Sport e inclusione, il linguaggio universale nel calcio
Debora D’Angelo – Città del Vaticano
Un “primo tempo” del calcio femminile italiano che, dopo tre lunghi anni, apre le porte al professionismo. Questa è la decisione presa dalla FIGC, che ha annunciato il 1 luglio 2022 una nuova fase per lo sport: tutele e diritti per le donne della massima categoria. Ma non solo, un’altra novità riguarda gli arbitri: l’AIA ha ufficializzato la promozione di Maria Sole Ferrieri Caputi, già direttore di gara nei sedicesimi di Coppa Italia tra Cagliari e Cittadella, che sarà il primo fischietto rosa nella storia del calcio italiano a dirigere una partita di Serie A.
Inclusione fuori e dentro il campo
“Il contributo delle donne è impareggiabile per l’avvenire della società”, queste parole di Papa Francesco ci ricordano l'importanza della figura femminile all'interno dei vari ambiti della vita quotidiana, tra cui quello sportivo. Nel corso degli anni il calcio ha saputo coinvolgere persone di ogni genere ed età, mostrando di essere un importante strumento mediatico, soprattutto educativo. L’inclusione all’interno di questa realtà è un messaggio che ha una grande risonanza, in grado di andare oltre il triplice fischio. “Impegno, professionalità e talento – commenta Donatella Scarnati – quello a cui stiamo assistendo è un passo verso il calcio femminile che ci aspettavamo da tempo”.
Calcio femminile
Nonostante l’Italia abbia aperto le porte al professionismo femminile, c’è ancora tanta strada da percorrere per portare il calcio al livello di Paesi come la Germania, la Svezia o la Francia. Nel 2019 il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, la definì una “battaglia da vincere” e oggi, a distanza di tre anni, sono arrivati i risultati. La Federcalcio, infatti, è stata la prima federazione a puntare sulle professioniste, incontrando l’entusiasmo dell’opinione pubblica. “La Rai ha seguito gli Europei femminili dall’inizio alla fine – sottolinea Scarnati, presente ai Mondiali del 2019 – questa decisione mostra un cambio di mentalità, al di là del risultato ottenuto dalle Azzurre. C’è molta strada da fare, ma piano piano qualcosa sta cambiando”.
Sport e rispetto: una palestra di vita
All’interno di una società più giusta e solidale, i primi passi possono essere mossi a partire dallo sport. La presenza delle donne nel calcio è un punto fondamentale da cui iniziare e su cui riflettere. Nella sua esperienza da inviata, Donatella Scarnati racconta che non ha mai assistito a episodi di violenza tra gli spalti o in campo “Mi auguro che questo non accada mai – sottolinea la giornalista – e noto alcune differenze durante le partite della femminile: c’è più rispetto e meno aggressività, sia da parte delle giocatrici che dei tifosi”.
Percorso naturale
Tornando indietro di qualche anno, il calcio aveva già iniziato a mostrare questa naturale tendenza all’inclusione a partire dalla televisione. La stessa Donatella Scarnati, professionista e primo volto femminile della storica trasmissione sportiva “90° minuto”, era stata scelta da Paolo Valenti, dopo essere passata da Televideo al TG1. “Col tempo mi sono resa conto di aver aperto la strada a tante colleghe competenti – dichiara la giornalista Rai – ed è stato un percorso naturale”. Lo stesso percorso che sembra coraggiosamente aver intrapreso anche il mondo del calcio.
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