Disabili, a San Benedetto si punta sull’amore
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Quando un figlio disabile cresce e diventa un adulto con le sue dinamiche particolari e le sue esigenze di vita, per i genitori, che crescendo insieme a loro invecchiano e perdono le forze, spesso è difficile se non impossibile continuare a prendersi cura di loro. Cosa succede a quel punto? Che genitori e figli vengono divisi in maniera innaturale: i primi finiscono in case di accoglienza per anziani; i secondi spesso vengono sballottati da un parente all’altro - quando se ne trovano di disponibili - oppure sono trasferiti in istituti. È proprio per invertire questo trend che l’associazione Il Guazzabuglio, già titolare di innumerevoli iniziative per disabili e non solo, come Sant’Erasmo Il Cortile diventato un punto di riferimento per il territorio Reatino, ha creato un nuovo progetto dal titolo “Durante noi” che vuole essere una fase di avvicinamento non traumatico all’inevitabile fase del “Dopo di noi”. “È la prima parte di un percorso – la definisce la presidente Federica Paolucci, per tutti Nanina Colore – che si svolge in una struttura unica nel suo genere, cioè una casa di accoglienza socio-affettiva dove non ci sono solo educatori, psicologi e assistenti sociali, ma anche tutor esperti della vita all’aperto e in comunità”.
Nella natura con il metodo delle tre A
Amore, affetto e… animali. Sono questi i cardini della vita nella natura che propongono al S. Benedetto, dove a disposizione degli ospiti, da sempre, ci sono un orto sociale e una fattoria didattica che insegnano ai disabili a prendersi cura di un altro essere vivente e quindi anche di se stessi: questi, infatti, sono i veri fiori all’occhiello del metodo posto in essere dal Guazzabuglio. “Passeggiare nella natura, ammirare il foliage, sentire lo scalpiccio delle foglie secche sotto i piedi, nel bosco, soprattutto ora che è autunno, sono esperienze uniche di rilassamento – prosegue Nanina – a cui aggiungiamo attività di mindfulness sulla consapevolezza di sé”. Tra i vari strumenti di contatto con la natura c’è quello, originalissimo, della ‘sedia nel bosco’: “Si tratta di una vera e propria camminata, reale e non metaforica, in uno dei bellissimi boschi che abbiamo a disposizione – spiega la presidente – al termine della quale l’ospite arriva a una sedia, posta in alto su una collinetta, in un luogo panoramico e dove l’aria è particolarmente salubre, e qui svolge la sua seduta di psicoterapia. Ovviamente perché questa proposta riesca si deve essere instaurato tra l’ospite e l’operatore un rapporto particolare che è quello che miriamo a costruire fin dal primo giorno”.
Il Circo magico e quell’idea di imperfezione perfetta
Negli anni di esperienza del Guazzabuglio, un’attività di contatto tra disabili e anziani che ha avuto particolare successo è quella del Circo magico, ossia un laboratorio di teatro misto: “Abbiamo pensato di mettere insieme gli anziani ospitati nella comunità alloggio Valle delle Stelle con i nostri giovani disabili – continua Paolucci – e nel contagio tra le loro perfette imperfezioni abbiamo avuto risultati sorprendenti soprattutto sui molti quasi centenari che abbiamo, nel combattere la letargia che purtroppo spesso colpisce in un’età così avanzata”.
Giorni felici insieme, fino alla fine
Lavorando parallelamente con anziani e disabili, l’idea del nuovo progetto dal ‘Durante noi’ al ‘Dopo di noi’ è venuta abbastanza naturale in un contesto in cui si fa del connubio disabilità-terza età un’arma vincente: “La possibilità per le madri ospiti nella comunità alloggio per anziani presente nella stessa struttura di vivere accanto al proprio figlio disabile fino a fine vita facendolo abituare alla nuova realtà è qualcosa di semplice e unico allo stesso tempo - racconta ancora Nanina, spiegando come, al di là delle attività, sia importante per entrambi condividere parte della giornata, passeggiare, parlare e pranzare insieme – si tratta di tempo condiviso....semplicemente tempo felice”.
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