Ucraina, dal grano alla questione nucleare
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
In un contesto di crisi alimentare globale, lunedì 1 agosto l'Ucraina ha ripreso le esportazioni di grano per la prima volta dall'invasione russa, con la partenza da Odessa della nave Rizoni, la prima dei sedici cargo previsti dall’accordo siglato a Istanbul da Mosca e Kiev grazie alla mediazione di Turchia e Onu.
Per il presidente ucraino Zelensky, è ancora "troppo presto" per festeggiare e lancia l’allarme sulle truppe russe che si starebbero dirigendo verso Kherson - sud dell’Ucraina - per una nuova offensiva.
Rifornimento di armi dagli Usa
Gli Stati Uniti annunciano l'invio in Ucraina di nuove armi per un valore di 550 milioni di dollari e alla Decima Conferenza del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, in corso a New York, affermano che l'aggressione brutale della Russia all'Ucraina ha infranto la pace in Europa e rappresenta un assalto all'ordine internazionale. In questo contesto, ha detto il presidente Joe Biden, la Russia dovrebbe dimostrare di essere pronta a riprendere il lavoro sul controllo delle armi nucleari con gli Stati Uniti".
Il pericolo atomico
Messaggi e dichiarazioni che hanno il sapore del proverbio "a buon intenditore poche parole" tra i presidenti Putin e Biden sul palco internazionale della Conferenza organizzata dall'Onu. Per il primo, la Russia "parte dal fatto che non ci possono essere vincitori in una guerra nucleare, conflitto che non dovrebbe mai scatenarsi", e che gli obblighi russi "derivanti dagli accordi bilaterali con gli Stati Uniti sulla riduzione e limitazione delle armi rilevanti sono stati pienamente rispettati". Il secondo, rimarca e aggiunge che anche la Cina ha la responsabilità di "avviare dei negoziati che riducano il rischio di errori di calcolo e dinamiche militari destabilizzanti".
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