Miracolo di Natale, non saranno rimpatriati i migranti trovati sul timone di una nave
Isabella Piro – Città del Vaticano
Quando si scrive di migrazioni, raramente si racconta un lieto fine. Questa volta, però, la buona notizia c’è e riguarda i tre migranti nigeriani approdati a Las Palmas de Gran Canaria il 30 novembre scorso. La foto del loro arrivo ha fatto il giro del mondo: li ritrae, infatti, rannicchiati sul timone della petroliera maltese Alithini ii, timone sul quale avevano viaggiato per undici giorni, esposti alle intemperie e, alla fine, privi anche di acqua e cibo. Dopo aver ricevuto assistenza sanitaria, i tre giovani, non essendo stati salvati in mare o arrivati su un barcone, erano stati classificati come “passeggeri clandestini” e quindi destinati al rimpatrio a Lagos, in Nigeria.
Le mani tese della solidarietà
Ma è a questo punto che le cose cambiano, grazie ad una rete di solidarietà che li abbraccia. La prima mano tesa arriva dalla Fondazione italiana Casa dello spirito e delle arti, voluta dieci anni fa da Arnoldo Mosca Mondadori e Marisa Baldoni e pensata per favorire progetti sociali. «Ricordo che mi ero appena svegliato quando mia moglie mi ha fatto leggere la notizia di questi tre giovani nigeriani — racconta all'Osservatore Romano Mosca Mondadori —. Sono rimasto sconvolto nel vedere la foto dei ragazzi sul timone di una nave. E ho pensato che era necessario muoversi subito». Dal quel momento in poi scatta una vera e propria catena solidale che vede tante altre mani tendersi, offrendo aiuto e vicinanza. «Prima di tutto — continua Mosca Mondadori —, abbiamo telefonato all’arcivescovo di Barcellona, il cardinale Juan José Omella, che ha chiamato il vescovo di Las Palmas, monsignor José Mazuelos Pérez, il quale ha attivato i legali della diocesi».
Ottenuto lo status di rifugiato per i tre ragazzi
Si fanno avanti, dunque, David Melián e María Vieyra, avvocati volontari del Segretario diocesano per le migrazioni che, dopo aver dialogato con il governo spagnolo, riescono a ottenere per i tre giovani, tutti di religione cattolica, lo status di rifugiati. Il che significa che potranno rimanere per il momento in Spagna e non saranno costretti a tornare in Nigeria. «L’avvocato Melián ci sta aiutando a cercare un’associazione con cui cooperare sul luogo, affinché il bene sia fatto bene — sottolinea ancora Mosca Mondadori —. La nostra Fondazione li sosterrà economicamente, ma sempre in contatto con un referente locale. Una volta che avremo individuato l’istituzione che potrà accogliere sul luogo questi tre ragazzi, compreso quali sono i loro talenti, accompagnandoli professionalmente e psicologicamente, la nostra Fondazione manderà le economie necessaire che fanno parte di un sistema corale affinché questi tre giovani possano vedere il futuro. Ieri ho parlato al telefono con uno di loro e la sua voce era traboccante di gioia».
Mantenere lo sguardo sull'uomo
Mosca Mondadori insiste molto sulla necessità di muoversi insieme — Chiesa, istituzioni civili, associazioni, volontari — perché la forza di un’azione congiunta è quella che nasce «dal desiderio di fratellanza e del bene comune, al di là delle difficoltà burocratiche». Purtroppo, aggiunge, oggi «il fenomeno delle migrazioni è visto solo in termini numerici: si parla di “masse” e non più di “persone”. Invece, è necessario concentrare lo sguardo sulla persona migrante, sulla sua vita, sui suoi sogni. Sappiamo, naturalmente, che i migranti sono milioni, ma se manteniamo lo sguardo sull’uomo, allora possiamo mettere in atto delle politiche che creino delle reti grazie alle quali ciascuna persona può essere seguita». Perché solo così si realizza il “miracolo” della cooperazione.
Concretizzare il significato del Natale
E di «miracolo di Natale» parla anche monsignor José Mazuelos: «Il viaggio di questi tre giovani nigeriani — dice al nostro giornale — è stato eroico e ci ricorda un po’ quello dei Magi che arrivarono dall’Oriente». La collaborazione e la preoccupazione di tante persone per questo caso ha rappresentato un esempio di lavoro «simbiotico», conclude il presule, un operato solidale in grado di «tirare fuori il coraggio, il bene, anzi il meglio dalle persone». Perché solo così il significato del Natale si concretizzerà in ogni singolo giorno.
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