Ucraina, al via i referendum per l’annessione alla Russia delle regioni occupate
L'Osservatore Romano
Urne aperte nelle regioni ucraine sotto occupazione russa di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, dove da oggi e fino al 27 settembre si svolgono quelli che Kiev e la comunità internazionale hanno definito "referendum farsa". Gli abitanti di queste regioni, nell’est e nel sud dell’Ucraina, sono chiamati ad esprimersi sull’annessione alla Russia. Sin dalle prime ore di questa mattina sono arrivate segnalazioni di irregolarità. Il sindaco di Luhansk, Serghej Haidai, ha affermato in un post su Telegram che le forze russe tramite «gruppi armati» stanno costringendo i residenti a votare e vietano loro di lasciare la zona. Haidai ha inoltre riferito che «coloro che non parteciperanno alla votazione verranno automaticamente licenziati dal lavoro».
La stampa ucraina evidenzia inoltre che ai residenti nella regione di Zaporizhzhia «vengono promessi premi in denaro ed elettrodomestici per fornire i dati del passaporto e richiedere la cittadinanza della Federazione Russa». Mentre Mosca rivendica la validità dei referendum, dichiarandoli conformi alle norme internazionali e alla Carta delle Nazioni Unite, la comunità internazionale esprime una netta condanna e il segretario generale dell’Onu, António Guterres, si è detto preoccupato per queste azioni osservando che «qualsiasi annessione del territorio di uno Stato da parte di un altro Stato risultante dalla minaccia o dall’uso della forza è una violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale».
Sul terreno continuano i combattimenti. Secondo l’agenzia di stampa Ukrinform, le truppe russe hanno bombardato la regione orientale di Dnipropetrovsk con missili Grad, due civili sono morti e nove sono stati feriti. E nuovi attacchi si registrano anche a Kharkiv, dove c’è stata una vittima, e nella città di Kupiansk, uno degli insediamenti nella regione nord-orientale liberati di recente dall’esercito ucraino, dove due bambini sono rimasti feriti. Una forte esplosione è stata segnalata inoltre nella città di Melitopol, occupata dai russi, nella zona di Zaporizhzhia. «Il primo giorno del voto dello pseudo-referendum, gli occupanti hanno bisogno che tutti stiano tranquilli seduti a casa», ha commentato il sindaco ucraino in esilio Ivan Fedorov. Il conflitto in Ucraina è inevitabilmente uno dei temi al centro dei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu in corso a New York. Dopo un incontro con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha parlato di un piano articolato da Pechino su quattro proposte per la fine del conflitto: dialogo, de-escalation, favorire un accordo e intervento umanitario.
Anche la Turchia sembra rafforzare il suo ruolo di mediazione, dopo il successo dell’accordo sullo scambio di oltre 200 prigionieri tra Kiev e Mosca. «La Turchia ha sempre sostenuto e continua a sostenere l’integrità territoriale, la sovranità e l’unità politica dell’Ucraina, Crimea inclusa», ha ribadito il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, annunciando che «presto» parlerà con Putin e Zelensky. Rimane alta intanto la preoccupazione per la minaccia dell’uso dell’arma nucleare. L’intelligence di Kiev ha ammonito che la Russia starebbe seriamente considerando la possibilità di una guerra nucleare. «L’idea di un conflitto nucleare, a volte impensabile, è diventata oggetto di dibattito: questo di per sé è del tutto inaccettabile», ha affermato Guterres da New York. E una dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri di Canada, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Ucraina, Corea del Sud, Svizzera, Stati Uniti e Ue condanna «il sequestro e la militarizzazione della centrale nucleare di Zaporizhzhya da parte della Russia» quale «causa principale delle attuali minacce nel campo della sicurezza nucleare».
«Ricordiamo che l’aumento del rischio di un incidente nucleare rimarrà pericolosamente alto finché la Russia rimarrà presente sul sito», dichiarano i ministri degli Esteri, invitando Mosca a ritirare le sue truppe dall’intero territorio ucraino e rimarcando che «i referendum farsa all'interno dei territori occupati dell’Ucraina», inlcuso quello sullo status di Zaporizhzhia dove si trova la più grande centrale nucleare d’Europa, non hanno «alcun effetto legale e politico».
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