Ue ed energia: tra forniture alternative e patenti green
Fausta Speranza – Città del Vaticano
Dobbiamo prepararci a ulteriori interruzioni delle forniture di gas, persino a un'interruzione completa della fornitura da parte della Russia. E’ quanto ha detto in questi giorni la presidente della commissione Ue, Ursula Von der Leyen, parlando alla plenaria dell’Europarlamento alla presentazione del semestre di presidenza ceca del Consiglio europeo. Nella stessa Plenaria, martedì scorso, il Parlamento europeo ha approvato la cosiddetta tassonomia, la classificazione di gas e nucleare tra gli investimenti green. I votanti a favore sono stati 328, contrari 278 e gli astenuti 33. La decisione finale in materia spetterà al Consiglio europeo. Intanto, per il 26 luglio è stato organizzato un vertice straordinario dei ministri europei dell'energia.
L’emergenza e il bisogno di unità
Oggi, complessivamente, 12 stati membri sono direttamente interessati da riduzioni parziali o totali della fornitura di gas. Per questo la Commissione sta lavorando a un piano di emergenza europeo. La presidente Von der Leyen ha annunciato un piano e gli strumenti necessari entro la metà di luglio, sottolineando un punto preciso: “Bisogna fare in modo che, in caso di interruzioni di forniture, il gas vada dove necessario nell'Ue". Von der Leyen spiega: "Non dobbiamo dimenticare l'amara lezione dell'inizio della pandemia: le frontiere chiuse e il protezionismo hanno portato a un'ulteriore disunità, ma la chiave del successo sarà l'unità”.
Fonti alternative
"Stiamo diversificando le nostre fonti, allontanandoci dalla Russia”, ha affermato Von der Leyen, sottolineando che da marzo le esportazioni globali di gas naturale liquido (Gnl) verso Europa sono aumentate del 75 per cento rispetto al 2021. Allo stesso tempo, l'importazione media mensile di gas russo via gasdotto è in forte calo, del 33 per cento, rispetto all'anno scorso. E ha sottolineato la presidente: "Bisogna far avanzare la strategia sulle rinnovabili: se continuiamo a farci concorrenza per accaparrarci i combustibili fossili i prezzi dell'energia andranno alle stelle e noi ci serviamo su un piatto d'argento alla Russia". A proposito delle rinnovabili ha chiarito: "C'è chi dice che in questo contesto di sicurezza bisogna rallentare la transizione verde, ma è proprio questo il momento giusto per accelerare sulle rinnovabili, che ci garantiscono indipendenza dai combustibili fossili, sono più efficienti dal punto di vista dei prezzi e sono più pulite.
La concretezza delle misure in atto
La notizia dei provvedimenti allo studio e in atto è solo la conferma che siamo arrivati alla vigilia dell’inverno, in cui eventuali carenze di apporti energetici potrebbero creare problemi e panico. Delle misure in discussione, ma anche della necessità di una riflessione a più ampio raggio, abbiamo parlato con Andrea Bollino, docente di Economia politica all'Università Luiss ed esperto in particolare di questioni energetiche:
Il professor Bollino conferma che alcune misure sono state prese a livello di Unione europea e di singoli Paesi. Fa l’esempio dell’Italia, ricordando gli accordi con Paesi come Egitto o altri africani, per forniture alternative ai flussi dalla Russia – sottolinea – possono contribuire per un terzo. Ma soprattutto Bollino cita il secondo nuovo rigassificatore galleggiante, che – dice - potrà contribuire in modo decisivo alla sicurezza e alla diversificazione energetica del Paese. Le due navi di stoccaggio e rigassificazione (FSRU) che l’Italia si è assicurata – spiega - potranno da sole contribuire al 13 per cento del fabbisogno nazionale di gas, portando la capacità di rigassificazione a oltre il 30 per cento della domanda, non appena ci sarà l’autorizzazione per posizionarle e collegarle alla rete di trasporto nazionale. Si tratta – chiarisce l’esperto – di 10 miliardi potenziali di metri cubi che si vuole sostituire. E poi c’è un terzo che – spiega Bollino – dovrà continuare a venire da fonti di carbone.
Decisiva una prospettiva più ampia
Bollino, però, mette l’accento su quello che ritiene sia un aspetto centrale quando la questione viene affrontata dal punto di vista dei costi, dei prezzi attuali dell’energia. Spiega che le problematiche a livello internazionale giustificano i rialzi, ma non nella percentuale cui assistiamo. Il punto è – chiarisce – che i mercati, quando operano da soli, di fronte alla paura fanno scattare la speculazione. Il problema dunque – afferma Bollino – risiede nella liberalizzazione dei mercati energetici che è stata voluta negli anni novanta in Europa, con logiche che non hanno tenuto conto del fatto che proprio la politica energetica potesse essere “un’arma politica” in mano a grandi potenze.
Ripensare l’organizzazione dei mercati
Secondo Bollino bisogna ridisegnare la politica energetica industriale, tenendo conto che i big del mercato non possono avere le stesse priorità di un governo che dovrà sempre cercare di tutelare i propri cittadini. Serve dunque una visione nuova comune in Europa.
Simbolico l’incontro in Indonesia
L'economista si sofferma poi su una coincidenza: l’incontro a livello ministeriale del G20 che si è aperto oggi a Bali fa pensare che proprio l’Indonesia, che è un grande esportatore di energia, possa giocare un ruolo. Al tavolo infatti si devono sedere i rappresentanti di Stati Uniti e Russia e si spera che da un incontro del genere possano arrivare spiragli nuovi di una qualunque forma di dialogo costruttivo.
Patente green per gas e nucleare
Il gas e il nucleare potrebbero avere la patente verde come fonti di transizione, potranno quindi attrarre gli investimenti destinati alle attività economiche considerate sostenibili dalla cosiddetta Tassonomia, la classificazione stilata dalla Commissione Ue. Il Parlamento europeo, infatti, non ha respinto l’atto delegato complementare della Tassonomia che propone di includere, a determinate condizioni, specifiche attività nucleari e del gas nell’elenco delle attività green. La plenaria si è espressa su una mozione che chiedeva di respingere la proposta della Commissione: 328 eurodeputati hanno votato contro la mozione, 278 a favore e 33 si sono astenuti. Ora la questione rimbalza al Consiglio europeo: se entro lunedì non respinge l’atto, entrerà in vigore dal 1° gennaio prossimo. Sembra proprio che in Consiglio non ci siano i numeri per bloccarlo. Al momento solo otto Paesi, tra cui Spagna, Austria, Lussemburgo, hanno espresso la volontà di obiettare (ne servono 20 che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione Ue). Il risultato del voto di ieri è stato accolto “con favore” dalla Commissione Ue che ha sottolineato “l’approccio pragmatico e realistico” della Tassonomia. Molto critiche le reazioni dal mondo ambientalista. Il Wwf Italia ha detto che valuterà azioni legali contro la norma.
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