Talitha Kum contro la tratta degli esseri umani: salvate 20 mila vite
Debora D’Angelo – Città del Vaticano
Il traffico di esseri umani genera introiti pari a 150.2 miliardi di dollari all’anno. Un dato impressionante rilevato dalle Nazioni Unite e che assume un particolare significato proprio in vista della Giornata Mondiale contro la tratta degli esseri umani che si celebra domani in tutto il mondo. Si tratta di un fenomeno complesso e multidimensionale, che lede la dignità di persone che, con la promessa e la speranza di una vita migliore, possono diventare vittime di un’attività illegale ad alto rendimento per gli sfruttatori.
Sappiamo, inoltre, che più del 72% delle vittime è rappresentato da donne e bambini. Sfruttamento sessuale, contrazione di matrimoni forzati o precoci, o lavoro in condizioni lavoro sottopagato sono solo alcune delle sorti a cui potrebbero essere costrette le persone coinvolte nella tratta. In questo contesto si colloca la missione di Talitha Kum, rete internazionale impegnata da anni a risolvere questo problema, agendo sulle disuguaglianze causate dai sistemi politici, economici e culturali.
“Talitha Kum. Fanciulla, io ti dico: alzati!”
L’espressione Talitha Kum, letteralmente “Fanciulla, alzati”, sono le parole in aramaico pronunciate da Gesù nel Vangelo di Marco nel celebre episodio in cui resuscitò la figlia di Giario. Si tratta di un messaggio forte e in grado di esprimere l’identità e la missione di Talitha Kum nel mondo: queste parole invitano all’azione e a rimanere accanto alle vittime, promuovendo un mondo più giusto dove ogni essere umano può vivere in dignità e pienezza. Le Rete internazionale nasce nel 2009 e si fonda sulla lunga e ricca tradizione delle donne cattoliche impegnate nel lavoro comunitario e nella collaborazione. La forza della rete risiede nel suo impegno dalla base attraverso una strategia dal basso verso l’alto e nella sua impostazione incentrata sulla persona e sulla comunità, che garantisce la vicinanza alle vittime e ai sopravvissuti alla tratta, alle loro famiglie e a coloro che sono a rischio di sfruttamento.
Collaborazione e prevenzione
I membri di Talitha Kum riconoscono e testimoniano i valori cristiani, in dialogo e nel rispetto delle diverse tradizioni religiose e di chi non crede. La loro missione prende vita attraverso iniziative di collaborazione incentrate su prevenzione, protezione, reinserimento sociale e riabilitazione dei sopravvissuti, partenariato e difesa, promuovendo azioni che incidono sulle cause sistemiche. Nonostante la pandemia abbia reso più difficile l’azione di contrasto alla tratta, nel 2021 Talitha Kum ha registrato una crescita significativa, come si legge nel rapporto che analizza i dati dello scorso anno: essa era presente in 92 Paesi, con 55 reti nazionali (5 in più dell’anno precedente) con 6.039 persone coinvolte attivamente in azioni anti-tratta in tutti i continenti. 336.958 sono state invece le persone raggiunte da Talitha Kum in tutto il mondo; di queste 258.549 hanno beneficiato di attività di prevenzione; 19.993 sono invece le vittime e i sopravvissuti sostenuti dalla rete; 58.416 le persone coinvolte nelle attività di networking, formazione e capacity building.
167 mila persone aiutate in Africa
Talitha Kum ha realizzato attività di prevenzione contro la tratta delle persone attraverso la formazione online e i webinar via Zoom; queste azioni hanno rafforzato le capacità dei membri e aumentato il loro coinvolgimento nella missione. Il continente di principale attivazione è stato l’Africa, che conta oggi 13 reti impegnate nella gestione dei casi di rimpatrio e integrazione socio-professionale. Queste sono riuscite a raggiungere nel 2021 circa 167.000 persone. Invece in America, dove l’uso dei social media ha influenzato la partecipazione attiva delle sopravvissute, troviamo una percentuale del 33% di advocacy a fronte di 911 membri attivi e 91.266 persone raggiunte nel periodo di riferimento. Infine, mentre in Asia si contano il numero più ampio di reti (18), il tasso di partecipazione attiva delle sopravvissute più alto si registra in Europa (71%), dove le attività di prevenzione sono state rivolte soprattutto a migranti e rifugiati.
La storia di Myriam
La pandemia ha avuto un forte impatto sulla vulnerabilità delle bambine ai matrimoni forzati, aumentandola in modo esponenziale.
Emblematica è la storia di Myriam, giovane ragazza di 12 anni del Burkina Faso alla quale era stato imposto di sposarsi. Con l’aiuto della mamma, è riuscita a fuggire, imbattendosi in un altro incubo: la tratta di esseri umani e il conseguente sfruttamento.
“Ho sofferto”, racconta Myriam nel rapporto 2021. Un giorno ho incontrato una sorella di Talitha Kum in Burkina Faso e ho condiviso con lei il mio dolore e la mia solitudine. Mi sembrava che potesse vedere nel mio cuore e capire la mia vita. Si è presa cura di me e mi ha mostrato amore, compassione e la possibilità di una nuova vita. Sono riuscita a fuggire dai trafficanti e c’era un sostegno e una sicurezza che mi aspettava all’esterno. Erano le suore di Talitha Kum, che mi hanno accolto nella loro casa e hanno continuato a prendersi cura di me”. “Le suore”, spiega ancora, “mi hanno fornito un sostegno psicologico e spirituale per aiutarmi a guarire. Mi hanno iscritta a un corso di cucito e mi hanno affidata alle cure di una famiglia meravigliosa che continua ad accompagnarmi e a sostenermi. Ora ho concluso la mia formazione tecnica e ho potuto terminare l’anno scolastico con serenità”.
Non distogliere lo sguardo
Riprendendo le parole di Papa Francesco, Talitha Kum cerca di promuovere partnership e collaborazione per affrontare questo fenomeno globale. Per eliminare la tratta di esseri umani “abbiamo bisogno di una mobilitazione di dimensioni paragonabili a quelle del fenomeno stesso”, ci ricorda il Pontefice. Dunque, un invito a non distogliere lo sguardo dalle sofferenze di tutti coloro che vengono privati della loro libertà e dignità.
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