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La croce donata al Papa con una scheggia incastonata La croce donata al Papa con una scheggia incastonata 

“Unbroken”, il progetto per la riabilitazione dei feriti della guerra in Ucraina

Mercoledì all’udienza generale, il Papa ha incontrato il sindaco di Leopoli Andriy Sadovyy e il medico Oleg Samcuck che gli hanno donato una croce particolare e presentato l’iniziativa per dare un futuro anche in tempi di conflitto. Entrambi sono stati ospiti della Radio Vaticana

Luca Collodi e Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Una croce con schegge di metallo. È il dono che la delegazione proveniente dall’Ucraina ha fatto al Papa al termine dell’udienza generale. Una croce che ha una storia particolare – così ha spiegato il sindaco di Leopoli Andriy Sadovyy ai microfoni della Radio Vaticana – perché la scheggia incastonata è quella che ha colpito Anastasia, una ragazzina di 13 anni fortunatamente salvata dai medici. “Questa croce – sottolinea il sindaco – è un modo per mostrare al mondo cosa accade in Ucraina”. Papa Francesco l’ha benedetta ed ha ascoltato i dettagli dell’iniziativa “Unbroken”, un progetto nato nel maggiore ospedale della città, destinato ad aiutare le vittime della guerra.

La consegna della croce al Papa
La consegna della croce al Papa

La via per rinascere

“Unbroken”, letteralmente “integro”, è il nome dato all’iniziativa nata a Leopoli. Il medico Oleg Samcuck, intervenuto anche lui ai microfoni della Radio Vaticana, racconta che il progetto, sostenuto dalle autorità politiche e dal ministero della sanità, è mirato all’aiuto di civili, militari e bambini, colpiti dalle conseguenze della guerra. “Dall’inizio del conflitto – afferma - arrivano molti feriti ogni giorno, oltre il lavoro ordinario che facciamo in ospedale ci occupiamo di curare i traumi.  Prima della guerra, nella nostra struttura si cercavano tecniche di cura avanzate, adesso lo scenario è cambiato, si è sviluppato il reparto della terapia intensiva e ad oggi l’ospedale è strapieno. C’è un 300% di interventi in più, duplicato il numero di pazienti che ricevono cure in ospedale, i medici e gli infermieri lavorano con un grande sovraccarico”. Il primo passo è quello di stabilizzare i pazienti che poi, grazie ad una collaborazione con gli Stati Uniti, vengono anche trasferiti lì per avere cure più specifiche. Questo passaggio implica il secondo ambito di intervento: la cura psicologica delle ferite di guerra e quindi il tentativo di gettare le basi per la ricostruzione della persona e del Paese.

Il sindaco di Leopoli Andriy Sadovyy, a sinistra,  negli studi di Radio Vaticana
Il sindaco di Leopoli Andriy Sadovyy, a sinistra, negli studi di Radio Vaticana

Leopoli proiettata al domani

Il sindaco di Leopoli, Sadovyy, parlando della situazione attuale, ricorda che “durante questi 9 mesi di guerra c’erano 5 milioni di persone che hanno attraversato la città per spostarsi altrove. Oggi sono 150mila gli sfollati interni”. Per il primo cittadino, sono 11mila i feriti che l’ospedale della città, dove è nato il progetto “Unbroken”, ha curato ma sono circa 5mila quelli che attendono di ricevere una protesi. Sadovyy annuncia l’intenzione di costruire una fabbrica per produrle e pertanto invita i Paesi e le organizzazioni internazionali ad investire nelle città ucraine liberate per riprendere a vivere.

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09 dicembre 2022, 13:24