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Il secondo round delle elezioni legislative in Francia Il secondo round delle elezioni legislative in Francia

Francia, Macron perde la maggioranza in Parlamento

Il presidente francese ottiene 210 e 230 seggi, circa cento in meno rispetto ai 341 deputati del primo mandato, a netta distanza dall’obiettivo di quota 289. il rettore della Lumsa Bonini: "Sono numeri impietosi, cresce la disaffezione delle persone alla politica"

Benedetta Capelli - Città del Vaticano

Equilibri politici sconvolti in Francia dopo il secondo turno delle elezioni legislative, che hanno visto il presidente Emmanuel Macron perdere la maggioranza assoluta in Parlamento. A due mesi dalla rielezione all’Eliseo, il capo di Stato vede indebolita la sua azione di governo e si appresta a vivere cinque anni diversi rispetto al precedente mandato.

Macron ottiene con la sua formazione Ensemble! il maggior numero di seggi all’Assemblea nazionale francese: si parla però di 210 e 230 seggi, circa cento in meno rispetto ai 341 deputati del primo mandato, a netta distanza dall’obiettivo di quota 289. Come due mesi fa alle presidenziali, alle spalle della coalizione presidenziale c’è la Nupes di Jean-Luc Mélenchon, con 170-190 seggi. Decuplica invece Marine Le Pen con il Rassemblement National salita a 80-95 seggi, rispetto agli 8 attuali. “È una situazione inedita - ha detto la premier Elisabeth Borne - che rappresenta un rischio per il nostro Paese viste le sfide che dobbiamo affrontare sul piano nazionale e internazionale”.

 

Rischio paralisi

Il nuovo ministro dell'Agricoltura Marc Fesneau ha ipotizzato uno scenario per uscire dalla crisi. Potrebbero esserci possibili intese con singoli deputati di les Républicains e dei Socialisti "in seno alla Nupes e al di fuori", ha spiegato. "Paghiamo il prezzo di un sistema democratico arrivato all'ultimo respiro, con molti francesi arrabbiati, con molte astensioni. Ieri sera, escluso il Rn, ci sono state solo persone che hanno perso. Nessuno ha potuto rallegrarsi del risultato. Siamo in una situazione improbabile e inedita. Il peggio per un Paese è che non si riesca a far approvare nulla all'Assemblea nazionale, che ci si trovi in un processo di paralisi".

Serve una leadership di respiro europeo

Francesco Bonini, rettore della Lumsa, analizzando il voto parla di "numeri impietosi" che impongono una riflessione. "Occorre andare - spiega - verso un governo che sia sostenuto da una maggioranza che sicuramente non può limitarsi alla formazione del presidente Macron".  Bonini sottolinea che già al primo turno e alla formazione dell'Assemblea Nazionale era evidente che sia la candidatura dello stesso Macron ma anche il partito creato molto in fretta siano stati due elementi che hanno mostrato "una serie di disastri organizzativi, giudiziari e culturali della destra tradizionale e del Partito Socialista".  Il rimescolamento delle carte avvenuto ha provocato, afferma il rettore, "una situazione più polarizzata per certi aspetti e per altri aspetti più confusa  in un contesto in cui la partecipazione elettorale si è ulteriormente abbassata,  segno del disagio profondo che caratterizza tutti i Paesi europei". 

Una Francia debole dal punto di vista istituzionale, in un momento di crisi per la pandemia e per la guerra in Ucraina, può essere un rischio per l'Europa che, secondo Bonini, deve interrogarsi su cosa vuole essere perchè le risposte in tal senso ancora non arrivano.  Riguardo la Francia c'era stato un investimento di fiducia sulla personalità di Macron, "più popolare all'estero rispetto a quanto lo sia all'interno". La sua elezione, afferma il rettore, è stata causata dall'assenza di alternative democratiche, "perché il bacino dell'estrema destra che oggi è cresciuto in termini di seggi resta un bacino significativo in termini di voti ma assolutamente non credibile come forza di governo". In Francia, dunque, come in Italia e più in generale nella parte occidentale dell'Unione Europea, c'è un'area della governabilità piuttosto ristretta e il montare di una protesta che adesso avrà ulteriori ragioni nella situazione economica che va certamente peggiorando in tutta Europa. Il professor Bonini, riflettendo sulla disaffezione dell'elettorato, aggiunge che "non esistono forze politiche in grado di mobilitare, di traguardare qualcosa oltre alla proposta di leadership del momento. "Un sistema politico europeo fatto di partiti forti e riconoscibili non è mai nato ma credo che sia assolutamente necessario cercare di lavorare e di creare delle condizioni anche istituzionali per dar vita a forze politiche di respiro europeo,  scommettere sulle leadership, secondo il paradigma neoliberista,  alla fine non produce risultati stabili perché le leadership si consumano  in uno spazio sempre più breve.

Ascolta l'intervista al rettore della Lumsa, Francesco Bonini

(Ultimo aggiornamento 20 giugno h. 14.44)

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20 giugno 2022, 09:30