Congo Kinshasa, cessate il fuoco in bilico tra esercito e ribelli
Giancarlo La Vella e Marco Guerra – Città del Vaticano
Sarebbe dovuto scattare ieri sera il cessate il fuoco, così come stabilito in Angola dai leader delle forze regionali dell’Africa Orientale. La decisione è scaturita dall’incontro negoziale, al quale però il gruppo ribelle Movimento 23 marzo, in breve M 23 (dagli accordi del 2009 stipulati in quel giorno), non è stato invitato. Il Movimento ha quindi chiesto al governo della Repubblica Democratica del Congo di avere un dialogo diretto e senza intermediari, per ristabilire la pace e deciderne i termini in modo condiviso.
Richiesta di negoziati diretti
In pratica la guerriglia, pur essendo disposta ad una tregua, vuole garanzie che anche l’esercito di Kinshasa deponga definitivamente le armi. In caso contrario, hanno fatto sapere i vertici di M 23, i ribelli si riservano la possibilità di difendersi con le armi. Il rischio ora è che, di fronte al temporeggiare del gruppo armato, i leader africani mediatori, in questa situazione, affrontino questa fase di stallo, autorizzando l’intervento di una nuova forza dell’Africa orientale contro i miliziani, anche se l’M 23 ribadisce la sua disponibilità al dialogo diretto con Kinshasa, unico modo – è stato detto – per risolvere un conflitto, che dura ormai da diversi anni e che ha creato frizioni con il Ruanda, accusato di appoggiare i ribelli.
La nascita di M 23
L'M 23 è salito alla ribalta una decina di anni fa, quando i suoi combattenti si sono impadroniti di Goma, la più grande città dell'est del Congo, situata lungo il confine con il Ruanda. Dopo un accordo di pace, molti combattenti dell'M23 sono stati integrati nell'esercito nazionale. Poi il gruppo è riemerso lo scorso novembre, affermando che il governo non aveva mantenuto le promesse dell'accordo di pace. A giugno, l'M 23 aveva conquistato la città strategica di Bunagana, vicino al confine con l'Uganda. In merito al deterioramento delle relazioni con il Ruanda, il movimento ha rappresentato un punto critico. Molti dei combattenti ribelli sono congolesi di etnia tutsi e il presidente del Ruanda è di origine tutsi ruandese. Quando si è formato, più di dieci anni fa, l'M 23 combatteva per proteggere i diritti dell'etnia tutsi del Congo, ma molti osservatori ritengono che il conflitto sia invece scoppiato per il controllo del Congo orientale, zona ambita per le sue ricchezze minerarie.
Le ricchezze naturali del Nord Kivu
“I ribelli M 23 sono forti in Nord Kivu quindi il loro coinvolgimento nel processo di pace è fondamentale per la stabilità della regione”, lo spiega a Radio Vaticana - Vatican News Enrico Casale, africanista della rivista Africa dei Padri Bianchi.
Il giornalista esperto dell’area sottolinea poi che sia il Sud che il Nord del Kivu sono regioni ricchissime di materie prime, sulle quali convergono gli appetiti di diverse potenze straniere e soprattutto dei Paesi confinanti, come Ruanda, Burundi, Uganda. “Tutti hanno interessi su quella zona – prosegue Casale – e il Movimento M 23 fa parte di questo sistema di interessi che grava sulla regione”. Casale ricorda quindi la presenza di ingenti giacimenti di oro, diamanti e coltan, quest’ultimo un minerale raro che serve per la costruzione di dispositivi elettronici, perché ha ottime proprietà di conduzione.
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