Elezioni in Brasile, la Chiesa: scegliere chi promuove il bene del popolo
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Domenica elettorale in Brasile: 156 milioni di cittadini sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo capo dello Stato, ma anche per scegliere i deputati e senatori del parlamento federale e delle camere locali, essendo il Paese una confederazione di Stati. È una consultazione molto importante, sottolinea Silvonei Protz, responsabile del programma brasiliano di Radio Vaticana – Vatican News, intervistato dal programma italiano. Il Brasile, che ha le dimensioni di un Continente, presenta numerose diversità geografiche, economiche e sociali. Proprio per questo il voto di domani è necessario per intraprendere un percorso di unità.
Come il Brasile sta vivendo questa importante tornata elettorale?
Effettivamente, si tratta di un’elezione molto importante; non è solo il presidente che si sceglie in questa domenica. Dobbiamo votare i rappresentanti del Parlamento, cioè i deputati federali. Poi gli elettori dovranno esprimersi per la formazione della Camera di ogni singolo Stato, essendo il Brasile una confederazione, ma si vota anche per il governatore di ogni Stato e per i senatori. Perciò è un momento molto forte: in tutto sono cinque votazioni la quinta è per il presidente. Naturalmente tutto si concentra su Bolsonaro e Lula da Silva, che sono i due candidati, secondo le previsioni, che possono ricevere più voti. Se nessuno dei votati raggiungerà la maggioranza assoluta si procederà ad un secondo turno di ballottaggio. Molte forze politiche puntano ad un’elezione al primo turno, ma io credo che non sarà possibile.
Quali le raccomandazioni della Chiesa brasiliana per questa giornata elettorale?
La polarizzazione che noi abbiamo avuto in questa campagna elettorale ha portato anche la Chiesa a dare il suo contributo. Attraverso un compendio i vescovi brasiliani, più che indicare un partito, hanno esortato a scegliere quei candidati che portano avanti valori e proposte positive per il Paese. Ricordo che la Chiesa brasiliana non ha un partito politico di riferimento, non ha mai sostenuto questa o quella formazione, ma guarda al bene di un popolo e, naturalmente, sottolinea quali sono i valori e le proposte in questo senso per un Paese che, come tanti altri, soffre per le crisi della pandemia, economica e quella innescata dalla guerra. E’, dunque, importante pensare, suggerisce la Chiesa, che queste elezioni – il voto è obbligatorio in Brasile – possono determinare la politica nei prossimi anni
Il Brasile, uno Stato che ha le dimensioni di un Continente, ha bisogno oggi di pacificazione e di perseguire un’unità?
Noi siamo conosciuti anche come il popolo dell'allegria, della gioia e proprio partendo da questo stato d’animo dobbiamo inquadrare la strada da perseguire; dobbiamo ritrovare il senso dell’unità. La superficie del Brasile supera gli 8 milioni di chilometri quadrati. Noi siamo più grandi di tutta l'Europa, 28 volte più grandi dell’Italia. Pensate che spostarsi dal Nord al Sud del Paese è come andare da Roma a New York. Come si fa a pensare allo stesso modo in un territorio così grande che contiene in sé tanti Stati diversi, con culture e tante problematiche differenti. Ma proprio per questo dobbiamo pensare a costruire un’unità nazionale anche attraverso questo voto, dialogando, come dice spesso Papa Francesco.
Il Brasile presenta delle novità in questo voto anche dal punto di vista tecnico…
Sì, il Brasile ha il voto elettronico. Questo significa che, se la votazione finisce alle ore 17, alle ore 18 abbiamo già il nome del presidente. Questo è importante in un Paese che chiama alle urne oltre 150 milioni di elettori.
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