Sostegno dell'Onu all'integrità territoriale dell'Ucraina
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Dopo il referendum farsa condannato con fermezza dalla comunità internazionale, nella regione di Kherson e nella parte occupata di Zaporizhzhia oggi dovrebbe iniziare la mobilitazione forzata degli ucraini da parte delle forze russe. Le autorità filorusse delle regioni di Lugansk, Donetsk e Kherson nella notte hanno infatti annunciato la vittoria nei referendum di annessione alla Russia, con il sì rispettivamente al 98%, 94% e 87%. Immediata la risposta delle Nazioni Unite, che hanno ribadito il loro sostegno all'integrità territoriale dell'Ucraina nelle sue "frontiere riconosciute". La dichiarazione è emersa durante una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu dedicata ai referendum di annessione. "Lasciatemi ripetere che le Nazioni Unite restano completamente impegnati per la sovranità, l'unità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Ucraina, all'interno delle sue frontiere internazionalmente riconosciute", ha dichiarato la segretaria generale aggiunta dell'Onu per gli Affari politici, Rosemary Di Carlo, all'inizio della riunione alla quale ha partecipato con un video anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Mosca isolata
Secondo Zelensky, "qualsiasi azione criminale della Russia non cambierà nulla per l'Ucraina. Riconosciamo la Carta delle Nazioni Unite, riconosciamo i principi di base della convivenza dei popoli e continueremo ad agire per proteggere la vita normale in Ucraina, in Europa e nel mondo". "La posizione della Cina rimane coerente: sovranità e integrità territoriale di ogni Paese devono essere rispettate, i principi della Carta Onu devono essere rispettati", ha detto l'ambasciatore di Pechino all'Onu, Zhang Jun, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza sull'Ucraina. "La Cina è sempre stata dalla parte della pace, promuovendo la pace e il dialogo, e continuerà a giocare un ruolo costruttivo", ha aggiunto, ribadendo che "il confronto tra blocchi e le sanzioni porteranno solo ad una strada senza uscita".
Le minacce russe
L'annessione delle regioni alza ancora di più l'asticella del conflitto, con Mosca che si dice “autorizzata” ad usare armi nucleari tattiche per difendersi, come ribadito dal Cremlino e dall’ex presidente Medvedev. Immediata la replica di Varsavia: “La risposta della Nato sarà devastante”. Lo dice il ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Rau, spiegando che, se Putin dovesse usare la bomba atomica, la Nato reagirà "in maniera convenzionale, quindi non usando un'arma nucleare, "ma la risposta sarà devastante". "Questo è il messaggio che l'Alleanza sta inviando alla Russia in questo momento", ha aggiunto il ministro di Varsavia. Intanto gli Stati Uniti preparano un nuovo invio di armi a Kiev del valore di un miliardo di dollari.
Il nodo dei gasdotti
“Temiamo che i gasdotti Nord Stream 1 e 2 siano stati sabotati”: è stato il ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck a dare l'allarme per primo, ieri, sulle fughe nei due impianti che collegano direttamente le riserve di gas russo alla Germania. “Un incidente – ha aggiunto – è improbabile”. Da qui le dichiarazioni di numerosi altri Paesi europei, tra cui Polonia e Danimarca, fino all’accusa reciproca tra Ucraina e Russia. Kiev parla di “atto terroristico e di aggressione verso l’Europa”, Mosca non esclude un sabotaggio. I sismologi avevano segnalato onde d’urto sottomarine prima che emergessero le falle. "Non c'è dubbio che si tratti di esplosioni", ha riferito secondo la Bbc Bjorn Lund, del Centro sismologico nazionale di Stoccolma. Gli operatori di Nord Stream 2 hanno avvertito un calo di pressione nel gasdotto lunedì pomeriggio. Le autorità danesi hanno quindi avvertito le navi di evitare un'area di 5 chilometri vicino all'isola di Bornholm. L'operatore del Nord Stream 1 ha poi dichiarato che le linee sottomarine hanno subito contemporaneamente danni "senza precedenti" in un solo giorno. Il Comando della Difesa danese ha diffuso anche un filmato delle perdite che mostra enormi bolle sulla superficie del Mar Baltico.
La situazione per l'Europa
"Le cause di quanto accaduto forse non le capiremo mai, di certo tre falle quasi contemporaneamente si sono aperte nei tubi del Nord Stream, ma va detto che quei gasdotti già non funzionavano". Lo spiega Sissi Bellomo, giornalista de Il Sole 24 Ore, esperta del settore energetico.
"L'Europa non ha perso in questo momento ulteriori forniture di gas, ma è chiaro - sottolinea - che il prezzo sul mercato è tornato ad impennarsi". Tubi, dunque, che non funzionavano: "Il Nord Stream 2 non è mai entrato in funzione, mentre l'altro non è stato rimesso in funzione da agosto per delle turbine guaste, come sostenuto da Gazprom". Ma a chi può far comodo questa situazione? "Se ci pensiamo bene, per Mosca non è un vantaggio se questi tubi restano fuori uso", sostiene Bellomo, spiegando che se l'energia può essere intesa come uno strumento di ricatto, le falle non sono un fattore positivo per la Russia. Ma cosa succede ora per l'Europa? "Si è persa l'ultima, minima e residuale speranza di avere forniture da quella rotta per questo inverno", conclude l'esperta.
Ultimo aggiornamento ore 16.50
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