I gravi cambiamenti climatici richiedono un sussulto di umanità I gravi cambiamenti climatici richiedono un sussulto di umanità

Luigino Bruni: la siccità impone un salto morale ed etico dell'umanità

La drammatica situazione creata dai cambiamenti climatici interroga le coscienze di popoli sempre meno concentrati sul futuro. L’economista cattolico: a soffrire saranno sempre di più i poveri

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Metti insieme tante crisi, da quella ambientale, a quella legata alla guerra in Ucraina, agli strascichi della pandemia, ed ecco una “piccola tempesta perfetta”, con conseguenze gravissime sul piano economico che, ancora una volta, mettono in crisi chi già è in difficoltà. L’economista Luigino Bruni, ordinario di Economia Politica all’Università Lumsa di Roma e responsabile scientifico di The Economy of Francesco, analizza le conseguenze che deriveranno da questo grave momento di siccità che attraversa l’Italia precisando che, se è pur vero che la secca del Po tocca tutti quanti, ricchi e non, è anche evidente che, anche questa crisi, farà soffrire maggiormente i poveri.

Ascolta l'intervista con Luigino Bruni

L’infantilismo dei popoli

L’Italia è in ginocchio: non piove, le temperature sono di molto oltre la media, i letti dei fiumi sono completamente asciutti, le terre sono sempre più secche, i raccolti bruciano o, come nel caso della Sardegna, vengono devastati da cavallette e altri insetti e gli agricoltori e gli allevatori sono disperati per mancanza di acqua e foraggio. Il livello del Po non è così basso da 70 anni, il comune di Milano userà l’acqua della Darsena per irrigare i campi e metà della produzione agricola della Pianura Padana è a rischio. Le regioni chiedono al governo lo stato di calamità per poter dispiegare risorse finanziarie per gli interventi di emergenza. L’allarme climatico, che da decenni bussa violentemente alle nostre porte, non è stato mai affrontato, perché “c’è una specie di infantilismo civile che ci portiamo dietro, quando cioè si parla dei problemi durante le emergenze – è la spiegazione di Bruni – ma una politica seria non può lavorare in questo modo, deve andare esattamente nella direzione opposta”. I problemi andrebbero quindi anticipati, investendo “molto di più su tecnologie che possano consentire di vivere con meno, e non continuando a sprecare come se fossimo sempre una sorta di paese di Bengodi, dove c'è sempre tutto in abbondanza, perché questo paese è finito con il riscaldamento climatico, e sempre più ce ne stiamo accorgendo”. 

Niente sprechi, si investa sul futuro

L’indicazione è quella di abituarsi a vivere con meno e di riprendere, dopo anni di disorientamento dovuto al boom economico e al comfort, le pratiche del passato, smettendo di abbandonarsi agli sprechi. “Non facciamo – aggiunge Bruni – come con le fonti fossili. Avremmo dovuto iniziare molto prima tutta quella ricerca tecnologica che poi ha portato alle auto elettriche e ibride, ai pannelli solari, all’energia alternativa, dovevamo cominciare quando ancora non se ne sentiva il bisogno. Adesso non facciamo così con l'acqua, ciò che accade non deve farci ritardare ancora per decenni un lavoro tecnologico per ottimizzare l'acqua, per utilizzare altri sistemi per preservare l'acqua potabile, che sarà sempre di più il petrolio del futuro. Io vedo poco investimento su queste cose dal punto di vista culturale e politico, se ne parla quando c’è la siccità, poi piove di nuovo e arrivederci all'anno prossimo”. 

Un Regno dei cieli poco popolato

I primi tempi della pandemia di Covid, segnati dal lockdown, mostrarono un’Italia, e in generale un mondo, più solidali, la paura unì gli esseri umani. Bastarono pochi mesi per ritornare alle divisioni, legate ai vaccini e al green pass. Stessa cosa ora per la guerra in Ucraina, che vede due barricate. L’analisi dell’economista è impietosa, “il Regno dei cieli è un regno molto poco popolato da persone che vivono l’amore scambievole”. Bruni si descrive, in quanto cristiano ed economista, estremamente deluso dalle risposte date alle crisi che, anziché divenire “occasioni per un salto morale ed etico dell'umanità, sono state di fatto l'ennesima occasione per dividerci e per litigare” e che hanno dimostrato come si sia disinvestito, sia nell’etica pubblica, che in quella individuale. 

La lezione di The Economy of Francesco

La speranza che davanti alla scarsità di risorse possa prevalere la dimensione solidale resta accesa, tuttavia, vivendo da anni in una dimensione di etica edonista ed individualista, denuncia Bruni, di fronte al peggioramento della crisi ambientale, si potrebbe assistere all’ennesima corsa all’accaparramento da parte di chi è più forte, come accaduto per i vaccini, quando i ricchi hanno completamente dimenticato i più poveri, “come ha detto il Papa e come continua a dire”.  Ed è proprio a Francesco che il docente guarda, “contento che il Papa abbia lanciato The Economy of Francesco che pensa ai giovani e che pensa al futuro, perché soltanto puntando sui giovani e sui bambini, si potrà, anche tra 10-15 anni, cambiare un po’ in meglio questo mondo”.

 

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22 giugno 2022, 13:42