Via libera della Commissione Ue al processo di integrazione di Ucraina e Moldavia
Tiziana Campisi e Benedetta Capelli – Città del Vaticano
“Il popolo ucraino ha mostrato di essere pronto a morire per il sogno europeo”. Così la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen al termine della riunione nella quale sono state prese in esame le domande di ammissione anche di Moldavia e Georgia. “Kiev merita lo status di Paese candidato all'adesione all'Ue, anche se resta molto lavoro da fare”. La Von der Leyen, vestita con i colori dell’Ucraina, annuncia così la decisione della Commissione Europea, riconoscendo gli sforzi fatti e al tempo stesso sollecitando il Paese dell’est a continuare la sua lotta contro la corruzione, ad applicare la norma contro gli oligarchi e ad adottare una legge sulle minoranze nazionali in vista di una nuova valutazione entro il 2022.
“Oggi è una giornata davvero storica”, scrive su Telegram il presidente ucraino Zelensky. Non si è fatta attendere la reazione del Cremlino che ha detto di vigilare sulla candidatura. Via libera anche alla Moldavia mentre per la Georgia bisogna ancora attendere per ottenere lo status di candidato che , comunque, non garantisce l'adesione. Il parere dell'Esecutivo Ue servirà da base per la discussione al Consiglio europeo del 23 e 24 giugno tra i leader dei 27 Stati membri. Ieri a Kiev il premier italiano Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz si sono mostrati favorevoli. Critica, invece, Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ritiene che un eventuale ingresso dell'Ucraina nell'Ue sarebbe un grosso problema. "Se all'Ucraina verrà dato lo status di candidato - ha commentato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov - significherà solo che l'Ue è ancora una volta pronta a chiudere un occhio su tutti i suoi criteri, che sono sempre esistiti per i candidati, ed è pronta a essere guidata esclusivamente da considerazioni geopolitiche".
La visita dei leader europei
Draghi, Macron e Scholz, in visita in Ucraina, hanno espresso solidarietà e vicinanza al presidente Volodymyr Zelensky. Con lui hanno discusso di possibili percorsi di pace e di ricostruzione. Non ci sono ancora spiragli di pace con Mosca, ma l’Ucraina sarebbe pronta ad un cessate il fuoco. Nel corso di una conferenza stampa, Draghi ha detto che, per aprire una trattativa di pace, l'Ucraina pone come premessa l'integrità territoriale e che sullo sblocco dei porti ucraini, decisivo per l'esportazione dei cereali, c’è la disponibilità di Zelensky. Occorrerebbe sminare i porti e assicurare l’uscita e il percorso delle navi, ma ci vorrebbe una risoluzione dell’Onu. Macron ha invece dichiarato che la Francia invierà "un team di specialisti per contribuire alla raccolta di prove" dei crimini di guerra commessi in Ucraina e "consentire alla giustizia di fare il suo corso". Il cancelliere Scholz, a sua volta, ha affermato che le sanzioni contro la Russia "non si fermeranno fino a quando non ci sarà una soluzione equa accettata anche dall'Ucraina” e ha inoltre manifestato la sua disponibilità per la fornitura di armi. Intanto il portavoce del Cremlino Peskov ha asserito che la Russia ha intenzione di resistere alle sanzioni occidentali e di completare la sua missione nel Donbass, mentre l’Onu ha reso noto che nel Paese, dall'inizio dell'invasione russa, sono stati uccisi 4.481 civili e che i feriti sono 5.565. Secondo l'ultimo aggiornamento, le vittime includono 1.739 uomini, 1.159 donne, 119 ragazze e 125 ragazzi, oltre a 40 bambini e 1.299 adulti il cui sesso è ancora sconosciuto. La maggior parte dei civili uccisi è rimasta vittima di bombardamenti, missili e attacchi aerei.
Gli aiuti all’Ucraina
La Conferenza episcopale ungherese ha tracciato ieri un bilancio dell'accoglienza e degli aiuti forniti ai rifugiati ucraini negli oltre cento giorni di guerra. In un comunicato stampa, si informa che le istituzioni cattoliche hanno accolto in Ungheria i bambini delle famiglie in fuga nelle scuole coinvolgendoli in attività educative e insieme alla Caritas hanno offerto aiuti alle famiglie, come alloggi e vestiario. In linea con l'appello di Papa Francesco, poi, i vescovi hanno promosso preghiere per la pace e le istituzioni cattoliche hanno aderito all'iniziativa perché ogni studente potesse fare ogni giorno qualcosa per i suoi coetanei. Nei giorni scorsi, in Polonia, il gruppo di sostegno per la risposta alle emergenze della Caritas e i suoi partner nel Paese e in Ucraina hanno tenuto un incontro per fare il punto della situazione. A Varsavia sono arrivati anche più di 50 delegati di organizzazioni appartenenti alla rete Caritas Europa e alla più ampia confederazione Caritas Internationalis che sostengono gli aiuti umanitari in Ucraina e Polonia. “I dipendenti della Caritas hanno lavorato nei rifugi, ma allo stesso tempo hanno pensato alle loro famiglie e hanno affrontato la necessità di evacuare i loro cari. Grazie al sostegno della Caritas in Polonia, abbiamo potuto aprire un ufficio a Varsavia, per organizzare gli aiuti umanitari o anche per continuare le operazioni in Polonia", ha dichiarato padre Vyacheslav Grynevych, direttore generale di Caritas-Spes.
Oltre 500 mila persone aiutate dall'inizio della guerra
Dall'inizio della guerra, oltre 500 mila persone hanno ricevuto riparo, acqua, cibo e assistenza medica. L'organizzazione gestisce 34 centri di assistenza e una linea telefonica speciale per coloro che hanno bisogno di sostegno materiale e psicologico. Ogni giorno arrivano più di 1.200 telefonate. I piani prevedono un ulteriore sviluppo e ampliamento dell'assistenza: più aiuto psicologico per gli sfollati interni, supporto per le persone in località temporanee ed espansione del call center. Per il prossimo anno Caritas Ucraina si prefigge, invece, di fornire un riparo sicuro alle vittime della guerra, aiuti alimentari e supporto nell'assistenza sanitaria. Dalla Caritas, a oggi, sono arrivati oltre 664 mila pacchi alimentari e oltre 268 mila kit igienici. È stata fornita assistenza medica a quasi 33 mila persone, un riparo sicuro a 27 mila e un sostegno psicologico a quasi 9 mila persone in difficoltà, ha dichiarato Hryhoriy Seleshchuk, responsabile del dipartimento umanitario di Caritas Ucraina. In risposta, poi, agli appelli di emergenza lanciati dalle due organizzazioni Caritas in Ucraina e annunciati nella rete di Caritas Internationalis, le Caritas nazionali di decine di altri Paesi si sono impegnate a fornire un sostegno di 4,5 milioni di euro a Caritas-Spes e di 18 milioni di euro a Caritas Ucraina. Padre Marcin Iżycki, direttore di Caritas Polonia, ha anche informato del lancio di 32 Centri per i migranti e i rifugiati in Polonia.
(Ultimo aggiornamento 17 giugno 2022, 14.02)
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