Anziani: una marcia in più per il futuro degli uomini e della Terra
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
"La resilienza delle persone anziane in un mondo che cambia". È il tema che scandisce, quest’anno, la Giornata internazionale delle persone anziane. La pandemia ha esacerbato le disuguaglianze esistenti e ha accelerato gli impatti socioeconomici, ambientali, sanitari e climatici sulla vita delle persone anziane. Sebbene le donne anziane, in particolare, continuino a contribuire in modo significativo alla vita politica, economica e culturale, le loro esperienze rimangono in gran parte invisibili.
La Giornata internazionale delle persone anziane, che si celebra il primo ottobre, intende ricordare proprio questo ruolo significativo, spesso poco considerato. Quest’anno, come ricorda l’Onu, la Giornata è un’opportunità per abbracciare le voci delle donne in età avanzata e mostrare il loro fondamentale apporto.
Diritti e doveri
Tra gli ospiti di questa puntata c'è l'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria per la popolazione anziana, istituita a Palazzo Chigi. Monsignor Paglia ha sottolineato l'importanza del dialogo tra le generazioni, affermando il valore inestimabile, ad esempio, del tempo trascorso dai nonni con i nipoti. Un dialogo che diventa vicinanza, tenerezza, presenza e genera un arricchimento reciproco. Quindi l'arcivescovo ha rimarcato la centralità delle catechesi del Papa sulla vecchiaia, parole - quelle di Francesco - che diventano una guida per tutti. Infine un appello alla creatività, rivolto in particolare ai pensionati chiamati a dare un senso profondo alla loro vita anche dopo la fine dell'impegno lavorativo.
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Parole e radici
Una persona in avanti con gli anni sia in senso assoluto sia in relazione ad altri. È questa la definizione che i dizionari indicano per il termine anziano, nella sua radice etimologica legato alla parola latina “ante”. Una preposizione usata per indicare ciò che viene prima e con cui è stato formato, per esempio, il vocabolo antenato. L’anziano è colui che precede le generazioni più giovani nel cammino della vita. Porta sulle proprie spalle bagagli preziosi, come quelli dell’esperienza e della saggezza. Anche se spesso viene usato come un sinonimo di anziano, la parola “vecchio” indica una persona nell’ultima fase della propria vita. Questo termine si lega al vocabolo latino “vetus” per indicare ciò che esiste da lungo tempo e non è più nuovo. Il veterano nell’esercito romano era un soldato, ad esempio, che veniva congedato dopo un lungo servizio. Ma il contributo di anziani e vecchi per la società non si esaurisce anche quando termina il ciclo vitale di una persona. I loro insegnamenti portano sempre frutto e restano una premessa imprescindibile, soprattutto per i giovani: un’eredità per volgere lo sguardo verso il futuro.
Gli anziani per Papa Francesco
Durante il Pontificato di Papa Francesco, che ha 85 anni, il tema degli anziani è ricorrente. Nelle sue riflessioni, più volte sottolinea che gli anziani sono alberi che arricchiscono la società. Alberi che continuano a portare frutto. Alle persone in età avanzata, in particolare, il Santo Padre ha dedicato un ciclo di catechesi. Il Papa, in questo percorso ricco di spunti e meditazioni, spiega che gli anziani, “mai così numerosi come adesso”, sono spesso visti come un peso, soprattutto quando prevale la “cultura dello scarto”. La vecchiaia, in realtà, è un dono di maturità e di saggezza “per tutte le età della vita”: essere anziani, ricorda Francesco, è “altrettanto importante e bello che essere giovani”. Gli anziani, ribadisce, trasmettono la storia, custodiscono la fede. Il mondo ha bisogno di “giovani forti” e di “vecchi saggi”. La vita dell’anziano - spiega il Papa durante la catechesi del 22 giugno 2022 - è “un congedo lento”, ma “un congedo gioioso”. Ed è bello, aggiunge infine Francesco, quando un anziano può dire: “Ho vissuto la vita, questa è la mia famiglia; ho vissuto la vita, sono stato un peccatore ma anche ho fatto del bene”.
