Su padre Paolo Dall'Oglio indaghi ora una Commissione parlamentare
Adriana Masotti - Città del Vaticano
“Con la presente, noi sottoscritti Francesca Dall'Oglio e Giovanni Dall'Oglio, fratelli di padre Paolo Dall'Oglio, chiediamo al Parlamento di adoperarsi per l'istituzione di una Commissione Parlamentare d'Inchiesta al fine di indagare su quanto accaduto al proprio fratello del quale non si hanno più notizie dal 29 luglio 2013 quando è stato visto per l'ultima volta nella città di Raqqa in Siria”.
Da nove anni nessuna notizia
Così si legge nella lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Draghi, ai presidenti di Senato e Camera, Casellati e Fico, al ministro degli esteri, Di Maio, alla presidente della Commissione esteri del Senato, Stefania Craxi e al presidente del Copasir, D’Urso, per rivolgere una “richiesta di chiarimenti ufficiali e di indagini ormai ineludibile”. Sono trascorsi, infatti, quasi nove anni e da allora, scrivono Francesca e Giovanni “non sono mai state date a noi famigliari notizie su quanto è accaduto a nostro fratello”. “L'istituzione di una Commissione Parlamentare - si legge ancora nella lettera - riteniamo sia l'ultimo strumento che, anche per la sua rilevanza politica, potrebbe permettere di arrivare alla verità”. La lettera, inviata per conoscenza anche al Presidente della Repubblica Mattarella, ha la data di ieri, 5 luglio 2022.
Una vicenda su cui il silenzio è calato troppo presto
La richiesta vuol riaprire la vicenda del sequestro del gesuita italiano, rifondatore della comunità monastica cattolico-siriaca Mar Musa, forzando le resistenze forse generate dalla diffusa certezza che Dall’Oglio sia stato ucciso dai suoi sequestratori. Ma troppi sono ancora i punti non chiari sulla drammatica vicenda, a cominciare dal fatto che nessuno abbia finora rivendicato l’azione. Le domande si moltiplicano: quale la ragione del sequestro, quali gli autori – si ipotizza gli uomini del sedicente Stato islamico -, perché questo silenzio su padre Paolo, un uomo di pace impegnato in Siria sul fronte del dialogo con i musulmani, uno che credeva nella possibilità che un dialogo ci potesse essere e che si potesse vivere in armonia. E se fosse stato ucciso, perché non si è mai ritrovato il suo corpo, ammesso che sia stato cercato? “Riponendo fiducia nelle istituzioni e nel Parlamento speriamo che la nostra richiesta venga accolta”, concludono nella lettera Francesca e Giovanni Dall'Oglio. Chissà se questa fiducia troverà adeguata risposta.
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