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Il primo ministro Lipid critica la bozza di accordo sul nucleare tra Usa e Iran Il primo ministro Lipid critica la bozza di accordo sul nucleare tra Usa e Iran 

Usa - Iran: si stringono i tempi per un nuovo accordo sul nucleare

L’intesa sulla quale sta mediando l’Unione Europea vede la contrarietà di Israele che parla di minaccia alla stabilità del Medio Oriente

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Gli Stati Uniti hanno inviato la loro risposta all'Unione europea sulla bozza di un testo per salvare l'accordo nucleare con l'Iran, dal quale si erano ritirati nel 2018, sotto la presidenza Trump, dopo l’intesa siglata nel 2015. Il documento era già stato rimandato indietro con modifiche da Teheran. Per l’Altro rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, i tempi per concludere sono stretti ed auspica che si realizzi entro la fine dell’estate.  

"Una parte molto importante" del ritorno al patto – ammette – è già stata concordata, ma le restanti "frange" dell'intesa "potrebbero – spiega Borrell - far naufragare l'accordo finale". “Ci restano pochi giorni ma i negoziati – aggiunge - si decidono sempre nei minuti di recupero".

Israele: “una cattiva intesa”

Il primo ministro israeliano, Yair Lapid, boccia l’ipotesi di accordo “che – afferma - darebbe all'Iran 100 miliardi di dollari all'anno”. Soldi che Teheran – dice - "userà per minare la stabilità in Medio Oriente e diffondere il terrore in tutto il mondo". Le risorse arriverebbero dalla fine delle sanzioni all'Iran ma, per Lapid, saranno destinate non per la costruzione di scuole o ospedali, ma a "finanziare il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica" con "più attacchi alle basi americane in Medio Oriente". E ancora: "Il denaro sarà utilizzato per rafforzare Hezbollah, Hamas e la Jihad islamica. Andrà alle persone che stanno cercando di uccidere autori e pensatori a New York”.

L’accordo del 2015

Iran e Usa avevano siglato un’intesa nel 2015 nel quale la Repubblica Islamica si impegnava a ridurre il suo programma nucleare in cambio di un alleggerimento delle sanzioni di Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite. Tre anni dopo, nel 2018, l’allora presidente americano Trump aveva revocato l’accordo e ripristinato dure sanzioni da parte di Washington, con Teheran che solo un anno dopo aveva superato il tasso di arricchimento autorizzato, affermando di non sentirsi più vincolato da alcun limite "sul numero delle sue centrifughe". Un atteggiamento che ha portato nel 2021 all’annuncio iranino della produzione di uranio arricchito al 60%. Adesso dopo 16 mesi di colloqui indiretti tra Stati Uniti e Iran si sperano in nuovi passi avanti.

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25 agosto 2022, 09:55