Fratellanza umana, il Premio Zayed a Sant’Egidio e alla keniota “Mama Shamsa”
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
I co-vincitori del Premio Zayed 2023 per la Fratellanza Umana sono la Comunità di Sant’Egidio e la pacificatrice keniota “Mama Shamsa”. Sono stati annunciati oggi dalla commissione giudicatrice e saranno premiati sabato 4 febbraio, Giornata Internazionale della Fratellanza Umana e quarto anniversario della firma dello storico Documento ad Abu Dhabi da parte di Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, che il riconoscimento intende celebrare. Il Premio, giunto alla quarta edizione, si legge nel comunicato della commissione, “ha scelto i due co-vincitori per il loro contributo alla costruzione di un mondo più pacifico e compassionevole attraverso l'avanzamento dei valori della fratellanza umana e l'esempio ispiratore della promozione della coesistenza pacifica”. Il Premio, con sede ad Abu Dhabi, è indipendente e in memoria del fondatore degli Emirati Arabi Uniti, Zayed bin Sultan Al Nahayan.
La missione per la pace e i diritti di Sant'Egidio
La Comunità di Sant'Egidio, movimento laicale di ispirazione cristiana con sede a Roma, impegnato sin dalla sua fondazione in azioni umanitarie, con uffici di rappresentanza in 73 Paesi in Europa, Africa, Stati Uniti e Asia, è stata premiata, recita il riconoscimento, "per il suo contributo al successo dei negoziati di pace e alla risoluzione dei conflitti attraverso la diplomazia religiosa e il dialogo interculturale, promuovendo la pace in diversi luoghi del mondo, dal Guatemala al Mozambico”. I suoi membri forniscono inoltre servizi di solidarietà alle comunità locali in diverse parti del mondo. “In particolare, continuano ad assistere i rifugiati e a sostenere la loro integrazione nelle società ospitanti, attraverso l'iniziativa ‘Corridoi umanitari’, che estende il sostegno anche alle comunità più povere del mondo”. “E’ un grande onore per Sant’Egidio ricevere questo premio – ha commentato il presidente Marco Impagliazzo – che rappresenta un forte incoraggiamento a proseguire nell’impegno in favore della fraternità, della pace e del servizio ai più poveri nel mondo”.
"Mama Shamsa" e il suo impegno per i giovani kenioti
Attivista della comunità e costruttrice di pace in Kenya, Shamsa Abubakar Fadhil - conosciuta come "Mama Shamsa" - è stata premiata “per aver aiutato i giovani in Kenya e averli salvati dalla violenza, dal crimine e dall'estremismo, fornendo loro consulenza, assistenza e formazione”. La signora Abubakar Fadhil ha condotto importanti campagne in Kenya e in tutta l'Africa “per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla violenza contro le donne e sull'emancipazione femminile e giovanile”.
I membri della commissione giudicante
Il premio di quest'anno è stato assegnato da una commissione giudicante indipendente, composta da esperti internazionali nella promozione della pace e dei diritti umani, come il sottosegretario generale delle Nazioni Unite e Alto rappresentante per l'Alleanza delle Civiltà Miguel Ángel Moratinos; l'ex vicepresidente della Costa Rica Epsy Campbell Barr; l'associazione Pro Prolife e il gruppo di lavoro di Campbell Barr; il pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione della Santa Sede, cardinale Luis Antonio Tagle; il Premio Nobel per la Pace 2014 e attivista per i diritti dell'infanzia Kailash Satyarthi; il Premio Nobel per la Pace 2015 e imprenditore Ouided Bouchamaoui; e il segretario generale del Premio Zayed per la Fratellanza Umana e segretario generale del Consiglio Musulmano degli Anziani giudice Mohamed Abdelsalam.
I commenti del cardinal Tagle e del giudice Abdelsalam
"I premiati di quest'anno sono leader davvero eccezionali che dedicano la loro vita ad affrontare le divisioni, a costruire comunità resilienti e a coltivare la compassione e la speranza – ha commentato il giudice Abdelsalam - La Comunità di Sant'Egidio e Mama Shamsa hanno trasformato la vita di persone vulnerabili ed emarginate nelle società di tutto il mondo, compresi i giovani, i rifugiati e coloro che vivono in zone di conflitto". Premiando loro, ha aggiunto “speriamo di amplificare i loro sforzi e di ispirare altre istituzioni e individui in tutto il mondo a svolgere un ruolo attivo nella promozione dei valori della fraternità umana". "I co-premiati di quest'anno dimostrano come le persone impegnate a lavorare insieme per il bene comune possano aiutare a guarire il nostro mondo ferito – ha sottolineato il cardinale Tagle - la speranza della commissione giudicante è che gli sforzi della Comunità di Sant'Egidio e di Mama Shamsa ispirino tutti noi a condurre una vita di servizio, umiltà e compassione".
Moratinos (Onu) e il Premio Nobel Bouchamaoui
Il sottosegretario generale delle Nazioni Unite Moratinos, ha detto che "Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayeb hanno delineato principi universali e nobili per l'umanità nel Documento sulla Fratellanza Umana. I premiati di quest'anno dimostrano come gli individui e le entità possano mettere in pratica questi principi - in particolare, con una dedizione al servizio degli altri che emana dalla loro genuina convinzione che siamo tutti membri di un'unica famiglia umana". "Tra oltre 200 candidature di persone ed enti eccezionali, abbiamo scelto la Comunità di Sant'Egidio e Mama Shamsa – ha concluso Premio Nobel per la Pace 2015 Bouchamaoui - perché incarnano i valori del premio, che prende il nome dal defunto sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan, fondatore degli Emirati Arabi Uniti, che è stato un campione di tutta l'umanità, giovani, anziani, ricchi, poveri, uomini e donne"
I premiati dal 2020 al 2022
Nella prima edizione del Premio, nel 2020, sono stati insigniti del riconoscimento, a titolo onorifico, proprio Papa Francesco, guida della Chiesa cattolica e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayeb. Nel 2021 i premiati sono stati il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e l'attivista contro l'estremismo Latifa Ibn Ziaten. Lo scorso anno, infine, i co-vincitori sono stati il re Abdullah II bin Al Hussein, guida del Regno Hashemita di Giordania, sua moglie, la regina Rania Al Abdullah, e l'organizzazione umanitaria haitiana Fokal.
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