Pakistan: sono oltre 90 le vittime dell'attacco alla Moschea di Peshawar
Michele Raviart - Città del Vaticano
È salito ad oltre novanta il numero delle vittime dell’attacco suicida che ha colpito la moschea sunnita del quartiere della polizia di Peshawar, nel nord-ovest del Pakistan. Lo ha reso noto il capo delle forze dell’ordine della città, spiegando che sei dei circa 160 feriti ora ricoverati sono deceduti. Quasi il 90% delle vittime sono poliziotti.
Si cercano ancora i superstiti
Intanto continuano i soccorsi che stanno cercando gli eventuali superstiti e rimuovendo i corpi delle vittime dalle macerie dell’edificio di culto dove lunedì pomeriggio, al momento dell’attacco, si trovavano circa trecento fedeli. La bomba indossata dall’attentatore ha infatti distrutto anche il tetto della moschea che, ricadendo, ha causato ulteriori morti.
Ancora ignoti i responsabili
L’attentato era stato originariamente rivendicato dai talebani pakistani, il gruppo combattente più diffuso nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa, ma il loro portavoce ha poi smentito ogni coinvolgimento perché, ha spiegato, i luoghi religiosi non sono un obiettivo del gruppo, che ha aumentato le sue attività dopo il ritorno dei talebani al potere in Afghanistan nell’agosto 2021. Un altro gruppo, quello dello Stato islamico del Khorasan, rivale dei talebani opera spesso nell’area.
Il premier Sharif: è un attacco al Pakistan
Intanto si sta ancora cercando di capire come sia stato possibile che il terrorista sia potuto entrare indisturbato in quartiere altamente sorvegliato come quello. Il primo ministro pakistano Shahbaz Sharif ha visitato un ospedale dopo l’attacco e su twitter ha parlato di un’”azione severa” contro i responsabili. “La scala della tragedia umana è inimmaginabile”, ha scritto, “questo non è niente di meno che un attacco al Pakistan”.
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