Nucleare Iran: rapporto Aiea denuncia infrazioni, gli Usa sostegono il negoziato
Marco Guerra – Città del Vaticano
Il rapporto dell’Aiea piomba come un macigno sui complessi negoziati del cosiddetto gruppo 5+1 (composto da Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania, Russia e Iran) sul programma nucleare iraniano del 2015; colloqui ripartiti nel novembre scorso dopo il ritiro unilaterale degli stati uniti nel 2018.
Scontro Iran – Israele
Ora l’Agenzia internazionale per l’energia atomica riferisce della presenza di materiale nucleare in tre siti non dichiarati in Iran - Marivan, Varamin e Turquzabad - e di scorte di uranio oltre i limiti. Il governo iraniano subito parlato di rapporto non equo e non equilibrato e accusato Israele e altri attori non specificati di fare pressioni sull’Aiea. Dal canto suo, il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha accusato su Twitter la Repubblica islamica di "rubare documenti riservati dell'AIEA per eludere sistematicamente le ispezioni".
Maxi-esercitazione militare israeliana
Lo Stato ebraico percepisce come una minaccia alla propria sicurezza il programma nucleare dell'Iran e non ha mai escluso un’azione militare per impedire a Teheran di diventare una potenza nucleare. Fatto sta che nella notte è stata eseguita una maxi-esercitazione militare israeliana per simulare un attacco all'Iran. Sono decollati, diretti verso Cipro, centinaia di caccia, aerei da rifornimento in volo e cargo, partiti da diverse basi in Israele. Lo riferisce la stampa israeliana, secondo cui si tratta della più grande esercitazione militare della sua storia. Israele sta studiando diverse opzioni militari contro l'Iran in caso falliscano i colloqui sul nucleare. All'esercitazione, che si concluderà venerdì, prenderanno parte forze speciali, di intelligence, unità cinofile e della difesa informatica.
Usa insistono per il negoziato
Lo scopo di colloqui ripartiti a Vienna in autunno è proprio quello di porre restrizioni al programma nucleare iraniano, per farlo rimanere nel solo ambito dell’uso civile. Nonostante le conclusioni dell'Aaie, l'amministrazione Usa del presidente Joe Biden ha ribadito la sua volontà di voler tornare al tavolo dei negoziati.
Sanguini (Lumsa): guerra in Ucraina spinge al dialogo
“Il rapporto non favorisce la prosecuzione del faticoso negoziato, anche se l’Aiea deve fare il suo mestiere. Questo impedimento non credo però che possa arrivare a fermare la volontà sia Teheran sia Washington di arrivare ad un accordo sul programma nucleare”, così a VaticanNews Armando Sanguini, già ambasciatore e docente di Relazioni internazionali presso l’Università LUMSA di Roma, analizza la situazione alla luce delle irregolarità denunciate dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Sanguini ritiene che la guerra in Ucraina sicuramente non favorisce il dialogo, visto il coinvolgimento della Russia al tavolo del 5 + 1. Tuttavia allo stesso tempo gli Stati Uniti, proprio a causa del conflitto, vogliono tenere aperti i canali diplomatici aperti per non avere anche il “dossier Iran” irrisolto.
Nucleare mina equilibri regionali
“Gli Usa in tutti i casi cercano di evitare la corsa nucleare dell’Iran, anche perché questo significherebbe anche una rincorsa al nucleare dei Paesi del Golfo, con rischi altissimi per tutto il Medio Oriente – spiega ancora Sanguini-. Quindi oggi gli Stati Unti non hanno alcun interesse ad alimentare problemi con l’Iran almeno fino a quando la guerra in Ucraina proseguirà”. L’Iran come potenza nucleare spaventa perché altererebbe i rapporti di forza regionali, sottolinea Sanguini, infatti Arabia Saudita e gli altri inizierebbero una corsa al nucleare e ben poco potrebbero fare gli Stati Uniti per fermarla. Oltretutto, secondo il docente della LUMSA, la guerra in Ucraina non incoraggia i rapporti tra Iran e Russia.
L’Iran cerca la legittimazione
Infine Sanguini definisce comprensibili le preoccupazioni di Israele, visto che l’Iran a più riprese ha esplicitato la sua volontà di distruggere lo Stato Ebraico. Il professore della Lumsa ricorda inoltre che anche all’interno dell’Iran il clima non è dei più favorevoli al governo, visto che i movimenti di protesta si susseguono anche in questi ultimi giorni. “C’è un minimo comune denominatore di interessi a continuare in questo sforzo negoziale – sottolinea Sanguini – anche Teheran ha bisogno di farsi accettare”.
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