare se devo vedere un'altra guerra?". La sua domanda diventa una preghiera: "Non chiedo che ammazzino nessuno, no, ma prego il Signore perché cambi la testa di chi vuole la guerra. Solo Lui può farlo".
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Cento metri
Il numero cento ha assunto questa estate un valore straordinario per lo sport italiano. Chi infatti non ricorda la vittoria di Marcell Jacobs ai cento metri alle Olimpiadi, ma anche la vittoria degli azzurri alla 4x100? Tra i protagonisti di quell’impresa collettiva c’era anche Lorenzo Patta, atleta di Oristano, che gareggia per le Fiamme Gialle.
“A me è sempre piaciuto correre veloce”, sottolinea Lorenzo Patta spiegando che quello per la corda è stato “un amore a prima vista” iniziato con i Giochi studenteschi. “Per essere un centometrista – aggiunge - ho una struttura più leggera rispetta a quella di altri velocisti”. Quella dei 100 metri è una gara che “toglie tante energie mentali”. Bisogna essere molto concentrati.
Cento centimetri
Gli uomini hanno sempre avuto la necessità di catalogare la realtà e su questo bisogno di dare ordine e forma alle cose si fonda la volontà di misurare ciò che ci circonda.
Oggi se vogliamo misurare qualcosa ci armiamo di quelli che potremmo chiamare i “cento centimetri più famosi al mondo” che compongono l’unita di misura della lunghezza: il metro. In passato però non era così scontato avere un’unità di misura univoca ed uguale per tutti. I francesi ad esempio avevano adottato come unità di misura il piede, per la precisione il Piede Reale. Vi era poi il cubito, che è appunto la lunghezza dell’avambraccio, e poi il palmo, la spanna ed il dito. Appare chiaro quindi come queste unità di misura creassero non poca confusione nel mondo scientifico ma anche in quello economico e commerciale. Solo nel XVIII secolo l’Accademia francese delle Scienze decise definire in modo universale le unità di misura, che fossero di tutti. In particolare definirono il metro come “il decimilionesimo della distanza tra il Polo Nord e l’Equatore lungo il meridiano di Parigi.
Due secoli dopo, attraverso le misure satellitari, ci si accorse di un piccolissimo errore di calcolo: il metro venne ridefinito a partire dalla velocità della luce che è una costante universale, condividendo ancora l’idea dell’Accademia delle scienze secondo cui l’unità di misura deve essere un patrimonio di tutti. Alcuni Paesi nel mondo tuttavia hanno adottato unità di misura diverse, come ad esempio gli Stati Uniti che utilizzano ancora quelle imperiali. Alcune missioni della Nasa per incomprensioni legate a queste differenze sono andate letteralmente in fumo nel corso del tempo. La prima riproduzione dei cento centimetri più famosi al mondo, comprensivi del piccolissimo errore di calcolo di cui abbiamo detto, la possiamo trovare presso l’ufficio dei pesi e delle misure della città di Sevré.
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La puntata numero 100 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Alessandro Guarasci, Silvia Giovanrosa e Amedeo Lomonaco
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