La morte di Giuseppe Ianni, ideatore del presepe dei netturbini
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Via dei Cavalleggeri 5, non lontano dal Vaticano, custodisce una piccola Palestina di duemila anni fa, ricostruita con dedizione, amore e cura da Giuseppe Ianni che nel 1972, quando ancora faceva il netturbino, aveva chiesto al suo superiore di poter realizzare lì. Stanotte Giuseppe è scomparso. Sarà proprio in questa sede dell’Ama, l’azienda municipale per la raccolta dei rifiuti di Roma, che verrà allestita la camera ardente lunedì prossimo e a lui sarà intitolata la sede del "presepe dei netturbini".
Spesso indossava un camice bianco, quello di un medico. Non sembra azzardato pensare che, con la sua passione per la storia di Gesù, con la sua fede intensa, volesse in qualche modo curare le anime che incontrava. Ogni pezzetto di quel presepe aveva una storia, diventata spunto per un'evangelizzazione semplice, ma profonda. Diceva: “qui sono venuti i più grandi personaggi dei nostri tempi, ma non c’è persona più grande di chi sa amare Dio”.
Un presepe amato dai Papi
E veramente i più grandi avevano reso omaggio al presepe dei netturbini: tre Papi, ad esempio. Nel 1974 arrivò Paolo VI, che aveva incontrato Giuseppe, restò colpito dall’allestimento. Giovanni Paolo II era di casa e andò ben 24 volte a visitarlo. “Quando arrivò per la prima volta aveva un volto così luminoso che gli dissi che avrebbe illuminato il mondo, e così è stato”. “Sono venuto nella grotta di Betlemme”: disse Benedetto XVI nella sua visita al presepe, che lasciò in tutti una grande gioia. Tanti aneddoti raccontava Giuseppe, fiero del fatto che lì era andata anche Madre Teresa di Calcutta e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un luogo che ha visto la presenza di tanti Santi conosciuti ma “chissà – diceva – quanti altri Aanti sconosciuti sono passati”.
Gesù nasce nel cuore
L’idea di realizzare il presepe gli era venuta perché allora si lavorava anche durante le feste e dato che Giuseppe lo allestiva già nella chiesa a Monte del Gallo nel suo tempo libero, gli venne naturale chiedere di farlo. “Lo facevo a casa, dalle suore e alla fine ho sempre pensato che Gesù deve nascere soprattutto nel nostro cuore”. Una particolarità che caratterizza l’allestimento è la presenza di tante pietre. “Non volevo che le persone mi lasciassero i soldi, chiedevo che mi portassero dei sassi dai loro luoghi e così alla fine ne ho raccolte più di 3mila”. Tra queste c’è anche un sasso che viene dalla Luna e un frammento da Marte. “Mi fa felice vedere la gioia delle persone che visitano il presepe – diceva – qui c’è molto di me, c’è molto dei netturbini, c’è la loro presenza e la loro preghiera. Questo è il presepe dei netturbini ma anche il presepe di tutti e resterà per sempre”. Niente di più vero.
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