L'Iran impicca un giovane e spara al volto delle donne che manifestano
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Si chiamava Shekari, era poco più che ventenne e la sua è stata la prima esecuzione di cui si è avuta notizia dall’inizio - tre mesi fa - delle manifestazioni contro il governo iraniano, esplose dopo l'uccisione di un'altra giovane, Mahsa Amini, morta per le bastonate alla testa mentre era in custodia della polizia morale per non aver indossato correttamente il velo.
Le accuse e la sentenza
L’accusa non ha lasciato scampo al giovane, arrestato per aver partecipato, alla fine di settembre, alle manifestazioni e messo a morte perché ritenuto colpevole di "inimicizia contro Dio", per "aver bloccato una strada, aver estratto un'arma con l'intenzione di uccidere e avere ferito intenzionalmente un ufficiale durante il servizio". I familiari del ragazzo, che avevano presentato appello contro la sentenza di morte, hanno saputo che la condanna era stata eseguita mentre attendevano sue notizie fuori dal carcere dove era detenuto. Secondo quanto riferito da uno zio, il corpo di Shekari non è stato consegnato alla famiglia. Diversi attivisti per i diritti umani denunciano che non si tratta della prima condanna a morte, ma che almeno altre 11 persone sono state assassinate, tra queste Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre bambini. Intanto, nei giorni scorsi, la magistratura iraniana ha confermato la pena capitale per altre cinque persone.
Come uccidono le donne
Sconvolgenti le dichiarazioni di alcuni medici di diverse città del Paese che trattano i feriti in segreto per evitare l'arresto: gli agenti reprimono le manifestazioni anche sparando da distanza ravvicinata alle donne e colpendole al volto, agli occhi, al seno e ai genitali. Alle dure critiche della comunità internazionale, il governo di Theran risponde a quella che defnisce "l'ipocrita paternale" dell'Occidente, affermando di aver impiegato metodi antisommossa proporzionati e mostrando la massima moderazione, a differenza di Paesi occidentali che reprimono violentemente anche i manifestanti pacifici.
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