La Guinea equatoriale abolisce la pena di morte
Michele Raviart – Città del Vaticano
Con un intervento alla televisione pubblica. il presidente della Guinea equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbamasogo, ha annunciato l’abrogazione della pena di morte nel suo Paese. Un evento “storico e memorabile” lo ha definito su twitter il figlio del presidente e probabile successore Theodorin, che allinea il Paese ad altri Stati africani, come Sierra Leone, Ciad e Malawi che hanno abolito la pena capitale negli ultimi due anni.
Oltre 30 Paesi africani prevedono ancora la pena di morte
“La notizia è positiva, perché la pena di morte è tutt’altro che sparita dal continente africano”, spiega l’africanista Enrico Casale. “Attualmente ci sono una trentina di Paesi che ancora la applicano”, aggiunge, “anche se la metà di loro non esegue una condanna a morte da anni”. Tuttavia, spiega, “Amnesty international e altre organizzazioni internazionali accusano il governo equatoguineano di far sparire le persone, di detenerle in modo arbitrario e addirittura di torturarle, nonostante da otto anni non ci siano più state esecuzioni, almeno ufficialmente”.
Da 43 anni al potere
Piccolo Stato della Africa centrale situato tra Camerun e Gabon, diviso tra una parte continentale e l’isola di Bioko, dove si trova la capitale Malabo, la Guinea Equatoriale è governata dal suo presidente dal 1979. 43 anni di potere che fanno di Teodoro Obiang Nguema Mbamasogo il capo di Stato in carica da più tempo nel mondo. “Il presidente”, sottolinea Casale, “è l’ultimo erede di una schiera di presidenti che hanno governato per decenni. Questo è un fenomeno che in Africa si sta lentamente superando, però in Guinea equatoriale il potere è ancora saldamente in mano al presidente e si presume che possa addirittura passare al figlio Theodorin, che è altrettanto discusso”. Le elezioni presidenziali, previste per il 2023, sono state anticipate al 20 novembre in concomitanza con le legislative.
Povertà malgrado il petrolio
Gli equatoguineani sono un milione e trecentomila, la maggior parte dei quali vive sotto la soglia di povertà sebbene il Paese sia uno dei maggiori produttori africani di petrolio. “Questo stride molto con lo stile di vita della classe dirigente”, ribadisce Casale “Si vedono su internet fotografie del figlio del presidente con macchine lussuosissime e lo stesso Theodorin vive spesso in Europa, mantenendo un tenore di vita elevatissimo proprio grazie a questa ricchezza enorme”. “Il tema”, conclude “è quanto gestirà ancora il gruppo di potere di Nguema questa ricchezza e quanto la gestirà in futuro.”
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