Bonomi: il Papa ci richiama alle nostre responsabiltà
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Oggi è stata in qualche modo una giornata storica per Confindustria. Migliaia di imprenditori italiani ricevuti da Papa Francesco in aula Nervi per la loro assemblea. Per il presidente Carlo Bonomi è stata davvero "una bellissima impressione vedere la sala Nervi piena di imprenditori insieme al Papa. E' arrivato un messaggio molto forte". Lavoro, salari, equità sociale i temi al centri del discorso del Pontefice. Per il leader degli industriali italiani "la ricetta che ha dato il Papa è molto vicina a quella di Confindustria, che ho espresso io nella mia relazione: noi dobbiamo avere la consapevolezza di essere importanti per il Paese. Noi non chiediamo per le nostre imprese ma per il Paese. Al contempo, abbiamo una grande responsabilità, l'abbiamo noi imprese, ma non possiamo da soli risolvere questi problemi, lo dobbiamo fare tutti insieme: istituzioni, aziende, terzo settore, sindacati".
C'è una questione salariale in Italia. Come fare per tutelare in questo momento i redditi?
Ci sono settori dove i salari sono bassi, noi lo riconosciamo ma non sono i settori che noi rappresentiamo. I contratti collettivi nazionali di Confindustria hanno tutti un salario minimo superiore a quello di cui si discute oggi, che è il salario minimo per legge.
Quando il Papa ha parlato di "odore" del lavoro, lei che cosa ha pensato?
Ha fatto un’allegoria che mi ha aperto il cuore, nel senso che il Papa ci ha trasmesso due cose oggi molto importanti. Primo: ha riconosciuto l'importanza dell'industria italiana nella società civile, e al contempo però ci ha richiamato alle nostra responsabilità ai nostri doveri sociali, specialmente verso i giovani e le donne. Quindi è stato un messaggio molto importante, molto forte che spero non si fermi alla sala Nervi ma arrivi a tutto il Paese.
Bonomi, c’è un inverno demografico. Le imprese cosa possono fare per le famiglie in questo momento?
Anche questa espressione del Papa mi ha colpito molto perché è un tema che noi stiamo portando avanti da tempo. Un tema che però vedo la politica interessare poco. Invece è un problema fondamentale. Se noi vogliamo un Paese che cresce, che abbia un futuro, che abbia un welfare sostenibile dobbiamo assolutamente intervenire sulla curva demografica. Dobbiamo modificare quelli che sono i tempi, per esempio, di conciliazione vita-lavoro, la cura parentale, come hanno fatto altri Paesi qua vicino a noi. La Francia ce lo insegna: ha reso fiscalmente deducibili tutte le spese per l'accudimento dei figli, per l'assistenza dei genitori, e quello ha avuto effetti sulla curva demografica.
Per chiudere, il reddito di cittadinanza. Che fine deve fare? L’Istat ci dice che senza questo strumento ci sarebbero stati un milione di poveri in più...
Ma guardi sul tema del reddito di cittadinanza siamo stati molto chiari, se è lo strumento di contrasto alla povertà, noi siamo assolutamente d'accordo. Poi però sta mostrando che ha necessità di essere rivisto perché non intercetta tutti i poveri, gli incapienti. Altro tema sono le politiche attive del lavoro che in quello strumento sono completamente errate.
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