I cuori di  Luca Incatasciato I cuori di Luca Incatasciato  

I cuori di Luca abitante della strada in comodato d'uso

In mostra a via degli Zingari, nel cuore di Roma, le opere di un artista scoperto per caso. Un esempio di sofferenza e rinascita, creatività e amicizia nella Giornata Mondiale dei Senzatetto

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

Rione Monti è uno dei luoghi più magici di Roma. Un paese dentro la città che, nonostante i mutamenti sociali, i problemi legati allo sfruttamento selvaggio, la folla di turisti che l’abitano per brevi periodi ma che non la vivono davvero, i rumori, il degrado e infine l’abbandono progressivo dei monticiani conserva fascino e autenticità. Come se si trovasse in una bolla di sapone, fragile e bellissima.
In queste strade si aggira Luca, che vive qui da quasi vent’anni. È uno dei tanti senzatetto, come vengono definiti coloro che non hanno una casa propria, che non rispettano il ritmo quotidiano delle ore di lavoro, che sceglie ogni notte un marciapiede dove dormire.
Originario di Melilli, piccolo paese nella provincia di Siracusa, Luca Incatasciato ha da ragazzo una vita “normale”, una famiglia come tante, un papà, una mamma e un fratello; aiuta il padre nel lavoro, si barcamena come può in una realtà, quella siciliana, sempre più difficile e povera di prospettive.

©Fabrizio Vinti
©Fabrizio Vinti


Gli chiedo come mai si sia ritrovato a Roma, che cosa lo abbia spinto a venire e vivere per strada. Cosa sia successo nella sua vita. E Luca racconta di aver visto cose terribili, terrificanti, “le più brutte che si possano vedere nella vita”, si limita a rispondere con pudore.
La mente è un interruttore che alle volte può spegnersi, andare in corto circuito. Si crea una zona di buio che rischia di inghiottire e far perdere se stessi. Luca decide di sfidare il freddo e la fame, si fa da parte rispetto al mondo. E qui comincia la sua vita in strada che lui dice di aver preso in “comodato d’uso”.

Luca Incatasciato dipinge nelle vie del  Rione Monti
Luca Incatasciato dipinge nelle vie del Rione Monti

Per caso comincia a disegnare: su un foglio di carta, sulla tovaglietta del menu di un ristorante. Usa pennarelli che impara a usare come fossero acquerelli, cera, tempere. Incredibile come riesca a creare bellissime sfumature di colore senza mescolare tubetti, solo sovrapponendo linee, a volte formate da puntini, e campiture con una penna ad acqua, di quelle che usano i bambini a scuola. Le sue opere rispecchiano se stesso, sono fatte con pochissime risorse. I pensieri sono onde continue e dolorosi ritorni di risacca. Pensieri che lui, orgogliosamente, dice di riuscire a far tacere. Domina i suoi pensieri - continua - così come il senso del freddo, della fame, della paura. E in effetti si capisce che fino a ora a tenerlo in piedi deve essere stata un’autodisciplina ferrea.

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Dall’osservatorio della strada può guardare il ciclo dei giorni nel loro divenire, dalle luci dell’alba alla notte e trasferirlo nei suoi disegni. Fa amicizia con gli animali, soprattutto i piccioni che impara a riconoscere, tanto che uno di questi diventa il suo migliore amico, dice ridendo timidamente. L’idea che queste parole siano ingenue è ingenua a sua volta. Le sue sono invece spinte visionarie alla vita. E il pensiero va all’esempio più santo e puro di tutti i tempi, san Francesco.
La mancanza di bisogni lo rende incredibilmente generoso e lui che non ha niente regala agli altri il suo sguardo sincero e se stesso.
Luca Incatasciato disegna cuori perché, dice, il cuore è la forma della bontà che nessuno può travisare in altro modo. Cuori grandi o minuscoli che si distribuiscono nei suoi quadri seguendo linee continue, flussi governati da precisi movimenti del polso sul foglio. Linee morbide che compongono rigorose geometrie. Forme che sembrano appena posarsi sulla superficie come ali delicate di strane farfalle.

