9 agosto 1945: dopo Hiroshima un altro abisso cancella Nagasaki
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
Sono le 11.02 del 9 agosto 1945. L’aviazione americana statunitense, tre giorni dopo l’ordigno nucleare lanciato a Hiroshima, sgancia una bomba atomica su Nagasaki riducendo la città in un cumulo di macerie e provocando la morte istantanea di almeno 70 mila persone. Molti di coloro che sopravvivono alla terribile deflagrazione vanno poi incontro, nel corso degli anni, a malattie causate dall’esposizione alle radiazioni.
Cerimonia commemorativa a Nagasaki
In un contesto segnato dalle crescenti preoccupazioni per la guerra in Ucraina, la città di Nagasaki ha ricordato il 77.mo anniversario del lancio della bomba atomica. La cerimonia commemorativa si è svolta davanti alla statua della pace, situata vicino all'ipocentro dell'esplosione. Alle 11.02, l’ora esatta della deflagrazione, è stato osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime. Alla cerimonia è intervenuto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: "l'invasione russa dell'Ucraina - ha detto - ci ricorda che possiamo trovarci, in qualsiasi momento, a soli pochi minuti da un potenziale annientamento". Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha lamentato la mancanza di progressi nel processo di denuclearizzazione. Questa tragedia, ha affermato, "non si ripeta mai più". "Il Giappone lavorerà con determinazione per un mondo senza armi nucleari. Non importa quanto possa essere difficile", ha detto il premier durante la cerimonia. Fumio Kishida ha anche ricordato il Trattato di non Proliferazione Nucleare (Tnp) entrato in vigore nel 1970. "Durante la conferenza di revisione di questo Trattato, ho sostenuto il suo rafforzamento. Anche ora, in un momento difficile, dobbiamo garantire - ha aggiunto - che le armi nucleari non vengano utilizzate e che Nagasaki sia l'ultima città bombardata con una bomba atomica". Il sindaco di Nagasaki, Tomihisa Taue, ha infine espresso la sua preoccupazione per la guerra in Ucraina. L'uso delle armi nucleari non è una paura infondata. “Finché ci saranno armi atomiche - ha affermato il primo cittadino di Nagasaki - l'umanità sarà a rischio".
Una croce sopravvissuta all'olocausto
Anche la cattedrale di Nagasaki viene completamente distrutta in quel giorno di agosto del 1945. Si salva una croce in legno di circa un metro e mezzo di altezza. A recuperarla, tra le macerie, è un marine. Con il consenso dell’allora vescovo della città, la porta negli Stati Uniti. Nel 1982 viene consegnata al Peace Resource Center, nell’Ohio, dove sono custoditi alcuni reperti di Nagasaki e Hiroshima. La croce è stata poi restituita alla Chiesa giapponese come segno di pace e di riconciliazione. “Si tratta di un manufatto – ha dichiarato Tanya Maus, direttrice del Peace Resource Center – che incarna le sofferenze dei cristiani di Nagasaki che sono morti in seguito al bombardamento atomico, ed è sacra a coloro che fanno capo alla cattedrale”. La croce – ha affermato il 9 agosto del 2018 l’allora arcivescovo di Nagasaki, monsignor Joseph Misuaki Takami durante la Messa per la pace nella cattedrale – “ci mostra la brutalità e la pazzia della guerra”.
La statua di Maria
Si salva dall’olocausto nucleare anche la testa di una statua della Vergine Maria, scoperta recentemente nella cattedrale di Nagasaki. Gli occhi della Madonna sono due cavità attorniate da evidenti segni di bruciatura. Sulla guancia destra una fessura carbonizzata assomiglia a una lacrima. Per i fedeli giapponesi, e non solo, è un simbolo di speranza. Durante il viaggio apostolico in Giappone nel 2019 Papa Francesco si è recato all’Atomic Bomb Hypocenter Park a Nagasaki. “Questo luogo – ha detto in quell’occasione il Pontefice - ci rende più consapevoli del dolore e dell’orrore che come esseri umani siamo in grado di infliggerci. La croce bombardata e la statua della Madonna ci ricordano ancora una volta l’orrore indicibile subito nella propria carne dalle vittime e dalle loro famiglie”.
In una foto il frutto della guerra
Una foto scattata nel 1945 interpella e scuote ancora le coscienze. Ritrae un bambino di 10 anni che trasporta sulle spalle il cadavere del fratellino rimasto ucciso dopo lo scoppio della bomba atomica a Nagasaki. L’immagine ha fortemente scosso Papa Francesco che nel 2017 ha voluto farla riprodurre su un cartoncino. La fotografia è accompagnata dal commento “…il frutto della guerra”, seguito dalla sua firma autografa. L’istantanea è stata scattata dal fotografo statunitense Joseph Roger O’Donnell, inviato dopo le esplosioni nucleari nelle due città giapponesi, Hiroshima e Nagasaki, devastate dalla bomba nucleare. A Nagasaki vede due bambini. Uno sembra dormire sulle spalle dell’altro. In realtà è morto. Suo fratello, con un volto da cui traspare una dignitosa sofferenza, sta aspettando che venga cremato.
Ultimo aggiornamento ore 11.56 del 9 agosto 2022
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