Ucraina: cessate il fuoco a Mariupol per evacuare i civili
Giancarlo La Vella e Stefano Leszczynski - Città del Vaticano
Il vasto impianto siderurgico, che si estende su un’area di 11 chilometri quadrati, è ormai un cumulo di macerie dopo i pesantissimi raid di ieri. Terrificanti le immagini delle bombe cadute a ripetizione sullo stabilimento. Nei sotterranei dell’acciaieria sono ancora asserragliati reparti militari ucraini disposti a resistere strenuamente e che ieri sono stati impegnati in duri scontri sul terreno contro le forze russe che hanno invaso la città di Mariupol.
Una tregua per evacuare i civili
Quasi a sorpresa, ieri Mosca ha annunciato il cessate-il-fuoco unilaterale a Mariupol per consentire – hanno detto fonti militari russe – l’uscita di decine di civili, tra i quali diversi bambini, dall’acciaieria Azovstal attraverso sette corridoi umanitari. Già 300 le persone che, grazie ai percorsi protetti coordinati dalla Croce Rossa Internazionale e dalle Nazioni Unite, hanno raggiunto Zaporizhzhia, che si trova più a ovest. Le settantadue ore di stop ai combattimenti consentirà, sempre secondo fonti russe, anche l’arretramento delle truppe di Mosca. Ma la pressione bellica della Russia si è concentrata ieri anche sulle regioni occidentali, al confine con Polonia, Slovacchia e Ungheria. Il vicepresidente della Duma, la camera bassa del parlamento russo, ha dichiarato che l’avanzata di Mosca si fermerà proprio al confine con la Polonia.
Le nuove sanzioni europee
Intanto, parlando al parlamento europeo a Strasburgo, Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha annunciato nuove sanzioni contro Mosca, tra le quali il blocco graduale delle importazioni di petrolio. Si tratta del sesto blocco di misure decise dall’Unione. Si parla anche di sanzioni a coloro che vengono considerati responsabili dei massacri di Bucha e dell’assedio di Mariupol. Tra i nomi eccellenti anche il patriarca ortodosso, Kirill. “Vogliamo la vittoria di Kiev”, ha detto la leader europea, ma all’orizzonte si deliena la possibile opposizione di alcuni Paesi come l’Ungheria, che parla di veto alla proposta di embargo sul greggio russo. L'utilizzo delle sanzioni sta creando un forte dibattito in ambito europeo: se da una parte esse servono ad ostacolare le operazioni belliche russe, comportano un notevole sacrificio anche da parte dei Paesi che le impongono. Il ricorso al metodo sanzionatorio, secondo Massimo Gaudina, a capo della rappresentanza della Commissione europea a Milano, non è una pratica estemporanea, ma è prevista dal Diritto Internaizonale come una delle modalità per evitare o fermare il ricorso alle armi.
Sul fronte del processo di inclusione dell'Unione Europea dell'Ucraina, Gaudina ricorda poi che non si tratta di un'iniziativa estemporanea, ma di un percorso già avviato da tempo, con delle scadenze e condivisioni ben precise e già programmate, che, certo, l'attuale situazione bellica potrebbe accelerare, sempre che i 27 votino all'unanimità l'ingresso di Kiev nell'Unione.
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