I cuori di Luca Incatasciato
I cuori di Luca Incatasciato

Il battito del cuore della madre è il primo suono che un bambino ascolta nel suo grembo. Ritmo che rassicura e protegge. Non è un caso che la pittura di Luca si possa leggere ma anche ascoltare, perché è come se letteralmente descrivesse delle frasi musicali.

Riguardo alla forma del cuore, inoltre, gli faccio notare che lui, nato nella zona delle prime colonie greche della Sicilia, ha assimilato senza saperlo il pensiero antico: il cuore era per Omero la sede delle emozioni e per Platone una delle tre parti che formavano la psiche umana.
Ma è il bene la linea guida della sua vita. Comportarsi in modo corretto, avere la schiena dritta e non “sbagliare”, dice. I suoi disegni sono luminosi, perfino quelli che appaiono più scuri. Non vi si leggono angoscia o tormento, al contrario lo splendore leggero dei giorni di sole. E guardare le sue opere dona felicità, rende allegri. Attenzione, tutto questo, non è in un tratto naïf. La sua è arte sapiente, che senza conoscerla ricorda - in modo del tutto personale e inedito - le esperienze di Pollock o di Paul Klee, perché attinge dalla stessa tavolozza dell’ispirazione universale, con la stessa frequenza artistica.
Fa amicizia con le persone del quartiere che lo accolgono e vigilano su di lui in modo discreto. Tra queste persone c’è Fabrizio Di Nardo, artista che in via degli Zingari ha la sua casa-studio-galleria.

Fabrizio Di Nardo con Luca Incatasciato
Fabrizio Di Nardo con Luca Incatasciato


Era inverno e Luca sembrava un tutt’uno con il nero della strada, mimetizzato, come succede quando fa più freddo e resistere diventa difficile. Di Nardo non ha un momento di esitazione: riconosce immediatamente in lui la “lucina dell’arte”, ma anche il lato in ombra di se stesso e decide di aiutarlo. Gli offre il suo spazio per ripararsi, dormire e dipingere.
Nasce un’amicizia, profonda, solida, che dimostra come l’ascolto dell’altro, privo di giudizio, non sia semplicemente una buona azione ma un vero percorso di conoscenza di se stessi e degli altri.

Luca Incatasciato nello studio d'arte di Fabrizio Nardi
Luca Incatasciato nello studio d'arte di Fabrizio Nardi


Fabrizio mette via le sue opere per fare posto ai cuori danzanti di Luca. Organizza per lui una mostra - andata esaurita in pochissimo tempo - e con il ricavato il pittore clochard realizza il sogno di acquistare un biglietto e andare a New York. Anche in questa città sceglie di vivere prevalentemente in strada, a Central Park. Non è interessato a chiudersi nei musei, a seguire i soliti circuiti turistici, ma vuole respirare l’aria aperta di un luogo dove non è mai stato eppure gli è familiare.
Torna a Roma e Di Nardo allestisce per Luca una seconda mostra, tuttora in corso, nel suo studio in via degli Zingari 39.
Ma per avere un lieto fine, una storia ha bisogno di continuità. Di Nardo ha offerto a Luca l’occasione per potersi togliere dalla strada. Gli ha offerto la sua casa e il suo spazio dove appoggiarsi e lavorare. “Purtroppo la figura del mecenate oggi è rara, ma sarebbe bello se a Luca fosse offerto un piccolo spazio tutto suo dove vivere e continuare a dipingere, dove ricostruirsi e coltivare speranza”, dice.
È bello osservare il volto delle persone che passano e si fermano a guardare le opere di Luca Incatasciato. Si allarga sempre in un sorriso, ed è ciò che provoca la bellezza.

Un 'opera di Luca Incatasciato
Un 'opera di Luca Incatasciato

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10 ottobre 2022, 13:53