Corano profanato in Svezia, la Turchia blocca i negoziati Nato
Luca Collodi e Gabriele Rogani – Città del Vaticano
Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, ha criticato con forza quanto accaduto in Svezia, dove Rasmus Paludan, leader del partito di estrema destra Stram Kurs, ha fatto a pezzi e bruciato il Corano davanti all’ambasciata turca. Un gesto giudicato sacrilego e difficile da accettare, con Çavuşoğlu che ha dichiarato: “Si fa passare sotto il nome di libertà di espressione una manifestazione apertamente provocatoria e razzista, che prende di mira l'Islam e i nostri valori. Siamo dinanzi a un crimine d'odio che mostra ancora una volta il clima di islamofobia raggiunto in Europa”.
Negoziati Nato in crisi
Un episodio grave, che ha provocato il rinvio a tempo indeterminato dei negoziati per l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato: l’incontro era in programma per il mese di febbraio prossimo. Dopo che il 92,2 per cento dei turchi si è detto contrario all’ingresso della Svezia nella Nato, come emerso in un sondaggio proposto dall’agenzia di stampa ufficiale Anadolu, la Svezia ha invitato alla calma, criticando i provocatori interni, rei di aver destabilizzato la candidatura svedese all’interno dell’Alleanza Atlantica. La situazione si è complicata non poco, dato che per l’adesione alla Nato tutti e trenta gli Stati devono approvare all’unanimità l’ingresso dei nuovi membri.
Allentare le tensioni
Prima della decisione sul rinvio dei negoziati, si era espresso sulla questione anche il ministro degli Esteri finlandese, Pekka Haavisto, che ha spiegato in un’intervista come la Finlandia potrebbe essere costretta ad andare avanti nel percorso verso la Nato anche senza la Svezia: “Dobbiamo ovviamente valutare la situazione, se è successo qualcosa per cui a lungo termine la Svezia non possa più andare avanti”. Inizialmente uniti nel cammino verso l’adesione, i due Paesi sono sempre stati legati per ciò che riguarda una lunga tradizione fatta di collaborazione di difesa, con Stoccolma che vorrebbe tornare al dialogo con la Turchia, per cercare di allentare le tensioni sull’accesso di Stoccolma nell’Alleanza Atlantica.
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