I danni provocati dal sisma in Afghanistan I danni provocati dal sisma in Afghanistan 

Afghanistan piegato dal sisma e dalla fame

Si teme un bilancio ancora più grave di quello che al momento segna oltre 1500 vittime e oltre 1500 feriti. Le forti piogge complicano i soccorsi e questa sciagura potrebbe aggravare ancora di più la situazione difficile del Paese dove imperversa la crisi economica e la fame. Lopresti (Pangea): "Il mondo ha dimenticato l'Afghanistan"

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

I soccorsi nelle aree colpite dal sisma di 5.9 di ieri si fanno difficili a causa delle alluvioni provocate dalle piogge che stanno causando frane e danneggiando le linee telefoniche ed elettriche. Le autorità locali temono che il bilancio delle vittime – 1500 morti e oltre 2mila feriti - possa aumentare ulteriormente perché molti rimangono intrappolati sotto le macerie delle loro case crollate. Quello di ieri è uno dei terremoti più violenti degli ultimi vent'anni che ha colpito la parte orientale del Paese, in particolare le province di Paktika e Khost. Di magnitudo 5,9 si è propagato fino a 10 chilometri di profondità.

Il rischio di una catastrofe

Le difficoltà incontrate rischiano un prevedibile acuirsi dell'emergenza alimentare. Già 22,8 milioni di afghani soffrono la fame, la malnutrizione acuta è sopra la soglia di emergenza in 27 delle 34 province. “Il mio cuore è con il popolo che sta già vacillando per l'impatto di anni di conflitto, difficoltà economiche e fame”: ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres che ha assicurato l’impegno delle Nazioni Unite ma che al momento i talebani non hanno richiesto ufficialmente ma allo stesso tempo non hanno in alcun modo ostacolato l’accesso alle aree colpite. Ad offrire aiuto anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha messo in pre allarme Usaid e gli altri partner del governo.

Pangea: l'Afghanistan, un Paese alla fame

 

Luca Lo Presti, presidente di Pangea onlus, associazione impegnata da 20 anni in Afghanistan, racconta di un Paese fortemente provato al di là del sisma che ha colpito una regione povera e di una nevicata improvvisa che ha bruciato tutti i raccolti e gli alberi da frutto nella zona di Bayman.  "Siamo appena rientrati dall'Afghanistan dove abbiamo concluso una missione in supporto al nostro staff locale per cercare di capire quali siano le vie migliori per aiutare questa popolazione, già molto messa a dura prova delle difficoltà economiche e dalla fame". L'Afghanistan è un Paese che il mondo sta dimenticando, afferma Lo Presti ribadendo l'impegno di Pangea nei confronti delle donne e dei bambini. Il presidente sottolinea che il clima è cambiato. "Devo ammettere di aver pianto guardando all'interno di una pentola vuota in una stanza dove c'erano 4 bambini e uno di loro aveva solo 4 giorni. La fame è sicuramente una piaga che sta uccidendo tantissime persone, ma vederla fisicamente, al di là dei dati, è una cosa straziante così come vedere che le madri non hanno possibilità di allattare". Per il presidente di Pangea, "i talebani non stanno venendo incontro alle richieste dell'Occidente sul fronte del rispetto ai diritti umani e soprattutto dei diritti delle donne ma una qualche forma di collaborazione con le ong - aggiunge -  deve essere facilitata perché  la popolazione non c'entra nulla con le strategie politiche e con i governi integralisti, non può morire di mancanza di diritti e di fame". 

Ascolta l'intervista a Luca Lo Presti

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23 giugno 2022, 10:32