Regno Unito: Johnson si è dimesso da leader Tory, resta premier fino ad ottobre
Marco Guerra – Città del Vaticano
Il premier del Regno Unito Boris Johnson ha annunciato le sue dimissioni da leader del Partito Conservatore britannico, forza di maggioranza in parlamento, in un discorso alla nazione. Johnson è stato travolto da scandali legati ad alcune nomine e a feste tenute durante le restrizioni causate dalla pandemia, tutto questo ha provocato una vera e propria rivolta di molti membri del suo governo che in questi giorni si sono dimessi.
Johnson ancora premier
Johnson tuttavia rimane sulla poltrona di primo ministro in attesa della scelta del suo successore, che avverrà in seno ai Tory con un complesso meccanismo elettivo interno al partito. Le procedure che coinvolgono legislatori e iscritti richiederà circa tre mesi di tempo secondo molti osservatori, probabilmente il nuovo premier sarà indicato ad ottobre. Intanto però molti conservatori sostengono che Johnson non possa rimanere in carica poiché ha perso troppi ministri per dimissioni per poter governare, e chiedono che si dimetta da premier e che un leader ad interim prenda le redini. Dal conto suo il premier ha nominato diversi nuovi ministri per sostituire quelli che ha perso e ha spiegato che "serviranno come me finché non ci sarà un nuovo leader".
Il discorso alla nazione
"Lascio ma non avrei voluto farlo", ha detto Johnson annunciando alla nazione le sue dimissioni da leader dei conservatori. "Nessuno è indispensabile - ha aggiunto -, il nostro sistema darwiniano riuscirà a trovare un nuovo leader a cui darò tutto il mio sostegno". Johnson ha quindi ringraziato il popolo britannico, ricordando il consenso ricevuto alle elezioni del 2019 con la più grande maggioranza assegnata al Partito Conservatore dal 1987. Johnson si è poi detto convinto che il Regno Unito abbia di fronte "un futuro d'oro", ha rivendicato tra i suoi meriti quello di aver fatto uscire il Paese dalle restrizioni Covid per primo in Europa, di aver portato a casa un anno di crescita economica e il record assoluto di occupazione nel Regno. Il premier ha comunque ammesso che la maggioranza del Partito Conservatore vuole un altro leader e che il processo per eleggerlo inizierà già da domani.
I possibili successori
Ieri, in audizione alla Camera dei Comuni, Johnson ha escluso la prospettiva di elezioni politiche anticipate: "Non credo che nessuno le voglia in questo momento" di crisi globale, ha detto. "Credo invece che noi dobbiamo andare avanti, servire gli elettori e affrontare le priorità che stanno loro a cuore". Ad ogni modo l'elenco dei probabili contendenti che saranno scelti tra le fila dei conservatori è già lungo e in crescita: il capo delle Finanze e del Tesoro Rishi Sunak, dimessosi di recente, il suo successore Nadhim Zahawi, la ministra degli Esteri Liz Truss, la procuratrice generale Suella Braverman e il ministro della Difesa Ben Wallace. Degno di nota il fatto che Zahawi sia figlio di rifugiati politici iracheni e Sunak di immigrati indiani.
Le reazioni internazionali
Non sono mancate le reazioni della comunità internazionale. Il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mikhail Podolyak, ha voluto ringraziare il premier britannico uscente per ''essere sempre stato in prima linea nel sostenere l'Ucraina''. “Si è dimostrato un leader - ha detto -, è stato il primo ad arrivare a Kiev, nonostante gli attacchi missilistici''. “È il risultato logico dell'arroganza britannica e della sua politica incompetente in campo internazionale”, ha commentato invece il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, l'ex presidente Dmitry Medvedev. Infine, la Commissione europea ha spiegato che la prospettiva delle dimissioni di Boris Johnson non cambia la determinazione dell'Ue a "cercare soluzioni" alla controversia sugli accordi doganali post-Brexit in Irlanda del Nord.
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