Quarant'anni fa moriva Modesta Valenti, il ricordo alla stazione Termini
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
Modesta Valenti è diventata il simbolo di tutte quelle persone che, dopo una vita di estrema indigenza, vissuta per strada, sono morte. Proprio il 31 gennaio del 1983, esattamente quarant'anni fa, la donna moriva di freddo di fronte a Stazione Termini, a Roma. Le circostanze della sua morte ma anche l'indifferenza che le accompagnarono portarono a reazioni di sensibilizzazione e di solidarietà. Infatti, morì dopo ore di agonia perché, essendo sporca, il personale di soccorso dell'ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale.
Alla cerimonia di stasera al Binario 1 di Termini ne seguiranno altre. Appuntamenti di solidarietà della Comunità di Sant'Egidio, come quella del 5 febbraio a Santa Maria in Trastevere alle 12: una solenne celebrazione durante la quale verranno ricordati i nomi delle persone che come Modesta sono morti negli ultimi anni per strada. E ancora altre liturgie si terranno nei diversi quartieri di Roma e quindi nelle altre città d'Italia dove sono presenti le sedi della Comunità di Sant'Egidio.
Ne parliamo con Augusto D’Angelo, professore di Storia contemporanea e Storia del cristianesimo contemporaneo all'Università La Sapienza e membro della Comunità di Sant’Egidio.
A distanza di quarant’anni dalla sua morte, cosa rappresenta oggi la figura di Modesta Valenti?
Per la Comunità di Sant'Egidio Modesta Valenti ha rappresentato l'incontro con un mondo di grande povertà, ma anche di grande attesa e di amicizia. Quando cominciammo ad andare nelle stazioni per portare cose da mangiare, coperte, bevande calde, ci rendemmo conto che molti di questi amici spesso e volentieri non avevano nessun tipo di accompagnamento sociale, di sostegno e quindi diventare un po’ la loro famiglia è stato il grande insegnamento, diciamo, che la morte di Modesta ci ha portato. Poi questa figura è diventata gradualmente una memoria cittadina. Ogni anno viene ricordata con una liturgia che si tiene a Santa Maria in Trastevere la prima domenica dopo la sua morte ed è un momento molto toccante perché è il momento in cui vengono anche ricordate tutte le persone che negli ultimi anni sono morte per il freddo o per il disagio di vivere per strada e quindi questa memoria cittadina ha creato anche una grande sensibilità.
Infatti da stasera la Comunità di Sant'Egidio comincerà una serie di appuntamenti di solidarietà. Quali sono, oltre a questo?
Oltre alla liturgia del 5 febbraio a Santa Maria in Trastevere alle 12, alla quale seguirà un pranzo a cui gli amici che parteciperanno alla celebrazione potranno essere invitati, così si fa un po’ di festa insieme, ci saranno molte altre liturgie: in diversi luoghi della città si ricorderanno le persone che sono scomparse proprio in quei diversi quartieri. Quindi, una memoria che si è radicata e che in fondo si è radicata in Italia perché ovunque esiste la Comunità di Sant'Egidio esiste anche una celebrazione eucaristica per ricordare gli amici morti a Milano, a Genova, a Bari, a Napoli e nelle varie città in cui la Comunità di Sant'Egidio è presente.
'Via Modesta Valenti' è un indirizzo anagrafico convenzionale, ossia non è reale. Che cosa significa?
Significa che per molte persone che vivono per strada avere una residenza è essenziale per ottenere i documenti e per accedere a tutta una serie di diritti e servizi senza i quali è difficile sopravvivere, ma per accedere a questi servizi c'è bisogno appunto di una residenza, allora tutte le circoscrizioni, i municipi romani si sono dotati di questo indirizzo virtuale a cui, di municipio in municipio, le persone che vivono in quella zona possono ottenere la residenza e così accedere a tutti i diritti e a tutti i servizi di cui appunto abbisogna.
Sono state fatte molte iniziative in tutti questi anni da Sant'Egidio. Che cosa è cambiato, dopo 40 anni dalla morte di Modesta Valenti, nella percezione delle persone nei confronti dei più poveri, di chi vive per strada?
Noi abbiamo registrato come Comunità di Sant'Egidio, soprattutto nei momenti più duri, una grande sensibilità che è via via maturata. Per esempio, durante la pandemia chi viveva per strada ha vissuto un momento drammatico. Generalmente già la vita per strada è drammatica di per sé, ma durante la pandemia, con tutti i negozi chiusi, le persone che non giravano, chi viveva per strada si è veramente ritrovato da solo e noi in quella fase ci siamo ritrovati a registrare, come dire, la disponibilità di tante persone che si sono rimboccate le maniche e si sono rese conto che c'era un modo per aiutare concretamente. Allora c'è chi si è offerto di portare il pranzo alle persone che stavano sotto casa loro, c'è chi si è offerto di fare la spesa per gli anziani che non potevano uscire. Tutto questo ha generato un grande movimento di solidarietà che poi col tempo è gradualmente continuato. Faccio anche presente che in quella stagione per esempio è accaduto che alcuni albergatori hanno messo a disposizione alcune stanze delle loro strutture dicendo che in fondo non c'è il turismo, non c'è nessuno e quindi molti dei nostri amici che magari avevano una piccola pensione oppure il reddito di cittadinanza con il quale generalmente non avrebbero potuto accedere ad un tetto sulla testa in quella stagione grazie a questa alleanza con gli albergatori è stato possibile dare un tetto a tanti.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui