Otto miliardi di persone nel mondo, Cuamm: necessario lo sguardo all'Africa
Michele Raviart - Città del Vaticano
La popolazione mondiale ha raggiunto 8 miliardi di individui. “Un’importante pietra miliare nello sviluppo umano” per l’Onu, che ha calcolato la statistica. Eppure, ha commentato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, “a meno che non colmiamo l’abisso tra i ricchi e i poveri globali, ci stiamo preparando a un mondo pieno di tensioni e sfiducia, crisi e conflitti”. Ci sono voluti infatti dodici anni per passare da 7 a 8 miliardi di persone nel mondo, ma il 70% di questo aumento è dovuto alle popolazioni di Paesi a reddito basso o medio-basso.
All’”inverno demografico” dell’Occidente, più volte richiamato da Papa Francesco, corrisponde un aumento dei tassi di natalità in Asia e, soprattutto, in Africa. Questo, se da un lato dimostra gli effetti positivi dei progressi della scienza e della medicina con il conseguente aumento dell’aspettativa di vita, dall’altro rischia di aumentare la competizione per risorse come acqua e cibo che già sono al limite anche grazie a un modello di sviluppo sbilanciato verso i Paesi più ricchi.
In Africa i figli sono l'unica garanzia per il futuro
In particolare in Africa si prevede che quattro Paesi – Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia e Tanzania – saranno tra gli otto che sosterranno più della metà della crescita mondiale fino al 2050, con molti Paesi della parte subsahariana del continente che raddoppieranno la loro popolazione. “Il tasso di crescita è sicuramente rilevante”, spiega don Dante Carraro, direttore dei Medici con l’Africa Cuamm. “Questo avviene perché i Paesi poveri e a basse risorse, come quelli africani, hanno nella manodopera l’unica forza e l’unica vera risposta alla povertà estrema". Dunque avere molti figli significa, spiega, “pensare che su dieci figli almeno cinque sopravviveranno e potranno quindi continuare a sostenere la famiglia attraverso il lavoro dei campi e il piccolo commercio. Per questi Paesi avere più figli è per certi aspetti la garanzia del loro futuro”.
Pil, educazione e riduzione della mortalità infantile
“Tre sono gli elementi per cui la demografia cresce”, sottolinea don Carraro citando i dati della Banca Mondiale: “Uno è il Pil. Tanto più basso è il Pil tanto maggiore è la spinta alla natalità. Quindi, aumentare il benessere della popolazione spinge ad avere meno paura del futuro e quindi a fare meno figli. Il secondo elemento è la mancanza di ’’empowerment’, cioè l’educazione della donna, delle ragazze e quindi l’istruzione, che nei contesti africani spesso è di basso livello. Il terzo elemento è la mortalità infantile, più è elevata, più bambini muoiono e maggiore è la fecondità, perché per avere cinque bambini bisogna farne dieci, presumendo che cinque moriranno.
Il lavoro di Cuamm con mamme e bambini
In questo senso va l'impegno del Cuamm, i cui medici lavorano in 41 Paesi, 8 dei quali africani. “Abbiamo un programma quinquennale che ormai va avanti da quindici anni”, afferma il direttore Carraro. “Durante l’ultimo quinquennio ci siamo impegnati ad assistere alla gravidanza di cinquecentomila mamme, che vuol dire garantire loro un parto sicuro. Insieme alle mamme ci prendiamo cura del neonato, riduciamo la mortalità e incidiamo quindi sul tasso di natalità”. “La sfida”, conclude, “è di continuare a farlo anche in questi giorni in cui la guerra in Ucraina sta impattando terribilmente in Africa. I prezzi dei farmaci stanno aumentando, così come quelli dei trasporti. Il gasolio è alle stelle e tutto sta diventando più difficile. Il rischio è che l’Africa torni indietro".
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