Elezioni in Israele: all' 80% dei voti scrutinati si va verso la netta vittoria di Netanyahu
Adriana Masotti e Michele Raviart - Città del Vaticano
Con l’80% dei voti scrutinati, il blocco di destra dell'ex premier e leader dell’opposizione Benjamin Netanyahu si appresta a vincere le elezioni in Israele. La coalizione otterrebbe infatti 65 seggi alla Knesset sui 120 totali. Gli exit poll ne prevedevano 62 ma, a un certo punto dello spoglio, sembrava che il blocco potesse arrivare anche a 69. Il Likud di Netanyahu è, dunque, il primo partito con 31 seggi potenziali. Circa 45 i seggi del partito centrista dell’attuale premier Lapid, Yesh Atid. Al terzo posto il partito Sionismo religioso, di estrema destra, guidato da Itamar Ben Gvir. Preoccupazione per i tre partiti di centro-sinistra, ma tra questi la lista araba Ra’am supera la soglia di sbarramento per poter entrare nel parlamento. Le elezioni del primo novembre sono state le quinte in meno di quattro anni e la percentuale degli elettori che si è recato alle urne, il 71,3%, è stata la piu' alta dalle elezioni del 2015.
Le prime reazioni
"Oggi abbiamo ricevuto un'incredibile espressione di supporto. Siamo vicini a una grande vittoria", ha commentato nella notte il leader del Likud, "La nazione voleva un governo diverso", ha aggiunto, secondo quanto riportano i media israeliani. "Fino all'ultima busta, nulla dice che è finita": aveva detto da parte sua Lapid in un primo commento ai risultati, ribadendo il valore di una "politica che non si basa sull'odio e sull'incitamento". “L'ascesa dei partiti religiosi di estrema destra alle elezioni israeliane è un risultato naturale delle crescenti manifestazioni di estremismo e razzismo nella società israeliana, di cui il nostro popolo soffre da anni". Queste le parole, ieri, del premier dell'Autorità nazionale palestinese Mohammad Shtayyeh, citato dall'agenzia Maan, di fronte ai primi esiti dello scrutinio..
Salerno: un voto a destra di una popolazione che ha paura
“Il Paese è tornato verso destra” e il voto ha dimostrato che “Netanyahu ha un fascino che riesce a mantenere, quello dell’uomo che è riuscito a migliorare l’economia del Paese anche se i ricchi sono più ricchi e i poveri più poveri”, spiega a Vatican News il giornalista e scrittore esperto di Medio oriente Eric Salerno. Un risultato che non ha risentito delle accuse di corruzione rivolte a Netanyahu. Per la formazione del governo sarà decisivo l’apporto degli altri partiti della coalizione guidata dal Likud, come Sionismo Religioso, che ha raddoppiato i suoi seggi. “I suoi elettori sono la parte più debole della popolazione israeliana dal punto di vista economico e quella che ha paura”, spiega ancora Salerno e che “ha accettato questo senso di paura e il fatto che questa destra poteva dare al Paese qualcosa di più oltre alla presenza militare” per quanto riguarda la questione palestinese. Sul tema, ribadisce, “non si è parlato di una soluzione. Non si è parlato di dare qualcosa ai palestinesi, al massimo si è cercato di non infierire in un momento come questo”, attendendo l’elezione di un nuovo presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese.
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