I leader europei a Kiev per sostenere l'Ucraina nell'Ue
Michele Raviart - Città del Vaticano
Un “risultato storico” è per il presidente ucraino Zelensky l’incontro che si è svolto a Kiev con il presidente del consiglio italiano Draghi, il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz, giunti in treno nella capitale del Paese, in guerra dal 24 febbraio insieme al presidente della Romania Iohannis. Tra i temi affrontati, dopo una visita al sobborgo di Irpin, distrutto dai bombardamenti russi, la pace, che hanno ribadito i leader europei “deve essere decisa dall’Ucraina”, il diritto del Paese a difendersi e il sostegno alla sua candidatura all’UE.
Il pericolo di una carestia mondiale
“L’Europa deve avere lo steso coraggio che ha avuto Zelensky”, ha detto Draghi, ribadendo di non vedere attualmente margini per la pace, mentre Macron e Scholz hanno ribadito che “Francia e Germania non negozieranno mai con la Russia alle spalle dell’Ucraina”. Sul tavolo anche la richiesta alla Russia di sbloccare i porti ucraini al fine di consentire l’esportazione dei cereali, hanno ribadito i leader europei, chiedendo una risoluzione Uno che regoli la navigazione sul Mar Nero. "C'è un uso politico del gas, così come del grano”, ha spiegato Draghi “ci sono due settimane per sminare i porti. Il raccolto arriverà alla fine di settembre e una serie di scadenze sempre più urgenti ci avvicinano inesorabilmente alla carestia”.
La Germania invita Zelensky al G7
Il cancelliere Scholz ha invitato poi Zelensky a partecipare al prossimo G7 che si svolgerà in Germania e ha spiegato che "lo status di candidato per l'Ucraina può rafforzare la libertà in Europa e diventare la decisione più importante del terzo decennio del XXI secolo”
Nove fronti di attacco russi a Lugansk
Alla BBC, intanto, Lavrov nega che quella in Ucraina sia un’invasione. "Non abbiamo invaso l'Ucraina. Abbiamo dichiarato un'operazione militare speciale perché non c'era altro modo di spiegare all'Occidente che trascinare l'Ucraina nella Nato era un atto criminale", ha affermato. “La Russia non è immacolata”, ha sottolineato, ma “è quello che è e non ci vergogniamo a mostrarci come siamo”. Intanto sul terreno si continua combattere nella regione di Lugansk. Nove i fronti d’attacco russi, con almeno 10 mila persone sotto i bombardamenti a Severodonetsk, con il sindaco che parla di vittime tra i civili.
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