Perù, morto un manifestante a Lima e Boularte chiede elezioni anticipate ad ottobre
Francesca d’Amato – Città del Vaticano
Non si fermano le proteste in Perù, con i manifestanti chiedono le dimissioni della neo presidente Boluarte, lo scioglimento del Congresso e le elezioni anticipate. Dal 7 dicembre scorso, giorno in cui fu destituito e incarcerato il presidente eletto Castillo, il Perù vive continue giornate di protesta, che hanno causato la morte di 58 civili e e il ferimento di 1.800 persone. Inizialmente le manifestazioni erano avvenute nel Sud del Paese, mentre domenica si è registrata la morte della prima vittima nella capitale Lima. Ieri, Dina Boluarte ha chiesto al Parlamento di anticipare le elezioni previste per il 2026, all'ottobre del 2023. Se il Parlamento non anticiperà le elezioni, il governo presenterà due iniziative legislative di riforma costituzionale in modo da permettere il voto entro la fine dell'anno. Il rigetto da parte dei parlamentari, ha sottolineato la Boluarte, della proposta di anticipare le elezioni, in questo contesto di proteste, "ha creato un vuoto giuridico inaccettabile per il Perù". La seconda proposta della presidente, è un disegno di legge in cui si propone che il prossimo Parlamento affidi alla sua Commissione costituzionale un progetto di riforma totale della Costituzione del 1993.
Somoza: la situazione sta precipitando
“In Perù la situazione è precipitata in questi ultimi giorni” sottolinea ai microfoni di Vatican News, Luis Alfredo Somoza, esperto di America Latina “da manifestazioni molto isolate, in luoghi più lontani dalla Capitale, ora la protesta è arrivata a Lima ed è diventata una protesta che coinvolge l’intero Paese”.
Il rischio di uno scontro istituzionale continuo
Le innumerevoli manifestazioni e gli scontri con la polizia, avvenuti pochi giorni fa a Lima, spiega Somoza “hanno aperto una crepa tra i due blocchi di potere che stanno governando il Paese: tra la presidente e il Parlamento, che è controllato dai partiti del centro destra”. Infatti ieri Boluarte ha minacciato il Parlamento, prosegue, "che se le elezioni non verranno anticipate, emanerà due decreti leggi per farlo”. Un ultimatum della presidente peruviana, che rispecchia anche il volere del popolo. “Se il Parlamento non farà ciò che chiede la presidente, si potrebbe arrivare all’ennesimo scontro istituzionale, ed è difficile prevedere uno sbocco perché il Perù è un Paese stanco – afferma Somoza – una classe politica che non riesce a darsi delle regole e a sostenere un qualsiasi governo, poi sfocia in manifestazioni che diventano violente anche per via della modalità con le quali vengono represse”.
Cosa ne pensa il popolo
Il Perù sta vivendo una crisi permanente che sta mettendo a repentaglio la sua fragile democrazia. "Il 60 per cento dei peruviani approva i manifestanti, l’89 per cento disapprova come si sta comportando il congresso e l’attuale presidente Dina Boluarte, e il 73 per cento chiede elezioni anticipate per quest’anno – spiega ancora Somoza – i manifestanti chiedono principalmente di votare quest’anno e che si apra una fase costituente per il Paese”. “La costituzione attuale, ereditata dagli anni della dittatura di Alberto Fujimori, non garantisce infatti, la governabilità del Paese, che ha avuto ben sei presidenti negli ultimi quattro anni” conclude Somoza.
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