Pandemia, guerre e cambiamenti climatici: i peggiori nemici dell'infanzia
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Pandemia, guerre, fame e cambiamenti climatici sono i tre fattori che negli ultimi anni più hanno peggiorato la condizione dei bambini e delle bambine nel mondo. Paolo Ferrara, direttore generale di Terres des Hommes Italia, così come tutte le organizzazioni che si occupano della tutela dei minori, in occasione dell’odierna Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia - in cui si celebra anche l’adozione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza Adottata nel 1989 - denuncia come negli ultimi anni, nonostante moltissimi miglioramenti in molti campi (istruzione, lotta allo sfruttamento e al lavoro minorile, etc) la situazione sia però andata peggiorando, soprattutto per bambine e ragazze: “dopo il periodo di lockdown - spiega Ferrara - sono state costrette, in molti casi, a rimanere nelle loro famiglie o sono state costrette, in qualche maniera, a subire quel passaggio alla maturità attraverso i matrimoni forzati o matrimoni precoci che sono tornati ad aumentare”. Si parla di una cifra spaventosa, tra i 10 e i 16 milioni di minori che rischiano di non tornare a scuola perché costretti a lavorare o sposarsi, mentre la stima delle bambine e delle ragazze che muoiono durante gravidanze o parti, risultato di matrimoni precoci, è di oltre 20 mila ogni anno.
Lavoro minorile, povertà e migrazioni forzate
Negli ultimi venti anni, un altro grave peggioramento è stato lo sfruttamento attraverso il lavoro minorile. “15 milioni di bambini in più – prosegue Ferrara – sono entrati nel mondo del lavoro attraverso lo sfruttamento del lavoro minorile”, e la situazione sta diventando sempre più pesante. Povertà e migrazioni forzate, anche legate ai cambiamenti climatici, stanno colpendo soprattutto i minori e le ragazze, principali vittime della tratta e della violenza ad essa legata. Si stima che nel mondo circa 1 miliardo di bambini, quindi quasi la metà della popolazione infantile mondiale, viva in Paesi a rischio estremo di subire gli effetti del cambiamento climatico.
Sono 400 milioni nel mondo i minori che vivono in aree di conflitto. “Ovunque c'è un conflitto armato, la malnutrizione e la violenza, così come la mancanza dell’istruzione – precisa il direttore di Tdh Italia - impattano sulla vita delle famiglie e soprattutto sui bambini e sulle bambine”. Sono oltre 13 milioni e mezzo i bambini sotto i cinque anni che rischiano di morire di fame. La terza guerra mondiale di cui parla Papa Francesco, che il mondo sta vivendo, porta anche “al reclutamento dei bambini e delle bambine nelle attività armate. I maschi vengono arruolati come veri e propri soldati, mentre per le bambine e per le ragazze il destino spesso è quello di affiancare gli eserciti, gli squadroni della morte o i gruppi paramilitari in quanto vittime di violenza sessuale e di sfruttamento sessuale”.
Nessun continente è luogo sicuro
Tutti i continenti presentano situazioni a rischio, dall’Asia all'Africa, dall’America Latina all’Europa persino, dove la situazione resta ancora sotto controllo, ma dove però, oltre alle conseguenze sui minori dettate dalla guerra in Ucraina, si registra, nel 2021, un aumento di reati sui minori soprattutto di tipo sessuale e, spesso, individuati all’interno della famiglia. A questo si affiancano le conseguenze dell’evidente aumento della povertà. “I dati Istat e Caritas – spiega ancora Ferrara - ci dicono come, per esempio, anche in un Paese come l'Italia non ci sono mai stati così tanti poveri, e questo significa che in molte aree sta aumentando la dispersione scolastica e stanno aumentando le situazioni di famiglie che fanno fatica a sbarcare il lunario e quindi anche a dare da mangiare in maniera sana equilibrata ai loro figli”.
“In questi ultimi anni – è quindi la conclusione – moltissimi governi hanno adottato strategie e misure legislative per contrastare i fenomeni come le mutilazioni genitali femminili, come i matrimoni precoci. In molti Paesi si è fatto un grandissimo lavoro per la lotta alla dispersione scolastica femminile spesso frutto di retaggi culturali o di priorità date ai maschi all'interno di molte culture. Questo sostegno ai diritti all’infanzia è stato però colpito duramente dal fatto che a causa della pandemia negli ultimi 2-3 anni si è assistito ad un forte arretramento”. L’indicazione è di agire presto con chiara responsabilità nei confronti del futuro delle prossime generazioni a cui verrà consegnato il pianeta, poiché “difficilmente si riuscirà a dare ai bambini di oggi e ai bambini di domani un futuro migliore. Il rischio è davvero di disperdere quanto di buono fatto in questi decenni”.
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