Giornata di preghiera e azione per la protezione dei bambini in movimento
Antonella Palermo - Città del Vaticano
La voce ai giovani per chiedere al mondo di tutelare i minori: così nella "Giornata mondiale di preghiera e azione per i bambini" promossa, oggi e domani, dalla Arigatou International, una rete di organizzazioni per i diritti dei bambini di diverse confessioni religiose. Provenienti da vari contesti religiosi e culturali, si sono riuniti presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma (domani i lavori si terranno presso la sede della Curia generalizia dei Gesuiti) rappresentanti della società civile, delle Chiese, del mondo accademico. Il tema: “Proteggere la Dignità dei bambini - Una chiamata all'azione per i bambini in movimento”. La proiezione di un video con testimonianze da differenti Paesi ha aperto la fase pomeridiana dei lavori, a seguire l’intervento di due vescovi dal mondo anglicano e cattolico e di una giovane siriana, ambasciatrice Unicef.
Padre Zollner: impegnarsi di più per creare ambienti sicuri
È un'opportunità per rafforzare il nostro impegno comune di lavorare per il rispetto di ogni bambino, specialmente di quelli che sono costretti a lasciare le loro case, e di prendersi cura del loro benessere: così all’apertura di giornata, il padre Hans Zollner S.I., direttore dell'Istituto di Antropologia della Pontificia Università Gregoriana che ospita il congresso. I bambini in movimento, spiega il gesuita, sono una delle categorie più vulnerabili, esposti a ogni tipo di abuso e violenza a causa, tra l'altro, di conflitti, guerre, povertà o disastri naturali. Spesso, precisa, sono vittime anche di abusi spirituali, che li feriscono al livello più profondo condizionando il loro rapporto con Dio. Di fronte a queste terribili situazioni dobbiamo fare di più per creare ambienti sicuri, scandisce. Padre Zollner sottolinea che bisogna recuperare il significato di “essere umano” e del bene che è il nostro fine. A questo proposito, spiega che “salvaguardare i bambini vulnerabili in movimento, e anche gli adulti, non equivale semplicemente a proteggere”. Dignità e cura sono le parole chiave, le piste da seguire. Condividere le nostre migliori pratiche, esperienze e intuizioni: questo l’invito per una attività che deve essere considerata una priorità all'interno delle diverse sfere di influenza sociale e religiosa.
Il vescovo anglicano Murray: ‘migrante’ non è una cattiva parola
Da Panama, il Primate anglicano della Chiesa del Centro America, Julio Murray, si sofferma a dare l’idea di quanto accade ai confini con la Colombia, dove l’80% sono bambini vive la condizione di massima vulnerabilità legata alla migrazione. “È difficile da sopportare la vista di genitori così tristi di fronte a bambini che non sanno cosa mangiare e bere. Nessuno risponde ai loro bisogni”, rimarca. “Dobbiamo ricordarci che la parola ‘migrante’ – insiste - non è una cattiva parola. Le persone migranti danno un evidente contributo all’incremento dell’economia. La comunità internazionale deve essere sensibile a questi temi con un approccio multilaterale”. Murray fa riferimento al famigerato triangolo Nicaragua, El Salvador, Honduras: “Non solo è fondamentale rispondere con una solidarietà fatta di cibo – aggiunge - ma chiedersi: perché sono costretti a migrare? Perché non hanno opportunità nei Paesi di provenienza”. E i bambini vivono una duplice sofferenza perché non solo vengono strappati ai loro luoghi ma anche separati dai genitori. Da qui l’appello ai governi e alla società civile per una maggiore opera di sensibilizzazione perché si tratta di contesti in cui è altamente compromessa la salute e la integrità dei più piccoli che fanno le spese dello sfruttamento spietato dei coyotes: assalitori di migranti lasciati esposti a ogni genere di pericolo.
Monsignor Machado: il lavoro minorile in India mina educazione e dignità
La testimonianza del vescovo Felix Machado, della diocesi di Vasai, segretario generale della Conferenza dei Vescovi indiani, porta in primo piano l’attenzione sulla piaga dei minori impiegati in lavori che li allontanano inesorabilmente dalla frequenza scolastica. E poi “ci sono situazioni invisibili, bambini che sopravvivono nelle ombre della giungla di Bombay, corrono seri rischi per la loro salute”. La pandemia ha aggravato tutto. “Bisogna lavorare insieme – il monito del presule – perché senza educazione sarà impossibile garantire futuro e dignità”.
Muzoon Almellehan: nei campi profughi in ascolto dei piccoli
Sempre di diritto negato all’istruzione parla la giovane Muzoon, siriana, Ambasciatrice di buona volontà Unicef. Il suo tono è autenticamente appassionato avendo vissuto dal di dentro condizioni di privazione: ora, dal Mali al Ciad alla Giordania, la sua è una sollecitazione continua presso le istituzioni a livello mondiale. Ha ascoltato le storie di chi vive senza un pc, forzatamente ridotto ad essere senza un posto proprio. “Eppure, devo dire che anche nei contesti più estremi ho trovato una ispirazione e un segno di speranza. Non abbandoniamoli”: è il grido di aiuto lanciato da questa piattaforma internazionale. “Spero in una azione collettiva. Ognuno può fare la differenza”. Poi dà spazio a una ragazza serba Anja e a un ragazzo rumeno Tudor, giovanissimi, entrambi impegnati nel Global Network of religions for Children (GNRC). Accennando a cosa consiste l’advocacy per i diritti umani dei bambini, in particolare Tudor diventa portavoce delle nuove sfide poste dalla guerra in Ucraina: “Facciamo di tutto per far sentire i profughi al sicuro. Giochiamo con loro, mostrandoci loro amici”.
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