Quando si diventa anziani?
La soglia comunemente indicata per definire una persona anziana è quella dei 65 anni. Nel mondo gli anziani sono attualmente oltre 700 milioni. Si prevede che, entro il 2050, la popolazione in età avanzata dovrebbe superare - secondo gli “Highlights del World Population Ageing” - il miliardo e mezzo di persone. Quello legato all’anzianità è in realtà un concetto relativo. Per la Società italiana di geriatria, ad esempio, si diventa anziani dopo i 75 anni. Secondo medici e ricercatori, il nuovo parametro temporale si adatta meglio alle attuali capacità fisiche e mentali dell’uomo e della donna che vivono in Paesi sviluppati come l’Italia. Per il mondo della geriatria, comunque, non è rilevante stabilire soglie per l’anzianità. Le implicazioni sono soprattutto politiche e sanitarie. È invece importante migliorare la qualità e l’appropriatezza delle cure e dell’assistenza. E, soprattutto, non considerare l’anziano un anello marginale del tessuto sociale.
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Un Paese che invecchia
L'Italia, dopo il Giappone, è il secondo Paese al mondo per longevità. Nel 2020, erano più di 13 milioni le persone anziane nel territorio italiano. Complessivamente, l’Italia è un Paese che invecchia velocemente. È necessario cambiare, quindi, le priorità del welfare. Molti anziani, come ricorda Alessandro Guarasci nella sua scheda, non sono autosufficienti: hanno bisogno di un aiuto totale o parziale. Eppure in tanti, anche da un punto di vista professionale, possono essere una risorsa, sottolinea Rosario Cavallo, segretario nazionale di Fap Acli, la Federazione anziani pensionati Acli.
Come più volte ricordato anche da Papa Francesco, serve un’alleanza intergenerazionale. È necessaria un’alleanza tra giovani e anziani, sottolinea Simone Romagnoli coordinatore dei giovani delle Acli. “Non bisogna mettere da parte gli anziani per lasciare spazio ai giovani”. Serve una collaborazione intergenerazionale. L’Italia deve favorire questa alleanza, sottolinea Simone Romagnoli: si devono costruire percorsi condivisi per rendere migliore il futuro.
Gli anziani nel mondo dei quotidiani
“Popolazione italiana: il 16% è fatto di nonni”: con questo titolo del 29 novembre 1994 il quotidiano "La Repubblica" spiega come l’Italia sia il “primo e per ora unico Paese al mondo in cui la percentuale di anziani oltre i 65 anni ha superato la percentuale di ragazzi sotto i quindici anni”. A distanza di quasi 30 anni, esattamente il 12 dicembre 2021, "Il Sole 24 Ore" parla addirittura di un’Italia “che si spopola e invecchia: il 2048 potrebbe essere l’anno in cui i decessi potrebbero doppiare le nascite”.
Una popolazione anziana e sempre più sola. “Un antidoto contro la solitudine” titola La Stampa nel 2004. Una condizione comune anche ad altri Paesi europei: l’8 febbraio 2000 il quotidiano francese "Le Monde" scrive che “il 9% delle famiglie anziane vive nel disagio”. La situazione peggiora durante la pandemia Covid: il 27 aprile 2020 Il Corriere della Sera titola: “Subito i tamponi, poi più nulla. I focolai ‘sconosciuti’ nelle Rsa”. Ma le problematiche degli anziani sono costantemente al centro anche dei discorsi del Papa: “La carezza di Papa Francesco a nonni e anziani: una benedizione per la società” è il titolo che lo stesso Corriere della Sera dedica al tema il 20 agosto 2022. Un pensiero che arriva anche oltreoceano: il 29 luglio di quest’anno il New York Times scrive: “Papa Francesco trova lezioni nella fragilità. Nella sua visita in Canada, il Pontefice non ha nascosto la propria vulnerabilità per rivendicare dignità e rispetto per gli anziani in un mondo da loro sempre più popolato”.
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La puntata numero 107 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Alessandro Guarasci, Gianmarco Murroni, Amedeo Lomonaco e Francesca Merlo.
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